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Longhi. "Comment parler peinture"
Recensione dell’opera: Roberto Longhi, Il palazzo non finito. Saggi inediti 1910-1926, a c. di Francesco Frangi e Cristina Montagnani, con prefazione di Cesare Garboli e un saggio di Mina Gregori, Milano, Electa, 1995.
Castelnuovo torna a parlare del proprio maestro in occasione dell’edizione postuma della raccolta dei suoi scritti giovanili inediti, non inseriti per volontà dell’autore stesso nell’Edizione delle opere complete di Roberto Longhi. In queste pagine già si individuano i temi che più hanno segnato la sua carriera, da Caravaggio e i suoi seguaci alle questioni quattrocentesche tra Firenze e Venezia (Bellini, Masolino e Masaccio), ma soprattutto il ragionamento intorno al problema di “comment parler peinture”, di come scrivere di storia dell’arte (da qui deriva il titolo dell’articolo). Si tratta, quindi, di materiale di natura disomogenea, che induce Castelnuovo a segnalare la polemica tra Garboli e Gregori sulle modalità di pubblicazione di questi inediti.
L’articolo è riedito nella raccolta di saggi La cattedrale tascabile. Scritti di storia dell'arte (Sillabe, 2000, pp. 151-153). Una copia dell’opera è presente nel fondo librario dell’autore, conservato dalla Biblioteca storica d’Ateneo “Arturo Graf”. -
Su Lo schiavo del manoscritto di Amitav Ghosh
Recensione dell'opera: Amitav Ghosh, Lo schiavo del manoscritto, a c. di Anna Nadotti, Torino, Einaudi, 1993. -
Nuove "O" di Giotto
Recensione dell'opera: Giovanni Previtali, Giotto e la sua bottega, Milano, Fabbri, 1993. In occasione della terza edizione postuma della monografia (I ed. 1967, II ed. 1974), curata da Alessandro Conti e Giovanna Ragionieri, Castelnuovo traccia un bilancio delle ricerche di Previtali su Giotto e, in generale, sugli ultimi studi dedicati al pittore. Nella stessa pagina è inoltre recensita la prima edizione italiana di Giotto e gli umanisti di Michael Baxandall (Jaca book, 1994): Marco Collareta, Genesi della grandezza.
Una copia della prima edizione e della terza edizione dell’opera è presente nel fondo librario dell’autore, conservato dalla Biblioteca storica d’Ateneo “Arturo Graf”. -
Pittori alla finestra
Recensione dell'opera: Anna Ottani Cavina, I paesaggi della ragione. La città neoclassica da David a Humbert de Superville, Torino, Einaudi, 1994.
Castelnuovo individua nello studio di Ottani Cavina un contributo fondamentale sul paesaggio in età neoclassica, a partire dalle vicende dei pittori francesi pensionanti a Roma – David, Debret, Drouais, Gauffier, Saint-Ours, Valenciennes – e il loro interesse per l’antichità e la natura, indagate con occhi nuovi mediante il disegno dal vero. L’articolo si chiude guardando agli sviluppi di questa pittura sino al Novecento, richiamando per affinità un saggio Emil Kaufmann, L'architettura dell'Illuminismo (Einaudi, 1966), di cui lo stesso Castelnuovo aveva promosso la traduzione e scritto la prefazione.
Una copia dell’opera di Ottani Cavina di quella di Kaufmann sono presenti nel fondo librario dell’autore, conservato dalla Biblioteca storica d’Ateneo “Arturo Graf”. -
Temperamenti difficili
Recensione dell'opera: Bernard Berenson e Roberto Longhi, Lettere e scartafacci, 1912-1957, a c. di Cesare Garboli e Cristina Montagnani, con un saggio di Giacomo Agosti, Milano, Adelphi, 1993.
Un “dossier incalzante”: così Castelnuovo introduce l’edizione della corrispondenza tra i due storici dell’arte. A partire dal progetto incompiuto di tradurre gli scritti di Berenson, queste lettere – insieme ai saggi che le accompagnano – offrono l’occasione per ricostruire un rapporto tumultuoso, nonché l’evoluzione delle loro visioni della storia dell’arte, negli anni sempre più distanti (“Non eravamo temperamenti facili” dichiara lo stesso Longhi, nella prefazione dei propri Scritti giovanili). Parte del carteggio era già stata pubblicata: è ricordato il saggio di Flora Bellini sulla prima lettera di Longhi a Berenson (Una passione giovanile di Roberto Longhi: Bernard Berenson, in L’arte di scrivere sull’arte: Roberto Longhi nella cultura del nostro tempo, a c. di Giovanni Previtali, Roma, Editori Riuniti, 1982, pp. 9-26). Chiude l’articolo una bibliografia selezionata sui due storici dell’arte, che comprende anche i principali titoli che Berenson e Longhi hanno licenziato negli anni in cui furono in contatto.
Una copia dell’opera è presente nel fondo librario dell’autore, conservato dalla
Biblioteca storica d’Ateneo “Arturo Graf”. -
Meglio la corte del mercante?
Recensione dell'opera: Martin Warnke, Artisti di corte. Preistoria dell'artista moderno, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 1991 (traduzione di Renato Pedio; I ed. Hofkünstler. Zur Vorgeschichte des modernen Künstlers, Colonia, DuMont, 1985).
Di questo studio sulla figura dell’artista Castelnuovo apprezza la ricchezza della documentazione e l’approccio sociologico dell’indagine, che non inciampa in rigide schematizzazioni. Abbattendo il pregiudizio ottocentesco dell’emancipazione dell’artista con il crollo dell’Antico Regime, Warnke mostra all’opposto come proprio nelle corti queste figure e le loro opere furono davvero apprezzate, sino a ricoprire importanti cariche, godendo così di una certa sicurezza economica e dell’alta considerazione del loro ruolo.
Data l’affinità tematica, Castelnuovo richiama gli studi di Martin Wackernagel sugli artisti fiorentini nel Rinascimento (Der Lebensraum des Künstlers in der florentinischen Renaissance, 1938, “un testo esemplare per la storia sociale dell'arte”, poi tradotto da La Nuova Italia Scientifica nel 1994, con prefazione di Castelnuovo; uno stralcio della presentazione è pubblicata sulla Domenica de «Il Sole 24 Ore»). -
Pittura e vita
Recensione dell'opera: Roberto Longhi, Studi e ricerche sul Sei e Settecento 1929-1970, Firenze, Sansoni, 1991 (parte dell’Edizione delle opere complete di Roberto Longhi, vol. XII).
Nel contributo Castelnuovo ripercorre le mostre e gli studi che il proprio maestro, “il più geniale storico dell'arte italiana del nostro secolo”, ha dedicato alla pittura del XVII e XVIII secolo a partire dalla sua “riflessione sul rapporto pittura-vita-realtà e su una ipotizzata — e minoritaria — via europea della pittura italiana tra Sei e Settecento” (il rimando va in primis all’esposizione I Pittori della realtà in Lombardia, Palazzo Reale di Milano, aprile-luglio 1953). In particolare, è sottolineato il suo impegno nel rivalutare artisti dimenticati e sovvertire gerarchie artistiche all'epoca consolidate, anche indagando il versante della ricezione delle opere per comprendere, così, la sfortuna critica di questa linea lombarda, a lui tanto cara, della pittura del Seicento.
Nello stesso numero de «L’Indice dei libri del mese» Anna Zanoli si sofferma su Il critico accanto al fotografo, al fotocolorista e al documentarista, contributo di Longhi sui documentari realizzati con Umberto Barbaro («Paragone», XV, 169, gennaio 1964, pp. 29-38; ripubblicato nell’Edizione delle opere complete, vol. X, Ricerche sulla pittura veneta 1946-1969, Firenze, Sansoni, 1978, pp. 181-186).
Questo articolo è riedito nella raccolta di saggi La cattedrale tascabile. Scritti di storia dell'arte (Sillabe, 2000, pp. 147-150). Una copia dell’opera recensita da Castelnuovo è presente nel fondo librario dell’autore, conservato dalla Biblioteca storica d’Ateneo “Arturo Graf”. -
Perché gli artisti sono conservatori
Castelnuovo intervista Vittorio Gregotti a partire dalla sua ultima pubblicazione: Dentro l'architettura, Torino, Bollati Boringhieri, 1991.
Il titolo dell’articolo, Perché gli artisti sono conservatori, deriva da una provocazione di Gregotti: nell’intervista riferisce che sarebbe stato il sottotitolo ideale per il proprio libro in quanto riassume la riflessione sulla condizione attuale dell’architettura e, più in generale, i problemi del fare artistico nella cultura contemporanea qui discussi. Denunciando la perdita del rapporto tra progetto, lavoro dell’architetto, tecniche costruttive e contesto storico, l’autore afferma la necessità di ritornare a confrontarsi con la tradizione del proprio mestiere e con la storia, così da restituire centralità al dibattito attorno alla produzione artistica e al ragionamento intellettuale su cui si fonda il progetto. -
Medioevo, che cantiere
Stralcio della prefazione redatta da Castelnuovo e Sergi per Tempi, spazi, istituzioni, primo volume dell’opera Arti e storia nel Medioevo, a c. di Enrico Castelnuovo, Paolo Fossati e Giuseppe Sergi, Torino, Einaudi, 2002-2004, 4 voll. L’introduzione offre spunti sui problemi della periodizzazione, sugli spazi, sui tempi e sui caratteri innovativi dell’arte medievale, sottolineando come in questo progetto la storia dell’arte incontri e dialoghi con la storia tout court così da offrire un'indagine ampia e sfaccettata del campo artistico. L’immagine che accompagna l’articolo, un particolare del mese di Ottobre dalle Très Riches Heures du Duc de Berry, è quella scelta per la sovraccoperta di Tempi, spazi, istituzioni.
In occasione della pubblicazione degli ultimi due volumi dell’opera, Castelnuovo e Sergi raccontano l’impresa editoriale in un’intervista rilasciata a «La Stampa» (28 novembre 2004). Una copia di Arti e storia nel Medioevo è presente nel fondo librario dell’autore, conservato nella Biblioteca Storica d’Ateneo “Arturo Graf”. -
Messa a fuoco l'invenzione degli occhiali
Recensione dell’opera: Chiara Frugoni, Medioevo sul naso. Occhiali, bottoni e altre invenzioni medievali, Roma-Bari, Laterza, 2001. Castelnuovo mostra tutto il suo interesse per la ricerca di Frugoni sulle origini di alcune delle invenzioni medievali ancora centrali nella vita d’oggi (ad esempio gli occhiali, come anticipa il titolo), anche per la scelta di intrecciare nella ricostruzione non solo fonti scritte, ma anche testimonianze figurative.
Una copia dell’opera è presente nel fondo librario dell’autore, conservato nella Biblioteca Storica d’Ateneo “Arturo Graf”.