«Quando li goti riempiron l’Italia» (dettagli)
Titolo: «Quando li goti riempiron l’Italia»
Descrizione: Recensione dell’opera: Il gotico europeo in Italia, a c. di Valentino Pace e Martina Bagnoli, Napoli, Electa Napoli, 1994.
Autore: Enrico Castelnuovo
Fonte: Il Sole 24 Ore, anno 131, n. 28, p. 27
Editore: Il Sole 24 Ore; digitalizzazione: Archivio storico dell'Università di Torino (2024)
Data: 1995-01-29
Relazione:
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale
Formato: Inventario del fondo Enrico Castelnuovo, unità archivistica «Il Sole 24 Ore» (Archivio storico dell'Università di Torino)
Identificatore: Sole_15
Testo:
«Il Sole 24 Ore» – Domenica 29 gennaio 1995, n. 28, p. 27
L’Europa delle cattedrali. Le vicende legate all’affermazione dello stile transalpino nella nostra penisola
«Quando li goti riempiron l’Italia»
L’antidogmatismo e l’antistoricismo applicati al mondo delle immagini e, in più, alla storia della cultura
«Questa maniera fu trovata dai Goti, che per aver ruinate le fabriche antiche e morti gli architetti per le guerre, fecero dopo, chi rimase, le fabriche di questa maniera: le quali girarono le volte con quarti acuti, e riempirono tutta Italia di questa maledizione di fabriche...».
Il fondatore della nostra storia dell’arte, Giorgio Vasari, non era tenero – anche se gli accadeva di fare più di un’eccezione – con l’arte medievale e se la pigliava particolarmente con una certa «maledizione di tabernacolini l’un sopra l’altro, con tante piramidi e punte e foglie, che, non ch’elle possano stare, pare impossibile ch’elle si possino reggere; et hanno più il modo di parer fatte di carta che di pietre e marmi». Ciò che lo irritava erano gli aspetti anticlassici contrari a una certa idea dell’ordine, della proporzione, della norma, dell’armonia delle membrature architettoniche. A questa "maniera" che non considerava autoctona, bensì introdotta in Italia dai tedeschi o addirittura dai goti indirizzò critiche assai violente.
Non erano stati i vecchi goti a creare lo stile che porta oramai il loro nome (Paul Frankl pubblicò un ponderoso volume di circa mille pagine sulla storia critica e le immagini che del gotico si sono avute nel tempo The Gothic, Princeton University Press 1960), e neppure i tedeschi, che però in Italia poterono esserne più di una volta tramiti. Ciò che chiamiamo lo stile gotico era nato nelle chiese dell’Ile de France poco prima della metà del XII secolo aveva avuto un rapido sviluppo, seguito molte strade, si era manifestato più tardi nella scultura e anche nella pittura, e pur incontrando più di una resistenza, aveva conquistato l’Europa nel corso del Duecento.
E in Italia come era giunto e si era manifestato il gotico? E’ un problema che ha interessato appassionatamente agli inizi del secolo grandi archéologues francesi come Camille Enlart (con qualche sentore di sciovinismo) ed Emile Bertaux e in anni a noi più’ prossimi Cesare Gnudi (L’arte gotica in Francia e in Italia, Torino, Einaudi 1982). Qualche risposta viene da questo libro a più mani pensato e coordinato da Martina Bagnoli e Valentino Pace testé uscito presso l’Electa Napoli. Non si è trattato di un compito facile, e questo non tanto per problemi epistemologici (Ernst Gombrich negando la legittimità di concetti unificanti come quelli di stile ha a più riprese ironizzato sulla fiducia che il grande Panofsky dimostrava verso l’esistenza di uno stile gotico che globalmente abbracciasse architettura, pittura e scultura, ma, dato per inteso che il gotico esista o quanto meno che esistano certi caratteri che riconosciamo come "gotici", difficile è dare un quadro unitario del suo primo svolgersi nel nostro Paese. Difficile per non dire impossibile. Infatti nella prima metà del Duecento ci troviamo di fronte a una serie di fatti, di fenomeni non necessariamente legati gli uni agli altri, anzi apparentemente isolati, saltuariamente distribuiti sul territorio, la cui presenza può essere riconducibile a situazioni geografiche, a occasioni politiche, a committenti e pubblici diversi.
Esistevano nella tradizione italiana elementi che troveranno risonanze nel gotico: la volta a crociera d’ogive di certe chiese lombarde per esempio, o il gusto terreno, rustico, attento alla quotidianità che anima in senso realistico certe sculture romaniche nate nelle città comunali della Padania. Di qui il dubbio se alcuni aspetti del gotico italiano non si siano sviluppati proprio da queste premesse. Poi ci sono le influenze esercitate dagli artisti itineranti, italiani operosi nel Nord, e quindi messi a contatto con i nuovi paradigmi, e settentrionali in Italia, e ancora la circolazione delle opere degli schemi e dei disegni, dei libri miniati, delle oreficerie, degli avori, dei ricami.
Sul caso Antelami e sulla sua stupefacente conversione dal romanico al gotico le luci sono da tempo puntate ma certo meno conosciuto è il fatto che, come bene illustra qui Enrica Pagella, uno scultore francese sia stato al lavoro intorno al 1220-25 alla facciata e all’interno della chiesa di Santa Maria di Vezzolano nel Monferrato, un altro sia stato attivo all’ambone del Duomo di Vercelli (sulle presenze gotiche in Piemonte si veda il volume curato da Giovanni Romano uscito grazie alla Cassa di Risparmio di Torino nel 1992), un altro ancora, di stupefacente qualità e tutto intriso di quel vigoroso classicismo sviluppatosi sulle rive della Mosa, ma ramificato anche in ambiente mediterraneo, che è stato chiamato lo «stile 1200» lo troviamo presente sulla facciata della cattedrale di San Lorenzo a Genova. Recentemente ne aveva parlato Fulvio Cervini (I portali della cattedrale di Genova e il gotico europeo, Firenze, Olschki 1993), qui lo illustra Peter Cornelius Claussen istituendo interessanti rapporti con quello straordinario capolavoro che è il candelabro Trivulzio nel Duomo di Milano. Altri scultori fortemente marcati dai modi transalpini sono attivi al Giudizio Finale del portico della Cattedrale di Ferrara e a Santa Giustina di Padova. Un pittore di sicura origine transalpina, la cui importanza avevano da tempo sottolineato Carlo Volpe e Luciano Bellosi, inizia la decorazione – che sarà poi continuata da Cimabue – della chiesa superiore di San Francesco di Assisi (di lui si occupa un saggio di Martina Bagnoli) e splendidi cicli di vetrate (si veda il saggio di Frank Martin) – per eccellenza la tecnica pittorica del gotico – sono montate a distanza di qualche decennio nelle finestre del coro e del transetto meridionale di questa stessa chiesa. I cistercensi grazie allo strettissimo contatto che le loro abbazie ebbero con le case-madri borgognone e con altri monasteri del medesimo ordine (un "Frater Simon" costruttore dell’abbazia di Wacock in Polonia dirigeva dal 1239 una campagna di lavori all’abbazia di San Galgano) furono importanti tramiti di modi costruttivi e decorativi transalpini in Italia, e un ruolo assai significativo ebbero poi i cantieri di Federico II. Molti cardinali transalpini affollavano la curia romana (ne parla qui Jualian Gardner) e qualche volta era lo stesso papa (Urbano IV, Clemente IV, Martino IV) a essere di origine francese; nel Mezzogiorno poi una serie di dinastie straniere, prima gli Altavilla, poi gli Staufen, quindi gli angioini furono strettamente legate a situazioni extraitaliane e a più riprese fecero appello a modelli e ad artisti stranieri.
Si tratta dunque di una serie di problemi estremamente intricati, di un terreno in cui ancora molto resta da mettere in connessione e da esplorare, per quanto negli ultimi anni gli studi si siano moltiplicati e infittiti. Valentino Pace e Martina Bagnoli che il libro hanno progettato e coordinato, partecipandovi anche con singoli interventi, hanno fatto appello per questa impresa a studiosi di varie nazionalità e di diverse generazioni e, per introdurre i circa trenta contributi, a un grande maestro degli studi medievali, Willibald Sauerlaender un cui saggio denso, brillante ed estremamente stimolante apre il volume.
Il libro è diviso in tre parti, la prima dedicata a problemi, situazioni e monumenti, dai portali del Duomo di Genova a quello splendido esempio di gotico rayonnant che è il coro di San Lorenzo Maggiore a Napoli (lo illustra Caroline Bruzelius autrice di una recente monografia su Saint Denis nel Duecento), al Mezzogiorno nel primo Duecento (Valentino Pace), alla Sicilia federiciana (di cui parla Francesco Gandolfo), dalla committenza scaligera e viscontea (Peter Seiler) a quella angioina (P.L. Leone de Castris), dai problemi della struttura gotica nell’architettura italiana (E.B. Smith) a quello dei rapporti tra la pittura senese con le forme gotiche transalpine (Joseph Polzer) all’introduzione della tomba figurata nell’Italia centrale (J. Gardner), la seconda ai prodotti di alcune microtecniche, lo smalto (E. Cioni ed E. Taburet Delahaye), il ricamo e nella fattispecie lo splendente opus anglicanum (N. Morgan), l’avorio (P. Williamson), la moneta (L. Travaini), la terza al libro illustrato. Qui Paola Supino Martini presenta il nuovo tipo di libro gotico, mentre alcune bibbie francesi del Duecento e alcuni manoscritti francesi nella Napoli angioina, sono esaminati rispettivamente da Larry Ayres e da Giulia Orofino, autrice quest’ultima di alcuni eccellenti studi sulla storia dell’illustrazione libraria e, in particolare, sui prodotti degli scriptoria cassinesi. La presenza in Italia di libri francesi e inglesi nel Due e nel Trecento, è commentata da Lorena Dal Poz, mentre per finire due importanti esempi, la bibbia inglese di Bagnoregio e la splendida bibbia bolognese della cattedra di Gerona sono esaminati rispettivamente da Adelaide Bennett e Joaquin Yarza.
Si procede per scandagli, campionature, approfondimenti che non coprono tutti i temi, i protagonisti, le vicende e i centri. Benedetto Antelami ne resta fuori, così come il Sant’Andrea di Vercelli o i grandi cantieri cistercensi, o l’architettura della chiesa superiore di San Francesco d’Assisi, ma non siamo di fronte a un manuale quanto a una raccolta di saggi spesso assai stimolanti e tali da gettare una luce nuova su tante e tanto cruciali questioni, da sollevare altre rimaste finora nell’ombra. La ricchezza di informazioni contenuta nelle note (si vedano, a esempio, quelle ricchissime di Xenia Muratova nel suo testo sul termine gotico) è poi tale da far rimpiangere che i nomi degli autori in esse citati non siano stati introdotti nell’indice o in una bibliografia generale che sarebbe stata veramente preziosa.
Aa.Vv., «Il Gotico Europeo in Italia», Electa Napoli, Napoli 1994, pagg. 440, L. 190.000.
Da sinistra, la navata della Basilica Superiore di San Francesco ad Assisi; capsula a foglia di vite, oreficeria franco-angioina di Napoli
Giovanni Pisano, frammento di crocefisso, Londra, Victoria and Albert Museum
NOMI CITATI
- Altavilla [famiglia]
- Angioini [famiglia]
- Antelami, Benedetto
- Ayres, Larry
- Bagnoli, Martina
- Bellosi, Luciano
- Bennett Hagens, Adelaide
- Bertaux, Emile
- Bruzelius, Caroline
- Cassa di Risparmio di Torino [Fondazione CRT]
- Cervini, Fulvio
- Cimabue
- Cioni, Elisabetta
- Claussen, Peter Cornelius
- Clemente IV, papa [Guy Foucois]
- Dal Poz, Lorena
- Einaudi
- Electa Napoli
- Enlart, Camille
- Federico II, imperatore del Sacro Romano Impero
- Frank, Martin
- Frankl, Paul
- Gandolfo, Francesco
- Gardner, Julian
- Giovanni Pisano
- Gnudi, Cesare
- Gombrich, Ernst
- Leone de Castris, Pierluigi
- Martino IV, papa [Simon de Brion]
- Morgan, Nigel
- Muratova, Xenia
- Olschki [Leo S.]
- Orofino, Giulia
- Pace, Valentino
- Pagella, Enrica
- Panofsky, Erwin
- Polzer, Joseph
- Princeton University Press
- Romano, Giovanni
- Sauerländer, Willibald
- Seiler, Peter
- Simon [Frater]
- Smith, Elbert Benjamin
- Staufen [famiglia]
- Supino Martini, Paola
- Taburet-Delahaye, Élisabeth
- Travaini, Lucia
- Urbano IV, papa [Jacques Pantaléon]
- Vasari, Giorgio
- Volpe, Carlo
- Williamson, Paul
- Yarza Luaces, Joaquín
LUOGHI E ISTITUZIONI CITATI
- Albugnano [Asti]
o Abbazia di Santa Maria di Vezzolano
- Assisi [Perugia]
o Basilica superiore di San Francesco
- Bagnoregio [Viterbo]
- Chiusdino [Siena]
o Abbazia di San Galgano
- Ferrara
o Cattedrale di San Giorgio Martire
- Genova
o Cattedrale di San Lorenzo
- Girona [Spagna]
o Cattedrale di Santa Maria
- Île-de-France [Francia]
- Londra [Regno Unito]
o Victoria and Albert Museum
- Milano
o Duomo [Cattedrale della Natività della Beata Vergine Maria]
- Napoli
o Basilica di San Lorenzo Maggiore
- Padova
o Abbazia di Santa Giustina
- Pianura padana
- Piemonte
- Sicilia
- Vercelli
o Basilica di Sant’Andrea
o Cattedrale di Sant’Eusebio
- Wąchock [Polonia]
o Abbazia di Wąchock
Collezione: Il Sole 24 Ore
Etichette: _RECENSIONE (pubblicazione)
Citazione: Enrico Castelnuovo, “«Quando li goti riempiron l’Italia»,” Enrico Castelnuovo sulla carta stampata. La Stampa e Il Sole 24 Ore, ultimo accesso il 17 dicembre 2024, https://asut.unito.it/castelnuovo/items/show/110.