E sulla via, banditi e gabelle (dettagli)
Titolo: E sulla via, banditi e gabelle
Descrizione:
Recensione dell’opera: Luoghi di strada nel Medioevo. Fra il Po, il mare e le Alpi occidentali, a c. di Giuseppe Sergi, Torino, Scriptorium 1996.
Una copia dell’opera è presente nel fondo librario dell’autore, conservato dalla Biblioteca Storica d'Ateneo "Arturo Graf".
Autore: Enrico Castelnuovo
Fonte: Il Sole 24 Ore, anno 133, n. 11, p. 34
Editore: Il Sole 24 Ore; digitalizzazione: Archivio storico dell'Università di Torino (2024)
Data: 1997-01-12
Gestione dei diritti:
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale
Relazione:
Formato: application/pdf
Identificatore: Sole_36
Testo:
«Il Sole 24 Ore» – Domenica 12 gennaio 1997, n. 11, p. 34
MEDIOEVO ITINERANTE
E sulla via, banditi e gabelle
La strada è stata uno dei cavalli di battaglia della medievistica di stampo positivista. Le strade erano le vene attraverso cui pulsava la cultura e il commercio, si trasmettevano modelli e influenze, si incontravano gli uomini, circolavano le notizie si diffondevano le creazioni artistiche o letterarie. I filologi romanzi, gli storici dell’arte o della letteratura, i sociologi rincorrevano i geografi. Joseph Bedier e Pio Rajna seguivano sulle strade il nascere, il circolare e diffondersi della chanson de geste. Un geniale americano Arthur Kingsley Porter percorreva in macchina le antiche routes de pelerinage fotografando copiosamente, e talora correndo il rischio di sovrapporre i tracciati moderni a quelli antichi assai più mutevoli, per preparare quel mitico libro che fu Romanesque Sculpture of the Pilgrimage Roads. Si arrivò a una ipostasia della strada a un determinismo della strada e ricordo addirittura due volumi di tale Edmond Demolins usciti all’inizio del secolo che si intitolavano Comment la route cree le type social.
Lungo la strada, prodotti dalla strada, nascevano i castelli, fatti per proteggere la strada, per controllarla, per esigere gabelle o addirittura per fornire un nido ai signori-avvoltoi che rapinavano e razziavano impunemente i viandanti. In certi punti deputati, nelle gole più strette, le strade erano bloccate dalle chiuse che dal periodo del tardo impero dovevano permettere di difendersi contro gli invasori (chi non ricorda come Carlomagno aggirò le chiuse longobarde). C’erano luoghi di assistenza e di ospitalità gestiti da enti religiosi, c’era insomma un mondo che oggi diremmo dell’indotto, che viveva della strada e per la strada.
Il modello un po’ determinista che si era venuto affermando ha subito qualche salutare scossone, qualche revisione, ci si è accorti che i ruoli non erano così fissi, che la funzione dei castelli poteva mutare nel tempo e che in molti casi la loro erezione aveva avuto poco a che fare con le strade. Alcune certezze cominciarono a vacillare, alcune immagini mentali dovettero essere riviste, a partire proprio da quella della strada che nel medioevo non era quel percorso chiaramente tracciato che era la via romana ma piuttosto doveva essere inteso, l’aveva notato Marc Bloch, come una «moltitudine di piccoli canali». La Via chiamata Francigena o Romea copriva in tutti i sensi realtà ben diverse della Aurelia o della Cassia. E oggi che nel segno dell’Europa si vuole ricordare e celebrare la Via Francigena esce una raccolta di scritti (Luoghi di Strada nel Medioevo. Fra il Po, il mare e le Alpi occidentali a cura di Giuseppe Sergi, Torino Scriptorium 1996, pagg. 288, L. 35.000) in cui appaiono alcuni dei contributi della scuola torinese che hanno infranto certe immagini e certe idee troppo rigide.
Si tratta di undici saggi in parte già pubblicati su riviste, atti di convegni o specifiche pubblicazioni non facilmente reperibili, in parte inediti, raccolti e articolati in tre sezioni: Fortificazioni e poteri (in cui sono riuniti i saggi sui castelli e le “chiuse” di Aldo Settia, Emanuela Mollo, Renato Bordone ed Enrico Lusso), Religiosità e assistenza, dove Giampietro Casiraghi, Bernardino E. Gramaglia, Piercarlo Pazé e Grado G. Merlo parlano di ospizi, monasteri, fondazioni religiose, Il paesaggio e gli uomini, in cui Rinaldo Comba, Giuseppe Sergi, Claudio Bertolotto e Adriana Solaro Fissore affrontano questioni di strade, viabilità, valichi, pellegrinaggi e insediamenti urbani. Ne esce un’immagine dinamica dei rapporti tra luoghi, strade e istituzioni tra Piemonte occidentale e Provenza, un quadro dialettico in cui, tra peregrinatio e stabilitas, radicamento locale e proiezione europea, si incontrano, si accostano e convivono mercanti e religiosi, aristocratici e pellegrini. (Enrico Castelnuovo)
NOMI CITATI
- Bédier, Joseph
- Bertolotto, Claudio
- Bloch, Marc
- Bordone, Renato
- Carlo Magno, imperatore del Sacro Romano Impero
- Casiraghi, Giampietro
- Comba, Rinaldo
- Demolins, Edmond
- Gramaglia, Bernardino Elso
- Lusso, Enrico
- Merlo, Grado Giovanni
- Mollo, Emanuela
- Pazé, Piercarlo
- Porter, Arthur Kingsley
- Rajna, Pio
- Scriptorium
- Sergi, Giuseppe
- Settia, Aldo Angelo
- Solaro Fissore, Adriana
LUOGHI E ISTITUZIONI CITATI
- Piemonte
- Provenza [Francia]
- Via Aurelia
- Via Cassia
- Via Francigena o Romea
Collezione: Il Sole 24 Ore
Etichette: _RECENSIONE (pubblicazione), Piemonte
Citazione: Enrico Castelnuovo, “E sulla via, banditi e gabelle,” Enrico Castelnuovo sulla carta stampata. La Stampa e Il Sole 24 Ore, ultimo accesso il 17 dicembre 2024, https://asut.unito.it/castelnuovo/items/show/135.