Enrico Castelnuovo sulla carta stampata. La Stampa e Il Sole 24 Ore

Titolo: senza titolo [Sul restauro del Battistero di Parma di Bruno Zanardi]

Descrizione: Castelnuovo commenta il restauro degli apparati scultorei di Benedetto Antelami del Battistero di Parma, diretto da Bruno Zanardi tra fine anni Ottanta e inizio anni Novanta. L’articolo si inserisce nel dibattito sulla pulitura delle superfici lapidee, infiammatosi nel corso del 1992 a causa della rimozione della patina nera che le ricopriva, con polemiche così aspre da portare all’interruzione del cantiere. Richiamando il parere favorevole sull’intervento rilasciato dalla commissione di esperti incaricati dal Ministero («Il Giornale dell’Arte», n. 108, febbraio 1993, p. 2), Castelnuovo difende i risultati del restauro, accodandosi a quando già espresso da Giorgio Bonsanti e Giuliano Briganti (Al mondo dei restauri sono saltati i nervi, «Il Giornale dell’Arte», n. 97, febbraio 1992, p. 58; Perché sparate sul Battistero, «La Repubblica», 12 settembre 1992, p. 35).
Accompagna l’articolo un contributo di Peter Rockwell, Maestro o allievo? Dipende da come sa usare il trapano, dedicato all’identificazione degli artisti attivi nel Battistero tramite l’analisi della tecnica e gli strumenti da loro impiegati (tratto dalla pubblicazione edita in occasione del restauro: La decorazione plastica. Le tecniche d’intaglio, in Battistero di Parma, Parma-Milano, Cassa di Risparmio di Parma-F.M. Ricci, 1992, vol. I - l’opera è presente nel fondo librario di Castelnuovo, conservato dalla Biblioteca storica d’Ateneo “Arturo Graf”).

Autore: Enrico Castelnuovo

Fonte: Il Sole 24 Ore, anno 129, n. 58, p. 25

Editore: «Il Sole 24 Ore»; digitalizzazione: Archivio storico dell'Università di Torino (2023)

Data: 1993-02-28

Gestione dei diritti:
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Relazione: Inventario del fondo Enrico Castelnuovo, unità archivistica «Il Sole 24 Ore» (Archivio storico dell'Università di Torino)

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Identificatore: Sole_6

Testo: «Il Sole 24 Ore» – Domenica 28 febbraio 1993, n. 58, p. 25



PARMA MEDIOEVALE

senza titolo
[Sul restauro del Battistero di Parma di Bruno Zanardi]



di Enrico Castelnuovo
Leggo sul «Giornale dell’arte» di febbraio che gli esperti incaricati di dare un parere sul restauro del Battistero di Parma hanno assolto l’accusato Bruno Zanardi. La cosa mi fa piacere perché non avevo ben capito la ragione del clamore che tutto d’un tratto si era levato da più parti, e contemporaneamente, contro questo restauro – che mi sembra assai bello – e contro il suo autore. Che la polemica sui restauri sia spesso infuocata non è certo un fatto negativo, del resto la resurrezione del colore in modi che stravolgono le nostre abitudini percettive (cosa che è avvenuta nel caso del Battistero di Parma) è sempre un fatto traumatico che non manca di suscitare reazioni. È quanto è successo per le vetrate di Chartres quando, ridotte al limite della opacità, hanno recuperato una parte del loro fulgore, per la Cappella Sistina, per la Cena del Veronese al Louvre e via dicendo. Ricordo che una volta un membro del consiglio sinodale ginevrino richiesto dal restauratore di un parere di fronte alla scoperta di smaglianti colori sugli stalli del coro quattrocenteschi della cattedrale di Ginevra, per molti secoli ridotti a mortificante monocromia, non riuscì a celare il suo disappunto di severo riformato esclamando: «Mais Monsieur, ne trouvez-vous pas que cela fait un peut trop catholique?». Tuttavia nel caso di Parma un tale improvviso e quasi, si direbbe, concordato levarsi di un vento di crociata con invocazioni all’intervento del braccio secolare è cosa inedita e ricorda le leggende medievali in cui l’architetto al termine della propria opera viene sacrificato.
Il lieto fine sembra scongiurare un tale pericolo e varrà la pena di rimeditare spassionatamente e a mente fredda sull’avvenimento guardando le illustrazioni rivelatrici e leggendo il bel libro sul Battistero di Parma (con testi di Georges Duby, Chiara Frugoni e Giovanni Romano e note sul restauro di Peter Rockwell – di cui pubblichiamo qui sotto uno stralcio – e Bruno Zanardi) appena uscito grazie alla Cassa di Risparmio di Parma e a Franco Maria Ricci. Particolarmente nuovo è il tentativo di Peter Rockwell di studiare le tecniche degli scultori quali sono emerse durante la pulitura mettendo in piedi una vera e propria banca dati riguardante la forma e la dimensione dei blocchi delle sculture interne e di molte delle esterne, la loro funzione statica, e censendo scrupolosamente le tracce degli strumenti che su di essi si trovano. Ricercare metodicamente la presenza della subbia e dello scalpello, della gradina e del picchierello, del trapano e del raschietto, o ancora l’uso di abrasivi, e il loro diseguale distribuirsi nei blocchi di marmo rosso di Verona o di pietra di Vicenza è un’indagine che può portare lontano, e permettere di fare delle distinzioni, di identificare la presenza e la distribuzione di mani diverse nell’impresa comune, di precisare il ruolo, i tipi di intervento e di controllo del capomaestro e i rapporti che i componenti dell’equipe hanno con la tradizione tecnica precedente. Questo significa cercare la mano di Benedetto Antelami attraverso un’indagine sull’uso del trapano? Non certo in un modo così meccanico, ma in fondo, perché no, anche così.

Il Battistero di Parma dopo i restauri. Sotto il titolo, un basilisco, animale fantastico scolpito in pietra di Verona lungo lo Zooforo, il fregio che gira intorno alla base esterna del Battistero.
NOMI CITATI

- Antelami, Benedetto
- Cassa di Risparmio di Parma [Crédit Agricole Italia]
- Duby, Georges
- Franco Maria Ricci
- Frugoni, Chiara
- Giornale dell’Arte [Il]
- Romano, Giovanni
- Rockwell, Peter
- Veronese, Paolo
- Zanardi, Bruno

LUOGHI E ISTITUZIONI CITATI
- Chartres [Francia]
o Cattedrale Notre-Dame de Chartres
- Città del Vaticano
o Cappella Sistina
- Ginevra [Svizzera]
o Cattedrale di Saint-Pierre
- Parigi, [Francia]
o Musée du Louvre
- Parma
o Battistero di San Giovanni Battista [Parma]