Un allievo di Longhi che difende l'arte dall'auditel (dettagli)
Titolo: Un allievo di Longhi che difende l'arte dall'auditel
Descrizione:
Stralcio della prefazione redatta da Castelnuovo per il volume Storie di musei. Il direttore del Louvre si racconta di Michel Laclotte (Milano, Il Saggiatore, 2005); l’articolo accompagna la recensione dell’opera redatta da Guido Curto, Il signore del Louvre. Castelnuovo presenta un profilo di Laclotte a partire dai propri ricordi degli anni giovanili, soffermandosi sul suo impegno di storico dell’arte, funzionario e direttore del Musée du Louvre.
Una copia dell’opera è presente nel fondo librario di Castelnuovo, conservato dalla Biblioteca storica d'Ateneo “Arturo Graf”.
Autore: Enrico Castelnuovo
Fonte: Tuttolibri, anno 29, n. 1463, p. 12 (supplemento a La Stampa)
Editore: La Stampa; digitalizzazione: Archivio storico dell'Università di Torino (2023)
Data: 2005-05-14
Gestione dei diritti:
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale
Relazione: Inventario del fondo Enrico Castelnuovo, unità archivistica «La Stampa» (Archivio storico dell'Università di Torino)
Formato: application/pdf
Identificatore: Stampa_89
Testo:
Tuttolibri – Anno 29, n. 1463, p. 12
(supplemento a «La Stampa» del 14 maggio 2005)
Un allievo di Longhi che difende l’arte dall’auditel
Enrico Castelnuovo
Ero andato a sentire le lezioni di Pierre Lavedan e di Élie Lambert alla Sorbona, ma non ne avevo avuto una grande impressione; seguivo invece un bel seminario tenuto da André Chastel alla quarta sezione dell’École des hautes études. Tranne Chastel, che avevo incontrato a Firenze in casa Longhi, a Parigi non conoscevo nessuno. E fu proprio Longhi che mi consigliò di incontrare Michel Laclotte, parlandomene come di un giovane molto bravo che lavorava all’Ispettorato dei musei di provincia occupandosi dei primitivi italiani. Così, una cinquantina d’anni fa nacque un’amicizia. [...]
Ho sempre ammirato la sua rapidità, l’efficacia e la capacità di decidere senza esitazioni e ripensamenti che attribuivo alla sua origine bretone, richiedendo la navigazione decisioni immediate. Capacità di decidere che si manifestava nelle grandi come nelle piccole cose. Una volta che visitavamo insieme a Siena una di quelle bellissime mostre di ricognizione regionale in cui Enzo Carli rivelava i tesori artistici del contado e della Maremma, mi dichiarò, dopo circa due ore, di avere esaurito le proprie capacità di apprensione e se ne andò al cinema (era, ed è, un cinefilo e un melomane appassionato). Io rimasi, convinto che malgrado la stanchezza un’ulteriore indagine mi avrebbe assai giovato, e indugiai per altre due ore. A distanza di decenni ho potuto constatare che Michel aveva un ricordo degli oggetti esposti assai migliore del mio.
Ma veniamo alle grandi imprese, quelle che lo hanno reso celebre nel mondo intero. [...]
Michel Laclotte ha mostrato le sue qualità di grande organizzatore, di grande manager, capace di animare e organizzare un lavoro comune, di discutere con ministri, capi di Stato, artisti, celebri architetti, collezionisti, mercanti, come con i colleghi, con il personale del museo e con gli studiosi, non dimenticando un solo momento di essere uno storico dell’arte e sentendo tutta la responsabilità della tutela del patrimonio.
Varrà la pena di citare alcune sue considerazioni finali sul futuro delle esposizioni d’arte minacciato dal crescere delle mostre block-buster – «il rischio è che si rinunci a certi temi considerati più difficili di Van Gogh, Tutankamen o Vermeer» – e sul futuro dei musei, sui quali plana la spada di Damocle del manager-demiurgo: «soltanto un uomo o una donna della "casa", storico dell’arte di formazione, qualcuno che abbia avuto a che fare direttamente con le collezioni, avrà l’esperienza e i riflessi che occorrono per orientare una politica di mostre, di pubblicazioni scientifiche, di programmi culturali, di allestimenti museografici. Dovrebbe essere evidente».
E ancora: «Ma quando certi musei o monumenti vengono affidati in gestione a imprese private che cercano a tutti costi di fare “auditel”, dunque profitto, eludendo il controllo dei conservatori, allora si può andare incontro a deviazioni gravi. Gli esempi, purtroppo, non mancano. La vocazione del museo non è quella di attirare pubblico a tutti i costi».
Pronunciate da chi ha dato una nuova dimensione e una nuova vita a uno dei massimi musei del mondo, sono parole che dovrebbero far riflettere, specie in Italia dove aleggia da qualche tempo il mito della “managerialità”.
NOMI CITATI
- Carli, Enzo
- Chastel, André
- Inspection des musées provinciaux
- Laclotte, Michel
- Lambert, Élie
- Lavedan, Pierre
- Longhi, Roberto
- Tutankhamon
- Van Gogh, Vincent
- Vermeer, Johannes
LUOGHI E ISTITUZIONI CITATI
- Firenze
- Maremma
- Parigi [Francia]
o École pratique des Hautes Études
o Sorbonne Université
- Siena
Collezione: La Stampa
Etichette: _TUTTOLIBRI, Storia e storici dell'arte
Citazione: Enrico Castelnuovo, “Un allievo di Longhi che difende l'arte dall'auditel,” Enrico Castelnuovo sulla carta stampata. La Stampa e Il Sole 24 Ore, ultimo accesso il 17 dicembre 2024, https://asut.unito.it/castelnuovo/items/show/105.