Nei panni di Leonardo (dettagli)
Titolo: Nei panni di Leonardo
Descrizione:
Castelnuovo offre una rassegna degli studi di André Chastel sul Rinascimento italiano e su Leonardo da Vinci, in occasione della pubblicazione della sua raccolta di saggi sul pittore: Leonardo da Vinci. Studi e ricerche 1952-1990 (Torino, Einaudi, 1995).
Una copia del volume è presente nel fondo librario dell’autore, conservato dalla Biblioteca storica d’Ateneo “Arturo Graf”.
Autore: Enrico Castelnuovo
Fonte: Il Sole 24 Ore, anno 131, n. 230, p. 17
Editore: Il Sole 24 Ore; digitalizzazione: Archivio storico dell'Università di Torino (2024)
Data: 1995-08-27
Gestione dei diritti:
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale
Relazione: Inventario del fondo Enrico Castelnuovo, unità archivistica «Il Sole 24 Ore» (Archivio storico dell'Università di Torino)
Formato: application/pdf
Identificatore: Sole_21
Testo:
«Il Sole 24 Ore» – Domenica 27 agosto 1995, n. 230, p. 17
SCRITTI D’ARTE
Riuniti in un unico volume i saggi che André Chastel ha dedicato al maestro toscano dal 1952 al 1990
Nei panni di Leonardo
Le dissertazioni dello storico francese attorno al «Trattato», ai disegni, ai codici, ai dipinti vinciani
di Enrico Castelnuovo
Per tutta la vita, e fu una vita lunga, attiva e feconda («La vita bene spesa lunga è», ha scritto Leonardo) André Chastel studiò l’arte italiana e segnatamente l’arte del rinascimento italiano di cui fu uno degli storici più conosciuti e apprezzati nel mondo intero. Nella sua curiosità e nella sua grande capacità di lavoro, si occupò anche di molte altre cose, dell’arte moderna e contemporanea, dell’arte francese cui dedicò l’ultimo suo sforzo, ma l’arte e la cultura italiana rimasero il suo terreno d’elezione dal tempo dei seminari all’Ecole des Hautes Etudes, ai corsi della Sorbona, a quelli del College de France. Portò avanti la ricca tradizione degli italianisants francesi, dei grandi storici che inventarono, studiarono e illustrarono la Renaissance, da Michelet al Taine del Voyage en Italie, a Éugene Müntz, dal principe di Essling a Jacques Mesnil. Dalla sua thèse nacquero quel magistrale Art et Humanisme au temps de Laurent le Magnifique che in Italia venne pubblicato da Einaudi (1964) e il volume su Marsilio Ficino et l’art (Droz, 1954). All’arte italiana dedicò molti libri, per citarne solo alcuni i due volumi (editi in Italia da Feltrinelli) dell’Univers des Formes, la collezione inventata da Malraux, in cui esplorò la geografia, le tecniche, le botteghe e i saperi artistici dell’Italia quattrocentesca, il libro sul Mythe de la Renaissance (Skira, 1969) e quello sul Sacco di Roma (Einaudi, 1983) nonché la celebre storia dell’arte italiana pubblicata in tante edizioni e in tante lingue che a suo tempo Roberto Longhi segnalò a Sansoni (oggi riedita da Laterza) e che fu tradotta da Anna Banti, e tanti, tantissimi saggi, contributi, articoli, interventi. André Chastel fu anche un grande organizzatore di cultura, scrisse su quotidiani (i suoi articoli su «Le Monde» sono esemplari di come si sia potuta fare dalle colonne di un giornale un’autentica politica di informazione artistica, di dibattito e anche di battaglia), creò, animò e diresse riviste (come la «Revue de l’art», una delle migliori voci oggi esistenti in questo campo) suscitò e consigliò imprese editoriali, curò l’edizione di testi fondamentali come il De Sculptura di Pomponio Gaurico (da lui edito nel 1964 in collaborazione con quel suo geniale discepolo che fu Robert Klein) e promosse e organizzò l’edizione francese delle Vite del Vasari.
Con questo orizzonte, con questi interessi, con queste curiosità, gli scritti e l’opera figurata di Leonardo, il loro problematico situarsi nella cultura del tardo Quattrocento e del primo Cinquecento, costituirono per André Chastel un continuo oggetto di riflessione. Non fu uno specialista di Leonardo come Carlo Pedretti, né un indagatore della sua cultura tecnica e scientifica come Martin Kemp, ne fu piuttosto un lettore appassionato. Del pensiero di Leonardo scorgeva i nessi con i neoplatonici fiorentini che ben conosceva, ma anche con quei saperi e quelle culture tecniche delle botteghe quattrocentesche che l’avevano sempre incuriosito; con l’occhio del critico contemporaneo sapeva d’altra parte valutare cosa significasse la ricezione moderna dei suoi scritti. Una prima scelta di testi di Leonardo da lui curata uscì nel ‘52, quindi, nel ‘60 con la collaborazione di Robert Klein, pubblicò la traduzione francese del Trattato della Pittura in una nuova sistemazione che conoscerà poi ristampe e ulteriori edizioni nel ‘64, nell’87 e nel ‘90. Appare ora da Einaudi, tradotto e curato da Carlo Coccioli un suo Leonardo da Vinci che raccoglie studi e ricerche scritti nell’arco di una quarantina d’anni dal Cinquanta al Novanta, testimonianze di una lunga fedeltà come opportunamente il curatore intitola la sua premessa. Una lunga fedeltà che si appoggia del resto a una tradizione, quella francese, dove i testi di Leonardo erano stati pubblicati per la prima volta già nel 1649 da Raphäel du Fresne, poi studiati e trascritti da Charles Ravaisson-Mollien (che alla fine dell’Ottocento pubblicò i manoscritti appartenenti alla biblioteca dell’Institut de France), indagati da Georges [Gabriel] Séailles, interpretati con qualche ispirata forzatura da quel decadente ed esoterico guru che fu il “Sar” Peladan, il quale nel 1910 diede un’edizione francese del Trattato della pittura che ebbe larga circolazione nell’ambiente dei pittori, letti, riletti e meditati da Paul Valéry.
Di che cosa si tratta nella raccolta leonardiana di Chastel? Quali gli aspetti che vengono qui affrontati e messi in luce di questo seduttore dai mille mestieri e dalle mille capacità, di questo genio versatile e sfuggente che per ogni problema intravide una proliferante miriade di possibili soluzioni e che proprio questa sperimentazione continua come il gusto ludico e l’infinita curiosità resero tanto attuale agli occhi dei moderni pittori del Novecento, dai cubisti ai surrealisti, da Jacques Villon a Max Ernst?
I nuclei principali del libro sono da una parte gli interventi sull’opera scritta di Leonardo, dai vari testi sul Trattato della pittura a quelli sui due manoscritti trovati una trentina di anni fa a Madrid e sul codice Trivulziano, dall’altra quelli sul configurarsi del rapporto che l’artista fiorentino ravvide tra pittura, scienza e conoscenza e sulla sua posizione nella cultura del tempo. Sarebbe però difficile distinguere due distinte sezioni poiché in ambedue troviamo gli stessi problemi ricorrenti in differenti forme in quanto è negli scritti che si trovano e si precisano a diversi livelli di elaborazione i pensieri, le approssimazioni, le teorie, le formule di Leonardo sulla pittura come strumento di conoscenza, la sua natura, i suoi problemi, la sua posizione privilegiata tra le attività dell’uomo, sulla sua possibilità di inverare e trascendere gli altri saperi proprio in quanto strumento e sensibile materializzazione della visione. Nei suoi scritti si parla della cultura del pittore, si parla di anatomia, di luci, di ombre e di riflessi, dai suoi scritti – indivisibili dai segni che li accompagnano – si possono individuare i suoi modelli e le sue forme simboliche, i suoi tentativi di identificare le componenti di un ordine universale, le figure che potrebbero rivelare il segreto matematico dell’universo. Accanto a questi grandi temi, se ne intrecciano molti altri, dal rapporto di Leonardo con i committenti alle sue idee sull’architettura e la costruzione, dal modo di dipingere i panni e le falde (lo stralcio qui riproposto tratta appunto del panneggio leonardesco) alla tipologia, all’evoluzione, al significato delle sue Madonne. Ma è soprattutto la continuità dei problemi, delle domande e delle soluzioni che non accettano frontiere tecniche e disciplinari, che si intersecano e si sovrappongono senza posa nell’universo dei suoi scritti e nel “pensiero grafico” dei suoi centomila disegni a essere messa in luce. Una continuità dove l’attività ludica e quella di pittore, quella di osservatore e quella di sperimentatore e di inventore, quella di naturalista e quella di ingegnere si compongono nella «infinita dilatazione della natura visibile», nello «straordinario regno dell’occhio».
André Chastel, «Leonardo da Vinci. Studi e ricerche 1952-1990», traduzioni a cura di Giancarlo Coccioli, Einaudi, Torino, 1995, pagg. 226, L. 90.000. In libreria dagli inizi di settembre.
Leonardo, «Studio di panneggio», 1478 circa, Parigi Louvre
NOMI CITATI
- Banti, Anna [Lucia Lopresti]
- Chastel, André
- Coccioli, Giancarlo
- Einaudi
- Ernst, Max
- Feltrinelli
- Gaurico, Pomponio
- Kemp, Martin
- Klein, Robert
- Laterza
- Leonardo da Vinci
- Librairie Droz
- Longhi, Roberto
- Malraux, André
- Massena, Andrea, duca di Rivoli e principe di Essling
- Mesnil, Jacques [Jean-Jacques Dwelshauvers]
- Michelet, Jules
- Monde [Le]
- Müntz, Eugène
- Pedretti, Carlo
- Péladan, Joséphin [Joseph-Aimé]
- Ravaisson-Mollien, Charles
- Revue de l’art
- Sansoni
- Séailles, Gabriel
- Skira editore
- Taine, Hippolyte Adolphe
- Trichet du Fresne, Raphaël
- Valéry, Paul
- Vasari, Giorgio
- Villon, Jacques
LUOGHI E ISTITUZIONI CITATI
- Madrid [Spagna]
o Biblioteca nazionale di Spagna
- Parigi [Francia]
o Collège de France
o École pratique des Hautes Études
o Institut de France, Bibliothèque de l’Institut de France
o Musée du Louvre
o Sorbonne Université
Collezione: Il Sole 24 Ore
Citazione: Enrico Castelnuovo, “Nei panni di Leonardo,” Enrico Castelnuovo sulla carta stampata. La Stampa e Il Sole 24 Ore, ultimo accesso il 17 dicembre 2024, https://asut.unito.it/castelnuovo/items/show/116.