Recensione dell'opera: Roberto Longhi, Studi e ricerche sul Sei e Settecento 1929-1970, Firenze, Sansoni, 1991 (parte dell’Edizione delle opere complete di Roberto Longhi, vol. XII). Nel contributo Castelnuovo ripercorre le mostre e gli studi che il proprio maestro, “il più geniale storico dell'arte italiana del nostro secolo”, ha dedicato alla pittura del XVII e XVIII secolo a partire dalla sua “riflessione sul rapporto pittura-vita-realtà e su una ipotizzata — e minoritaria — via europea della pittura italiana tra Sei e Settecento” (il rimando va in primis all’esposizione I Pittori della realtà in Lombardia, Palazzo Reale di Milano, aprile-luglio 1953). In particolare, è sottolineato il suo impegno nel rivalutare artisti dimenticati e sovvertire gerarchie artistiche all'epoca consolidate, anche indagando il versante della ricezione delle opere per comprendere, così, la sfortuna critica di questa linea lombarda, a lui tanto cara, della pittura del Seicento. Nello stesso numero de «L’Indice dei libri del mese» Anna Zanoli si sofferma su Il critico accanto al fotografo, al fotocolorista e al documentarista, contributo di Longhi sui documentari realizzati con Umberto Barbaro («Paragone», XV, 169, gennaio 1964, pp. 29-38; ripubblicato nell’Edizione delle opere complete, vol. X, Ricerche sulla pittura veneta 1946-1969, Firenze, Sansoni, 1978, pp. 181-186). Questo articolo è riedito nella raccolta di saggi La cattedrale tascabile. Scritti di storia dell'arte (Sillabe, 2000, pp. 147-150). Una copia dell’opera recensita da Castelnuovo è presente nel fondo librario dell’autore, conservato dalla Biblioteca storica d’Ateneo “Arturo Graf”.
Recensione della mostra: Splendours of the Gonzaga (Londra, Victoria and Albert Museum: 4 novembre 1981-31 gennaio 1982), a c. di David Chambers e Jane Martineau. A partire dalle opere in rassegna, Castelnuovo offre una panoramica sul gusto collezionistico dei Gonzaga tra XV e XVII secolo, dal marchese Gianfrancesco al duca Vincenzo II. Una copia del catalogo è presente nel suo fondo librario, conservato dalla Biblioteca storica d’Ateneo “Arturo Graf”.