Quel Duca silurato dal Kgb (dettagli)
Titolo: Quel Duca silurato dal Kgb
Descrizione:
Castelnuovo risponde all’articolo Storia dell’arte, attenti al trucco di Federico Zeri («La Stampa», 24 gennaio 1993, p. 21): a quattro anni dalla seconda edizione postuma de La fortuna dei primitivi. Dal Vasari ai neoclassici di Giovanni Previtali (Torino, Einaudi, 1989, I ed. 1964), Zeri accusa l’autore di essere stato “un perfetto esempio di quella mascheratura marxista e comunisteggiante” e di “correggere la storia o meglio falsificarla”. La ragione dell’attacco è la mancanza di riferimenti, nel testo, al duca di Parma Ferdinando di Borbone e al suo precoce interesse per i primitivi, interpretata come atto di censura ideologica verso un aristocratico reazionario. Castelnuovo, che del volume aveva scritto la prefazione, condanna l’attacco e irride Zeri – come il titolo dell’articolo lascia trapelare – per aver accostato gli studi di Previtali alla prassi revisionista del Partito Comunista sovietico, che dalle fotografie cancellava i propri esponenti divenuti scomodi.
Senza smorzare la polemica, Zeri controbatterà ancora a Castelnuovo e a Bernardina Sani, compagna di Previtali che aveva inviato una lettera di protesta al quotidiano (La disfida dei primitivi, «La Stampa», 10 febbraio 1993, p. 18).
Una copia di entrambe le edizioni dell’opera di Previtali è presente nel fondo librario di Castelnuovo, conservato dalla Biblioteca storica d’Ateneo “Arturo Graf” (ed. 1964 - ed. 1989).
Autore: Enrico Castelnuovo
Fonte: Il Sole 24 Ore, anno 129, n. 30, p. 31
Editore: «Il Sole 24 Ore»; digitalizzazione: Archivio storico dell'Università di Torino (2023)
Data: 1993-01-31
Gestione dei diritti:
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale
Relazione: Inventario del fondo Enrico Castelnuovo, unità archivistica «Il Sole 24 Ore» (Archivio storico dell'Università di Torino)
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Identificatore: Sole_5
Testo:
«Il Sole 24 Ore» – Domenica 31 gennaio 1993, n. 30, p. 32
STRAMPALART
Quel Duca silurato dal Kgb
di Enrico Castelnuovo
Nella «Stampa» di domenica 24 gennaio un’insolita girandola di fotografie – Bucharin, Trotzky e una tela di Gerasimov con la passeggiata di Stalin e di Voroshilov sugli spalti del Cremlino impropriamente presentata come «Stalin e Lenin in un dipinto nello stile del realismo socialista» – accompagnava una serie di titoli e sottotitoli da far rabbrividire. In grassetto su cinque colonne: «Storia dell’arte, attenti al trucco» e per sottotitolo «I metodi stalinisti non sono mai morti». Poi nelle manchettes il soggetto di tanto scandalo: «Torna lo studio di Previtali: un falso ideologico. Ignorata una collezione per non citare il Duca di Parma. La censura ricorda il regime sovietico che cancellava Trotzky dalle foto». Insomma un processo postumo istruito secondo le migliori regole (peccato però quella didascalia sbagliata) a uno storico dell’arte prematuramente scomparso qualche anno fa.
Di cosa si trattava, e di cosa veniva accusato con tanta solennità Giovanni Previtali? Di aver omesso di parlare, nel suo bellissimo libro La Fortuna dei Primitivi, dove si rintracciavano tappe e protagonisti della riscoperta dei pittori e degli scultori operosi prima di Raffaello, della collezione Tacoli Canacci, formata a Firenze nel 1787 per ordine del Duca di Parma e ricca di tavole del Trecento e Quattrocento. Non solo, perseverare diabolicum di aver continuato a ignorare la collezione Tacoli Canacci, malgrado che la omissione fosse stata segnalata fin dal 1971, anche nella nuova edizione del libro pubblicato da Einaudi nel 1989, quando purtroppo chi l’aveva scritto non era più tra noi. L’autore della recensione-requisitoria, uscita a quattro anni di distanza dalla pubblicazione del volume – fatto insolito nella stampa quotidiana, ma che potrebbe riproporre il libro al lettore ansioso di scoprire i segreti dello stalinismo –, ritiene che la causa del silenzio sia stata di natura ideologica: «... non si è voluto riconoscere a un Duca dell’Ancien Régime il ruolo di mente colta e aggiornata, quindi si è preferito correggere la storia, o meglio falsificarla... Ognuno è libero di giudicare il libro del Previtali come preferisce; io considero la falsificazione storica un fatto negativo, tale da togliere ogni prestigio e credibilità a chi ne è responsabile».
Questa la lapidaria conclusione di Federico Zeri autore della recensione a scoppio ritardato ma certo non della scelta delle immagini che la accompagnano, perché, ne sono sicuro, non avrebbe scambiato Voroshilov con Lenin nella tela di Gerasimov (ma di banale svista si tratta oppure di un falso ideologico mirante a rendere corresponsabile Lenin di tutti i crimini di Stalin?). Una conclusione su cui io, che per Federico Zeri nutro da tantissimi anni sentimenti di grande stima e ammirazione pur non sempre apprezzando certi suoi paradossi e certe sue intemperanze verbali, avrei più di una riserva. Ma come si fa a paragonare alle grandi tragedie di quella che fu l’Unione Sovietica l’assenza di una collezione principesca in questo libro così ricco di dati? Come si fa a considerare un falso ideologico, una correzione o addirittura una falsificazione della storia l’omissione del nome di un principe in un libro che abbonda in nomi e profili di porporati e dove non si manca di ricordare la presenza di importanti primitivi nelle granducali gallerie fiorentine? Certo è un libro che è fortemente profilato ideologicamente, come del resto ho scritto nella nota introduttiva alla seconda edizione. Ma questo forse significa che il suo autore corregge e falsifichi la storia? Non sarà quella omissione che potrà provarcelo quando si sappia in quali condizioni, lottando contro la tremenda malattia, Giovanni Previtali abbia rivisto il suo libro senza purtroppo nemmeno arrivare a vederne le bozze. Non insegna niente il caso della didascalia sbagliata? Non ci ricorda il detto popolare che il diavolo insegna a far le pentole, ma non i coperchi? Non invita Zeri, «La Stampa» e tutti noi ad abbandonare lo spirito di crociata, il gusto dello scandalo, a riconoscere la presenza del caso, e non costruire castelli in aria?
NOMI CITATI
- Bucharin, Nikolaj Ivanovič
- Einaudi
- Ferdinando di Borbone, duca di Parma, Piacenza e Guastalla
- Gerasimov, Aleksandr Michajlovič
- KGB
- Lenin, Vladimir Ilʹič
- Previtali, Giovanni
- Raffaello
- Stalin, Iosif Vissarionovič
- Stampa [La]
- Tacoli Canacci, Alfonso
- Trotsky, Lev
- Voroshilov, Kliment Efremovič
- Zeri, Federico
LUOGHI E ISTITUZIONI CITATI
- Firenze
- Mosca [Russia]
o Cremlino
Collezione: Il Sole 24 Ore
Citazione: Enrico Castelnuovo, “Quel Duca silurato dal Kgb,” Enrico Castelnuovo sulla carta stampata. La Stampa e Il Sole 24 Ore, ultimo accesso il 17 dicembre 2024, https://asut.unito.it/castelnuovo/items/show/5.