La Liguria medievale, porto d'orafi e miniatori (dettagli)
Titolo: La Liguria medievale, porto d'orafi e miniatori
Descrizione:
Recensione dell’opera: Tessuti, oreficerie, miniature in Liguria. XIII-XV secolo, atti del convegno (Genova-Bordighera: 22-25 maggio 1997), a c. di Anna Rosa Calderoni Masetti, Clario Di Fabio, Mario Marcenaro, Bordighera, Istituto internazionale di Studi Liguri, 1999.
L’articolo pone in luce come l’oreficeria fosse tra le tecniche artistiche più apprezzate e più innovative nel medioevo e si focalizza sul ruolo di Genova e della Liguria, protagoniste a livello internazionale nel campo delle arti suntuarie. A partire dai saggi raccolti nel volume, Castelnuovo illustra alcuni dei capolavori prodotti o giunti nella regione e ricorda alcuni tra gli ultimi studi sul tema:
- L'art au temps des rois maudits. Philippe le Bel et ses fils 1285-1328, catalogo della mostra (Parigi, Galeries nationales du Grand Palais, 17 marzo-29 giugno 1998), Parigi, Reunion des Musees Nationaux, 1998; Castelnuovo aveva già presentato l’esposizione a maggio su «Il Sole 24 Ore»;
- Elisabetta Cioni, Scultura e smalto nell'oreficeria senese dei secoli XIII e XIV, Firenze, SPES, 1998;
- Oreficerie e smalti in Europa fra XIII e XV secolo, atti del convegno (Pisa, Scuola normale superiore: 7-8 novembre 1996), a c. di Anna Rosa Calderoni Masetti, Pisa, Scuola normale superiore, 1997 (Annali della Scuola normale superiore di Pisa. Classe di lettere e filosofia. Quaderni, IV serie, 4, stampa 1999).
Autore: Enrico Castelnuovo
Fonte: Il Sole 24 Ore, anno 135, n. 201, p. 35
Editore: Il Sole 24 Ore; digitalizzazione: Archivio storico dell'Università di Torino (2024)
Data: 1999-07-25
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Relazione:
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Identificatore: Sole_57
Testo:
«Il Sole 24 Ore» – Domenica 25 luglio 1999, n. 201, p. 35
SCAFFALART
La Liguria medievale, porto d’orafi e miniatori
Il ruolo centrale delle arti «minori» nella produzione artistica dei centri liguri, aperti a scambi e confronti culturali di insospettabile respiro
di Enrico Castelnuovo
Sulla copertina del volume Tessuti, oreficerie, miniature in Liguria XIII-XV secolo che contiene gli atti di un convegno tenutosi due anni fa tra Genova e Bordighera è riprodotta un’immagine, dipinta su una pagina di pergamena: una città di mare con le sue chiese, i suoi tetti e le sue torri e un porto pieno di galere e di imbarcazioni, cinta d’assedio da un ostile esercito orientale.
L’immagine della città, trecentesca per eccellenza, è pienamente indicata per presentare questo volume perché era questo il luogo della ricchezza, dei committenti più sofisticati, dei pubblici più esigenti, quello dove lavoravano orafi e miniatori, arrivavano e venivano acquistati i tessuti più pregiati, venivano prodotti o importati, imbarcati o sbarcati i più eletti prodotti suntuari come mostra Giovanna Petti-Balbi nel suo saggio sulla circolazione mercantile e le arti suntuarie a Genova tra XIII e XV secolo.
Quelle che per antica abitudine si continuano a chiamare arti minori oggi ci sembrano essere state le tecniche artistiche più apprezzate e qualche volta più innovatrici del loro tempo. La storia della gerarchizzazione delle arti che si è consumata con alterne vicende nel corso del Cinquecento è rievocata nel saggio di apertura da Carlo Bertelli e d’altra parte da alcuni decenni è ormai in corso una esplorazione sempre più fitta di questi territori. Questo volume viene infatti pubblicato pochi mesi dopo la chiusura della mostra parigina sull’arte ai tempi di Filippo il Bello dove i prodotti delle tecniche suntuarie avevano la parte del leone, poco dopo la pubblicazione dello splendido volume che Elisabetta Cioni ha consacrato a smalti e oreficerie a Siena e mentre sta per uscire il Quaderno degli Annali della Scuola Normale dedicato all’ultimo di quei convegni sugli smalti che per tanti anni si sono tenuti a Pisa.
A mala pena ci rendiamo conto che un’oreficeria tempestata di pietre e scintillante su un altare o una stoffa dai colori cangianti, dagli accostamenti cromatici più eletti, dai disegni più fantastici e ricercati poteva suscitare in un uomo del medioevo impressioni ed emozioni anche più intense di quanto non potesse fare una parete affrescata o un portale scolpito, sui quali noi saremmo portati invece a puntare prioritariamente la nostra attenzione.
Attorno al 1140 l’abate Sugerio di Saint Denis evocava lo stato di trance in cui lo portava la contemplazione delle oreficerie da lui ordinate per la sua chiesa e come l’osservarle lo spingesse a non sentirsi più su questa terra anche se non ancora nel cielo. Di tutte le meraviglie della chiesa che aveva fatto ricostruire e decorare erano quelle che gli procuravano le più profonde emozioni. Più di un secolo dopo, verso il 1175, un monaco di Durham narrando la traslazione delle reliquie di San Cutberto avvenuta anni prima nella sua città, si soffermava a descrivere la meravigliosa bellezza della stoffa in cui il corpo era avvolto. Questa attirava tutta la sua attenzione, per la materia e il modo in cui era realizzata: «Quando la si maneggia fa un suono come di scricchiolio a causa della solidità e della compattezza della provetta tessitura», per i colori («la dalmatica… offre una tonalità rosso porpora sconosciuta ai nostri giorni anche ai conoscitori… per bellezza decorativa il suo aspetto è variato da una spruzzata contrastante di colore piuttosto incerto che si mostra giallo… l’infusione fortuita... sembra esser stata prodotta goccia a goccia; grazie a questo giallo la tonalità rossastra della porpora vien fatta risplendere con più vigore e brillantezza»), per i disegni («… sottilissime figure di fiori e di piccole bestie… a ogni due coppie di uccelli… emerge… qualche albero frondoso… finemente disegnato che mostra il germogliare delle foglie, per quanto esili, dalle due parti»). Sono passi assai noti, ma a rileggerli possiamo capire come le nostre abituali gerarchie non fossero quelle dell’uomo medievale.
In questo volume, sono raccolti una ventina di testi di eminenti specialisti, con una significativa presenza di stranieri da Danielle Gaborit Chopin a John Cherry a David Jacoby che ha schizzato un quadro ricco e intrecciato del commercio e della produzione dei panni di seta a Robert Gibbs che ha dipanato percorsi di miniatori e di codici miniati da Bologna a Genova a Joan Domenge i Mesquida che ha mostrato gli intensi rapporti tra l’Italia, e particolarmente la Liguria, e l’Aragona e la Catalogna nel campo delle arti suntuarie.
Attraverso questi saggi, si rivisitano i tesori ecclesiastici della Liguria nella cui storia si incrociano bottini di guerra, di pirateria, doni provenienti dai due imperatori, quello di Oriente e quello del Sacro Romano Impero, lasciti di ecclesiastici, commissioni cittadine. Si incontrano e si studiano singoli oggetti, di particolare pregio e importanza. Nel ricco tesoro di San Lorenzo a Genova, Clario Di Fabio analizza, accanto ad altri pezzi, l’arca argentea di San Giovanni Battista della fine del XII secolo e John Cherry la superba testa smaltata del Battista opera di orafi parigini che, agli inizi del Quattrocento, venne inserita in un antico piatto di calcedonio; nel tesoro della cattedrale di Savona il prezioso gruppo della Fuga in Egitto in argento dorato, opera di orafi della corte di Filippo il Bello è studiato da Daniele Gaborit-Chopin mentre Marco Collareta illustra una piccola e singolare croce d’altare rinascimentale del genere di quelle cui alludeva Benvenuto Cellini quando scriveva di «molti cardinali… ‘e quali dilettorno di tenere un Crocifisso ne’ loro studioli segreti, di grandezza quanto apre un palmo, e un dito di più». Ad Albenga Roberta Delfino indaga sul Busto-reliquiario di San Calogero e su un piccolo reliquiario tardo-gotico che ostenta i denti di due santi mentre a Sarzana Donata Devoti scopre una antica e rara cassetta-reliquiario bizantina in forma di arca tutta traforata che conteneva la più preziosa reliquia della cattedrale, un’ampolla con il sangue di Cristo, ed Elena Parma presenta un raro dittico bizantino fatto eseguire nel tardo Trecento da una coppia regale che reggeva l’Epiro e che, finito in mano a una famiglia genovese, venne lasciato da uno Spinola al tesoro della cattedrale di Cuenca, in Spagna. Altri saggi permettono di esplorare i rapporti di orafi miniatori e committenti liguri con altre regioni, dalla Toscana occidentale (Antonella Capitanio) alla Lombardia (Fulvio Cervini), dall’Emilia (Robert Gibbs) a Parigi (Anna De Floriani), alla Aragona e alla Catalogna (Joan Domenge i Mesquita) mentre i contributi di Maurizia Migliorini e di Mario Marcenaro indagano sull’interesse per le arti minori nella Liguria dell’ottocento, da Santo Varni a Federigo Alizeri da Luigi Tommaso Belgrano a Marcello Staglieno al geniale Alfredo d’Andrade.
Ritorniamo all’inizio, vale a dire a quell’immagine di una città di mare assediata e presa d’assalto da un esercito straniero. Nella parte superiore del foglio sono tende e padiglioni al cui interno si trovano personaggi in suntuosi abiti orientali. Il recto del medesimo foglio è occupato da un testo incorniciato da un ampio margine dove entro medaglioni si trovano figure di mongoli accompagnate da scimmie e conigli e immagini di uccelli. Questa pagina staccata si trova oggi al museo del Bargello e fa parte di un manoscritto (studiato da Francesca Fabbri) del Tractatum de septem viciis scritto da un membro della famiglia Cocharelli, di cui altri fogli si trovano al British Museum. L’illustratore del codice è un personaggio misterioso dalle varie esperienze e conoscenze. Un tempo lo si immaginava attivo verso la fine del Trecento, ora Robert Gibbs l’ha con ragione portato agli inizi degli anni trenta del XIV secolo. Doveva conoscere dei codici miniati islamici, ma anche miniature francesi e inglesi. Una delle sue singolarità è l’attenzione naturalistica sempre presente, la precisione con cui osserva e rappresenta un microcosmo di insetti, cicale, cavallette, farfalle come mai si era visto. Si era creduto di riconoscere in lui il mitico Monaco delle Isole d’Oro di cui parla nel Seicento il Baldinucci; ora però non si presta più credito a questa romanzesca attribuzione, ma resta il fatto che Filippo Baldinucci doveva avere avuto tra le mani qualche carta dipinta da questo intrepido esploratore della natura per poter immaginare un artista che osservava «… le erbe, i fiori, i frutti, i più rari pesci del mare, gli uccelli dell’aria e i piccoli animaletti della terra, le quali tutte cose andava disegnando e contraffacendo a maraviglia dei quali disegni poi servivasi per trasportare nei bellissimi libri da sé composti…». Ora questo anonimo miniatore è quanto mai rappresentativo della situazione ancora per tanti versi misteriosa della cultura figurativa genovese nel Due-Trecento che poco a poco va recuperando una sua fisionomia ricca e in qualche modo inabituale per chi abbia l’abitudine di trattare scuole e tradizioni più unitariamente caratterizzate e connotate. Gran ruolo di Genova nel campo artistico fu infatti quello di accogliere suggestioni, artisti, opere di diversissime provenienze, di fare incontrare e incrociare esperienze diverse, di avere insomma un quoziente di internazionalità più forte che quello di molte altre culture e scuole. Lo mostrerà ad abundantiam la mostra che, sulle tracce del convegno, Anna Rosa Masetti nel suo intervento conclusivo auspica si possa un giorno realizzare e che fin da ora si annunzia clamorosa per novità e qualità.
Aa.Vv., «Tessuti, oreficerie, miniature in Liguria. XIII-XV secolo», Istituto internazionale di Studi Liguri, Bordighera 1999, pagg. 412.
In alto, «Arca» argentea di San Giovanni Battista, fine del XII secolo, Genova, Tesoro della Cattedrale; qui sopra a sinistra, «Fuga in Egitto» d’argento dorato, bottega d’orafi della corte di Filippo il Bello, Savona, Tesoro della Cattedrale. A destra, «Assedio di città», miniatura del XIV secolo, Firenze, Bargello
NOMI CITATI
- Alizeri, Federico
- Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa
- Baldinucci, Filippo
- Belgrano, Luigi Tommaso
- Bertelli, Carlo
- Calderoni Masetti, Anna Rosa
- Capitanio, Antonella
- Castagnola Spinola, Giovanni Domenico
- Cellini, Benvenuto
- Cervini, Fulvio
- Cherry, John
- Cioni, Elisabetta
- Cocharelli [famiglia]
- Collareta, Marco
- D’Andrade, Alfredo
- De Floriani, Anna
- Delfino, Roberta
- Devoti, Donata
- Di Fabio, Clario
- Domenge i Mesquida, Joan
- Fabbri, Francesca
- Filippo IV, re di Francia [il Bello]
- Gaborit-Chopin, Danielle
- Gibbs, Robert
- Jacoby, David
- Marcenaro, Mario
- Migliorini, Maurizia
- Monaco delle Isole d’Oro [Cybo]
- Parma, Elena
- Petti Baldi, Giovanna
- Reginaldo di Durham
- Staglieno, Marcello
- Suger di Saint-Denis
- Varni, Santo
LUOGHI E ISTITUZIONI CITATI
- Albenga [Savona]
o Museo diocesano di Albenga
- Aragona [Spagna]
- Bologna
- Bordighera [Imperia]
o Istituto internazionale di Studi Liguri
- Catalogna [Spagna]
- Cuenca [Spagna]
o Museo diocesano di Cuenca
- Emilia
- Firenze
o Museo Nazionale del Bargello
- Genova
o Museo del Tesoro della Cattedrale di San Lorenzo
- Liguria
- Lombardia
- Londra [Regno Unito]
o British Library
- Parigi [Francia]
- Pisa
- Sarzana [La Spezia]
o Museo diocesano di Sarzana
- Savona
o Museo del Tesoro della Cattedrale di Nostra Signora Assunta
- Siena
- Toscana
Collezione: Il Sole 24 Ore
Etichette: _Convegno, Arti suntuarie, Liguria
Citazione: Enrico Castelnuovo, “La Liguria medievale, porto d'orafi e miniatori,” Enrico Castelnuovo sulla carta stampata. La Stampa e Il Sole 24 Ore, ultimo accesso il 09 maggio 2025, https://asut.unito.it/castelnuovo/items/show/156.