L'illustre e mai dimenticato ampelografo: il conte Giuseppe di Rovasenda e la sua collezione di vitigni
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La mostra intende riportare l'attenzione degli studiosi e suscitare la curiosità dei visitatori sul prezioso e in gran parte inedito archivio raccolto dal conte Giuseppe di Rovasenda nel corso nella sua lunga vita (1824-1913). Tale patrimonio documentario, trasmesso al figlio Amedeo e da questi donato nel 1965, insieme alla biblioteca, all'Istituto di Coltivazioni arboree dell'Università di Torino, è oggi finalmente fruibile a conclusione dell'intervento di riordino e inventariazione realizzato dalla dottoressa Elisa Tealdi e reso possibile dal finanziamento della Soprintendenza archivistica per il Piemonte e la Valle d'Aosta, d'intesa con il Servizio archivistico dell'Università e il Dipartimento di Colture arboree. L'archivio Rovasenda fu donato all'Università grazie al costante interesse del professor Giovanni Dalmasso, già direttore dell'Istituto di Coltivazioni arboree dal 1940 al 1957.
Attraverso quaderni manoscritti, appunti di osservazioni ampelografiche, corrispondenza con studiosi italiani e stranieri e schede ampelografiche si dipana e torna alla luce non solo l'opera del conte, ma anche la travagliatissima vicenda della sua collezione di vitigni e dei suoi scritti, oggetto di correzioni e aggiunte da parte di altri collaboratori e poi scrupolosamente reinterpretati dal figlio Amedeo, alla ricerca delle autentiche osservazioni paterne.
Nelle bacheche trovano posto anche alcuni ricordi del professor Giovanni Dalmasso (1886-1976), insigne studioso di viticoltura, preside della Facoltà di Agraria dal 1948 al 1960. Anche il suo archivio è stato riordinato nell'ambito del medesimo progetto.