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Titolo: Così cambiò il profilo dell’Europa

Descrizione: Recensione dell’opera: Renzo Dubbini, Geografie dello sguardo. Visione e paesaggio nell’età moderna, Torino Einaudi, 1994.
Una copia del volume è presente nel fondo librario dell’autore, conservato dalla Biblioteca storica d’Ateneo “Arturo Graf”.

Autore: Enrico Castelnuovo

Fonte: Il Sole 24 Ore, anno 131, n. 70, p. 34

Editore: Il Sole 24 Ore; digitalizzazione: Archivio storico dell'Università di Torino (2024)

Data: 1995-04-02

Gestione dei diritti: Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale

Relazione: Inventario del fondo Enrico Castelnuovo, unità archivistica «Il Sole 24 Ore» (Archivio storico dell'Università di Torino)

Formato: application/pdf

Identificatore: Sole_17

Testo: «Il Sole 24 Ore» – Domenica 2 aprile 1995 – Anno 131, n. 90, p. 35



GEOGRAFIE DELLO SGUARDO

Così cambiò il profilo dell’Europa



di Enrico Castelnuovo
Nascosto entro il grande edificio settecentesco, un po’ defilato rispetto alle vistose e impolverate collezioni del Musée de l’Armée, riparato dagli occhi indiscreti, l’Hotel des Invalides a Parigi ospita un singolare museo. È il Musée des Plans-Reliefs, la collezione di modellini e di maquettes delle fortezze, delle città di frontiera, dei porti della Francia e dei paesi confinanti che Luigi XIV aveva voluto riunire per farne una sorta di raccolta segreta da mostrare con fierezza agli ospiti più illustri, e che volle addirittura ospitare nella Grande Galérie del Louvre. Il visitatore potrà trovarvi un modellino di Montmélian, piazzaforte dei duchi di Savoia, come si presentava dopo l’assedio del Catinat con le case bruciate e le tracce del cannone qua e là minutamente documentate, troverà i modelli delle grandi fortezze di Vauban costruite sulle montagne del Delfinato o, nelle piane del Reno, le maquettes di Mont-Saint-Michel o di La Rochelle, insomma un repertorio straordinario e seducente di paesaggi urbani, di immagini tridimensionali della Francia da Luigi XIV a Napoleone III. Il controllo del territorio aveva infatti reso sempre più necessaria la sua dettagliata conoscenza.
I ricordi stupiti della prima visita al Musée des Plans-Reliefs, a questa antica e variatissima «France-miniature», mi ritornavano in mente leggendo queste Geografie dello sguardo di Renzo Dubbini. Questo perché la nascita e le evoluzioni del paesaggio hanno costituito volta a volta una risposta a domande precise e diverse, anche a quelle del re sole che voleva conoscere lo stato delle sue difese e di quelle dei suoi potenziali avversari. L’idea di paesaggio che oggi abbiamo non è ferma a quella canonica che Kenneth Clark prendeva in considerazione nel suo Paesaggio nell’arte (Garzanti, 1984) un libro classico ma ormai un poco datato a causa del punto di vista esclusivamente stilistico-formale adottato. Scritti come lo splendido Arte e rivoluzione industriale (Einaudi, 1972), L’arte del descrivere di Svetlana Alpers (Boringhieri, 1984), gli Studi sul paesaggio di Giovanni Romano (Einaudi, 1978, nuova edizione 1991) o Landscape and memory di Simon Schama che in questi giorni sta uscendo da Harper-Collins e di cui il Times Literary Supplement ha appena pubblicato una bella anticipazione, hanno grandemente contribuito a mutare le nostre idee sulla rappresentazione del paesaggio a ravvisarne i problemi e le implicazioni ad ampliarne il corpus.
Il libro di Dubbini procede appunto in questa direzione. Non è un manuale sulla storia della rappresentazione del paesaggio, ma una riflessione, un saggio – per usare parole consunte dall’uso – brillante e stimolante, un itinerario ricco di nodi, di incroci, di possibilità di derive che suscita molte idee. Taglio e soggetto sono ampi: lo spazio è l’Europa, i tempi vanno dalla fine del Cinquecento agli inizi del Novecento. Si va dal paesaggio naturale a quello artificiale, dalla cartografia al vedutismo, dal Journal de Voyage all’esplorazione geologica, dalla scoperta delle Alpi a quella delle antichità egizie, dal microcosmo del giardino alla metropoli, dal viaggio in carrozza a quello in ferrovia o a quello in pallone. Avvenimenti di varia natura, crisi politiche e rivolgimenti sociali eclissi di sistemi filosofici o invenzioni e innovazioni tecnologiche rimettono in causa gli schemi di rappresentazione, influiscono sul modo di raffigurare il paesaggio, sulla selezione degli elementi significativi, sull’adozione di determinati punti di vista, sulla creazione di quel paesaggio globale che fu il «panorama» una delle meraviglie del primo Ottocento.
Guerre, campagne militari, esplorazioni, introduzioni di nuove armi e di nuovi sistemi di difesa, bonifiche, grandi opere idrauliche, alternanza di coltivazioni, costruzioni di strade e di ponti, mutamenti nei mezzi di trasporto e nella loro velocità, nei modi e nei sistemi di illuminazione, rivoluzioni scientifiche e tecnologiche, variazioni della moda e del gusto, si intrecciano durante il percorso. Cambiano le immagini, i soggetti rappresentati, i modi di renderli, cambia l’altezza dell’orizzonte, il punto di vista, il taglio, l’impaginazione. Quando nel Settecento si prende a guardare alle montagne, ad ammirarne le forme irregolari, la maestosità, il carattere orrido e sublime oggetti naturali che per secoli erano stati considerati temibili e vitandi e quindi non rappresentati o addomesticati entro schemi armonici e regolarizzanti diventano protagonisti del paesaggio. La rivoluzione industriale con i suoi attributi, il ferro, il carbone, il vapore, i nuovi stabilimenti industriali illuminati nella notte, ne modificano forme e contenuti.
L’entusiasmo per il medioevo degli anni della restaurazione la rivisitazione delle storie nazionali è occasione del moltiplicarsi dei Voyages pittoresques, castelli, torri, cattedrali, abbazie in rovina dominano le piante, le rive, le colline. L’estendersi delle metropoli, il mutamento di scala delle città, l’urbanizzazione cambiano radicalmente i dati del paesaggio urbano e la scelta dei punti di vista. Le nuove città non hanno più i confini ben tracciati dai bastioni, si estendono indefinitamente, non possono più essere dominate. Queste geografie dello sguardo parlano delle tante strade per avvicinare il paesaggio, dei tanti fini che spingevano alla sua rappresentazione dei tanti paesaggi che nello stesso momento si sono affiancati, quello degli ingegneri e quello dei topografi, quello dei militari e quello degli archeologi, quello degli scienziati e quello dei viaggiatori, quello dei pittori, infine. Non un libro sul paesaggio, un libro sui paesaggi.

Renzo Dubbini, «Geografie dello sguardo. Visione e paesaggio nell’età moderna», Einaudi, Torino, 1994, pagg. 180, L. 45.000. 
NOMI CITATI

- Alpers, Svetlana
- Bollati Boringhieri
- Catinat, Nicolas de
- Clark, Kenneth McKenzie
- Dubbini, Renzo
- Einaudi
- Garzanti
- HarperCollins Publishers
- Luigi XIV, re di Francia
- Napoleone III, imperatore
- Romano, Giovanni
- Savoia [famiglia]
- Schama, Simon
- TLS [Times Literary Supplement]


LUOGHI E ISTITUZIONI CITATI
- Alpi
- Briançon [Francia]
o Fortificazioni di Vauban
- Delfinato [Francia]
- La Rochelle [Francia]
- Mont Saint-Michel [Francia]
- Montmélian [Francia]
- Parigi [Francia]
o Hotel des Invalides
o Musée de l’Armée
o Musée des Plans-Reliefs
o Musée du Louvre
 Grande Galerie
- Reno

Collezione: Il Sole 24 Ore

Citazione: Enrico Castelnuovo, “Così cambiò il profilo dell’Europa,” Enrico Castelnuovo sulla carta stampata. La Stampa e Il Sole 24 Ore, ultimo accesso il 17 dicembre 2024, https://asut.unito.it/castelnuovo/items/show/112.