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Titolo: Il cantiere medioevale

Descrizione: Recensione dell'opera: Roland Bechmann, Le radici delle cattedrali. L'architettura gotica espressione delle condizioni dell'ambiente, Casale Monferrato, Marietti, 1984 (I ed. Les racines des cathédrales. L'architecture gothique, expression des conditions du milieu, Parigi, Payot, 1981). Sottolineando come gli studi di storia dell’architettura in Italia non abbiano, per tradizione, indagato le questioni pratiche del costruire, quali le tecniche, l’organizzazione del cantiere e i materiali, Castelnuovo si focalizza su questi aspetti del libro, qui indagati con particolare attenzione al contesto di produzione (ovvero l’ambiente, come suggerisce il sottotitolo) in cui si é fiorita l’architettura gotica.
Una copia dell’opera è presente nel fondo librario dell’autore, conservato dalla Biblioteca storica d’Ateneo “Arturo Graf”.

Autore: Enrico Castelnuovo

Fonte: L’Indice dei libri del mese, anno 1, n. 1, p. 37

Editore: L'Indice dei libri del mese; digitalizzazione: Archivio storico dell'Università di Torino (2025)

Data: 1984-10 (ottobre)

Gestione dei diritti: Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale

Relazione: Inventario del fondo Enrico Castelnuovo, serie Attività giornalistica (Archivio storico dell'Università di Torino)

Formato: application/pdf

Identificatore: L'Indice_1

Testo: «L’Indice dei libri del mese» – ottobre 1984, anno 1, n. 1, p. 37



Il cantiere medioevale
di Enrico Castelnuovo

Roland Bechmann, Le radici delle Cattedrali, traduzione di Giangiacomo Amoretti, Casale Monferrato, Marietti 1984, pp. 316, Lit. 38.000.



I libri di storia dell’architettura che mettono al centro dell’interesse le tecniche e i materiali non sono comuni in Italia, almeno dai primi anni del secolo quando furono scritti i grandi testi di Gian Teresio Rivoira, di Pietro Toesca o di Ugo Monneret de Villard. Alle letture formali che avevano corso fino a poco fa sono venute ad aggiungersi quelle iconologiche, sociologiche, ideologizzanti e via dicendo, ma i problemi terre-à-terre quali quelli che riguardano l’organizzazione di un cantiere, la ripartizione dei compiti al suo interno, la provenienza e l’uso dei materiali, gli strumenti e le tecniche messe in opera, i costi umani ed economici delle operazioni, insomma tutte quelle cose pratiche che avreste sempre voluto sapere (e che non avete mai avuto coraggio di chiedere) non trovano soddisfacenti illustrazioni in lingua italiana.
Al di là delle Alpi la situazione invece è molto diversa. In Francia per esempio c’è una continuità di studi che porta dal monumentale ed esemplare Dictionnaire raisonné de l’architecture française di Viollet-le-Duc (1854/’68) alla Histoire de l’Architecture di Auguste Choisy (1899), ai manuali di archeologia medievale di Camille Enlart (1902) tante volte ristampati, giù giù fino a Les Chantiers des Cathédrales di Pierre du Colombier (1953, 2a ed. 1973). Nei paesi anglosassoni c’è il classico The Medieval Mason di Douglas Knoop e G.P. Jones la cui prima edizione è del 1933 e che continua ad essere regolarmente ripubblicato, c’è Building in England down to 1540 di L.F. Salzman (1952) e The History of the King ‘s Works (1963) di H.M. Colvin, fonti inesauribili per la storia sociale dell’architettura, ci sono i tanti libri di John Harvey e l’esauriente studio di John Fitchen sulla costruzione delle volte medievali (The Constructions of Gothic Cathedrals, 1961, poi ripubblicato anche in paperback). In Germania c’è Der Baumeister der Gotik (1956) ed è recentemente uscito il prezioso repertorio di Binding e Nussbaum che raduna dalle più differenti fonti (miniature, vetrate, sculture ecc.) le antiche immagini delle attività costruttive offrendo una documentazione preziosa e sommamente utile (Mittelalterlicher Baubetrieb, 1978).
Di fronte a questa ampia disponibilità di testi l’assenza di scritti in italiano è quasi totale ed è bene che nel 1982 sia stato tradotto il libretto di Jean Gimpel sui costruttori delle cattedrali e che ad esso si aggiungano oggi queste Radici delle Cattedrali. Auguriamoci che non sia che un inizio e che in futuro i nostri editori si cimentino in uno degli standard works cui si è sopra accennato. Il libro è diviso in due parti, la prima illumina l’ambiente in cui nacquero e crebbero le grandi chiese gotiche, la seconda i problemi della loro costruzione, i materiali e la loro lavorazione, le tecniche utilizzate, le soluzioni proposte dagli architetti gotici, i cantieri e la loro organizzazione. Il legame tra le due parti è sottolineato dal sottotitolo che suona: L’architettura gotica espressione delle condizioni dell’ambiente; ciò può sembrare un poco determinista e vieux-jeu, ma in realtà le cose non stanno così. L’ambiente non è più il "milieu" di Taine da cui — diceva Cocteau — gli artisti crescevano come buone cipolle da un buon suolo.
È un ambiente concepito in modo dinamico come quello evocato da Roberto Longhi quando, nelle Proposte per una critica d’arte (1950), scrivendo della "ricerca poligenetica dell’opera come fatto aperto", chiedeva risposte che non involgessero solamente "il nesso tra opere e opere, ma tra opere e mondo, socialità, economia, religione, politica e quant’altro occorra". In un certo senso, diverso e limitato ma non opposto, la ricerca dell’ambiente di Bechmann va in questa direzione.
Certo non siamo più negli anni ‘50 e nel "milieu" entrano anche molte altre cose cui un tempo gli storici dell’arte concedevano solo una relativa importanza, non solo la situazione della tecnica e della tecnologia, ma quella della demografia, del clima, delle fonti di energia e del loro sfruttamento. Così, basandosi su Duby e Le Goff, Le Roy Ladurie, Bertand Gille e Lefebvre des Noettes, su Viollet-le-Duc e sugli storici dell’architettura intesa nei suoi aspetti materiali, cui si accennava, Roland Bechmann tenta una "ecologia dell’architettura". Le novità del suo approccio vengono anche dal fatto che egli non è un normale studioso accademico con l’abituale curriculum dietro le spalle, ma un costruttore, un architetto praticante che ha preso recentemente un diploma di geografia, un ecologo convinto che si interessa alla storia, alla antropologia, alla vicenda delle tecniche e dei rapporti tra gli uomini e la natura. La sua abilità sta nel far inter-reagire i vari testi che utilizza, nell’avvicinare informazioni differenti e nel servirsene per illustrare i modi e le circostanze in cui furono costruite le grandi chiese gotiche, un autentico culmine nella storia dell’architettura mondiale, per far luce sulle necessità, i condizionamenti, le difficoltà, gli obblighi che si profilano dietro alle risposte offerte da una nuova soluzione.
Lontani come siamo da quel tempo possiamo concedere scarsa attenzione al modo entusiastico con cui Sugerio di Saint Denis, padre e promotore dell’architettura gotica, racconta del ritrovamento inopinato, presentato come un autentico miracolo e un segno esplicito dell’assenso divino all’impresa, di dodici alberi di alto fusto che avrebbero fornito le travi necessarie alla nuova costruzione, in una foresta non lontana dall’abbazia. Capiremo meglio l’accento tutto particolare portato sull’episodio quando Bechmann ci avrà chiarito non solo la destinazione e l’utilizzazione di quei legni, ma anche il grado di sfruttamento delle foreste nell’area parigina nel XII secolo, le difficoltà per non dire l’impossibilità di trovare alberi di alto fusto in boschi largamente impoveriti a causa della vicinanza di una grande città e delle sue necessità energetiche, così come gli aumenti proibitivi di costi che avrebbe comportato il trasporto degli alberi da regioni lontane ove le foreste erano meglio conservate. Potrà sembrare un caso banale, ma è un esempio tra i tanti che mostra come solo attraverso l’interrogatorio incrociato di testi e dati diversi e pertinenti a diverse discipline si riuscirà ad avere un quadro articolato di una situazione, e a trovare risposte alle nostre domande. Solo conoscendo i vari usi di un materiale e la sua disponibilità, i problemi posti dal suo impiego e dal suo trasporto potremo renderci conto di quali fossero le sfide a cui erano confrontati i costruttori medievali e di quali siano state le loro risposte. In altre parole solo così potremo comprendere la vera e propria urgenza di certe soluzioni. Un discorso di questo genere si può fare anche per il taglio delle pietre che da quando si comincia a fare non sul cantiere, ma direttamente nella cava, dà luogo a una sorta di processo di standardizzazione e di prefabbricazione che avrà conseguenze anche nel campo della scultura, come ha mostrato Dietrich Kimpel nei suoi studi sugli inizi e lo sviluppo della taglia in serie.
In breve è un modo diverso di affrontare la storia dell’architettura che pone l’accento non tanto sulla libertà dell’artista che vola dove vuole, ma sulle necessità e i condizionamenti imposti dall’ambiente e sul modo di reagire ad essi.
Naturalmente in questo libro stimolante ed entusiasta ci sono delle pecche e delle sviste. Inopinatamente, e con singolare costanza, l’abate Sugerio è posto nel XIII secolo (alle pagine 57, 95 e 145 dell’edizione francese). L’edizione italiana corre ai ripari, ma non abbastanza: una volta (p. 157) troviamo correttamente indicata la data come XII secolo, altrove la correzione è troppo timida, fine del XII secolo (p. 60), nel terzo caso (p. 101) non c’è traccia di correzione. Nell’edizione italiana troviamo poi delle modifiche inopportune: la bibliografia generale è stata soppressa e spostata nelle note in calce ai singoli capitoli (il ché comporta la perdita di più di un titolo), quindi è stato soppresso anche il glossario, indispensabile in un’opera di questo tipo, sì che il lettore faticherà a trovare che cosa sia un muro gouttereau o un trumeau. Un appunto alla traduzione, peraltro scorrevole: a pagina 58 l’aver femminilizzato il "tour de France", il viaggio di apprendistato degli artigiani, in "la tour de France" potrà causare qualche equivoco. 
NOMI CITATI

- Amoretti, Giangiacomo
- Bechmann, Roland
- Binding, Günther
- Choisy, Auguste
- Cocteau, Jean
- Colvin, Howard Montagu
- Du Colombier, Pierre
- Duby, Georges
- Enlart, Camille
- Fitchen, John
- Gille, Bertand
- Gimpel, Jean
- Harvey, John
- Jones, Gwilym Peredur
- Kimpel, Dieter
- Knoop, Douglas
- Le Goff, Jacques
- Le Roy Ladurie, Emmanuel
- Lefebvre des Noëttes, Richard
- Longhi, Roberto
- Marietti
- Monneret de Villard, Ugo
- Nussbaum, Nobert
- Rivoira, Gian Teresio
- Salzman, Louis Francis
- Suger di Saint-Denis
- Taine, Hippolyte Adolphe
- Toesca, Pietro
- Viollet-le-Duc, Eugène-Emmanuel

LUOGHI CITATI
- Alpi
- Parigi [Francia], Basilica di Saint-Denis

Citazione: Enrico Castelnuovo, “Il cantiere medioevale,” Enrico Castelnuovo sulla carta stampata. La Stampa e Il Sole 24 Ore, ultimo accesso il 12 maggio 2025, https://asut.unito.it/castelnuovo/items/show/162.