Arte islamica alle foci dell’Arno
(dettagli)
Titolo:
Arte islamica alle foci dell’Arno
Descrizione: Recensione della mostra: Arte islamica. Presenze di cultura islamica nella Toscana costiera (Pisa, Museo Nazionale di San Matteo, 28 maggio-30 giugno 1995).
Autore: Enrico Castelnuovo
Fonte: Il Sole 24 Ore, anno 131, n. 168, p. 30
Editore: Il Sole 24 Ore; digitalizzazione: Archivio storico dell'Università di Torino (2024)
Data: 1995-06-25
Gestione dei diritti:
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale
Relazione: Inventario del fondo Enrico Castelnuovo, unità archivistica «Il Sole 24 Ore» (Archivio storico dell'Università di Torino)
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Identificatore: Sole_20
Testo:
«Il Sole 24 Ore» – Domenica 25 giugno 1995, n. 168, p. 30
PISA
Arte islamica alle foci dell’Arno
di Enrico Castelnuovo
Non è la Sicilia l’unica area italiana a essere ricca di opere di arte islamica. Tra l’undicesimo e il quattordicesimo secolo Pisa ebbe con il mondo islamico rapporti intensissimi e di diversa natura, bellica, diplomatica, culturale e commerciale. Le gesta epiche dei pisani sono ricordate nelle iscrizioni della cattedrale e nelle cronache arabe, ma la fitta trama quotidiana di questi rapporti è testimoniata da un cospicuo fondo di documenti in arabo, di lettere, trattati, petizioni, proteste, credenziali già studiate da Michele Amari e conservato all’Archivio di Stato. Una colonia araba, di mercanti, artigiani, marinai viveva nella città e nella chiesa di San Sisto una sorprendente lapide funeraria del 1385 ricordava il defunto con una lunga iscrizione in arabo.
La città ebbe modo così di venire in possesso per rapina o per commercio di un certo numero di opere islamiche alcune delle quali sono oggi presentate e catalogate in una preziosa mostra aperta fino al 30 giugno al Museo nazionale di San Matteo e organizzata dalla locale Soprintendenza in occasione della regata delle antiche repubbliche marinare (Arte islamica. Presenze di cultura islamica nella Toscana costiera).
Tra esse il celebre grifo, capolavoro della bronzistica arabo ispanica dell’undicesimo secolo, che per secoli dominò come trofeo di vittoria e figura apotropaica la navata maggiore della cattedrale e un capitello di marmo della fine del X secolo proveniente anch’esso dalla Spagna. Questo porta inciso il nome del suo artefice (che lasciò la sua firma in altri capitelli a Cordova e altrove): «Fath, lo scultore servo del califfo» e come il grifo era posto un tempo in eminente posizione al culmine del transetto Nord della chiesa metropolitana, monumento delle glorie patrie e archivio della memoria su cui i pisani vollero lasciare incise in lapidi e inscritte negli oggetti le testimonianze delle loro vittoriose spedizioni.
Accanto a questi celebri pezzi (ospitati oggi stabilmente nel Museo dell’Opera) la mostra presenta opere inedite o meno note come uno splendido frammento di mosaico (una sorta di opus alexandrinum: una colorata tarsia incrostata su una lastra di marmo), dell’inizio del XII secolo con un pappagallo su un tralcio vegetale che si trovava reimpiegato su una parete esterna dell’ospedale di Santa Chiara. Quest’opera, dovuta a una maestranza di educazione islamica, evoca nel prezioso colore l’intensità cromatica degli smalti. Antonino Caleca osserva come essa sia assai vicina al fregio musivo con uccelli che ornava il portale della chiesa abbaziale di Montecassino (dove lavorarono anche maestri saraceni) e possa testimoniare di una volontà dei pisani di imitare nella fronte della loro cattedrale alcune fatture della chiesa dell’abate Desiderio. Altre novità della mostra una pisside eseguita in un marmo sottilissimo che evoca l’avorio con inserti in cristallo di rocca e montatura in rame dorato della collegiata di Barga, un falco di bronzo fuso e inciso, appartenente alla chiesa di San Frediano a Lucca, una serie di bacini ceramici che tempestavano le facciate delle chiese pisane e della regione e infine un gruppo di lastre marmoree provenienti dalla cattedrale per cui Clara Baracchini ha ipotizzato l’attività di maestranze arabe all’inizio del XII secolo attorno al cantiere della chiesa, dando spessore e sostanza alla frase dello scandalizzato monaco Donizone «Qui pergit Pisas videt illic monstra marina...». Pagani, Turchi, Libici, Parti e Caldei calpestano le sue rive.
«Grifo» scultura bronzea islamica del XI secolo, Pisa, Museo della Cattedrale
NOMI CITATI
- Amari, Michele
- Baracchini, Clara
- Caleca, Antonino
- Donizone di Canossa
- Fath [scultore di Cordova]
- Soprintendenza di Pisa [Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Pisa e Livorno]
- Vittore III, papa [Desiderio da Montecassino]
LUOGHI E ISTITUZIONI CITATI
- Barga
o Collegiata di San Cristoforo
- Cordova [Spagna]
- Lucca
o Basilica di San Frediano
- Montecassino [Frosinone]
o Abbazia di Montecassino
- Pisa
o Archivio di Stato di Pisa
o Cattedrale di Santa Maria Assunta
o Chiesa di San Sisto
o Museo dell’Opera del Duomo
o Museo Nazionale di San Matteo
o Spedale di Santa Chiara
- Sicilia
Collezione: Il Sole 24 Ore
Etichette: _RECENSIONE (mostra), Arte islamica
Citazione: Enrico Castelnuovo, “Arte islamica alle foci dell’Arno,” Enrico Castelnuovo sulla carta stampata. La Stampa e Il Sole 24 Ore, ultimo accesso il 17 dicembre 2024, https://asut.unito.it/castelnuovo/items/show/115.