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Titolo: Un buon libro d'arte? Non sempre è quello che luccica

Descrizione: Consigli di lettura per le prossime festività natalizie:

  • Rudolf Wittkower, Allegoria e migrazione dei simboli, Torino, Einaudi, 1987 (I ed. Allegory and the Migration of Symbols, London, Thames and Hudson, 1977);
  • Ernst Gombrich, Antichi maestri, nuove letture. Studi sull'arte del Rinascimento, Torino, Einaudi, 1987 (I ed. New Light on Old Masters, London, Phaidon, 1986);
  • Federico Zeri, Dietro l'immagine. Conversazioni sull'arte di leggere l'arte, Milano, Longanesi, 1987;
  • Maurizio Scudiero, Fortunato Depero. Opere, Trento, Reverdito editore, 1987;
  • Ananda Kentish Coomaraswamy, Il grande brivido. Saggi di simbolica e arte, edizione italiana a c. di Roberto Donatoni, Milano, Adelphi, 1987 (I ed. Traditional Art and Symbolism. Selected Papers, a c. di Roger Lipsey, Princeton, Princeton University Press, 1977);
  • Otto Pächt, La miniatura medievale. Una introduzione, Torino, Bollati Boringhieri, 1987 (I ed. Buchmalerei des Mittelalters. Eine Einfuhrung, Monaco, Prestel, 1984);
  • Pierre Georgel e Anne-Marie Lecoq, La pittura nella pittura, Milano, Mondadori, 1987 (I ed. La peinture dans la peinture, catalogo dell’esposizione, Digione, Musée des Beaux-Arts, 18 dicembre 1982-28 febbraio 1983), Digione, Musée des Beaux-Arts de Dijon, 1983);
  • Christopher de Hamel, Manoscritti miniati, Milano, Rizzoli, 1987 (I ed. A History of Illuminated Manuscripts, Boston, David R. Godine, 1986);
  • Sylvie Forestier, Marc Chagall. Opera monumentale. Le vetrate, Milano, Jaca Book, 1987;
  • Picasso teatro, a c. di Douglas Cooper, Milano, Jaca Book, 1987 (I ed. Picasso e il teatro, Milano, Garzanti, 1967; lo stesso anno è edito in francese e inglese da Cercle d'art);
  • Guglielmo Matthiae, Pittura romana del Medioevo, vol. I, Secoli IV-X, aggiornamento scientifico e bibliografia di Maria Andaloro, Roma, Palombi editori, 1987 (I ed. 1965);
  • Filippo Titi, Studio di pittura, Scoltura, et Architettura, nelle chiese di Roma, 1674-1763, a c. di Bruno Contardi e Serena Romano, Firenze, Centro Di, 1987.

Autore: Enrico Castelnuovo

Fonte: Tuttolibri, anno 13, n. 584, p. 6 (supplemento a La Stampa)

Editore: La Stampa; digitalizzazione: Archivio storico dell'Università di Torino (2023)

Data: 1987-12-12

Gestione dei diritti: Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale

Relazione: Inventario del fondo Enrico Castelnuovo, unità archivistica «La Stampa» (Archivio storico dell'Università di Torino)

Formato: application/pdf

Identificatore: Stampa_60

Testo: Tuttolibri – Anno 13, n. 584, p. 6
(supplemento a «La Stampa» del 12 dicembre 1987)



Dalle miniature medievali alle vetrate di Chagall

Un buon libro d’arte? Non sempre è quello che luccica



Ho sempre guardato le «strenne» con apprensione e ciò vale in particolare per il «libro strenna». Non mi è chiaro perché debba esistere una categoria di «libri da regalare» che sospetto diversa da quelli che uno compra per sé, per leggerli. E sono rimasto stupito nel vedere recentemente la distinzione introdotta da un mensile tra i libri da leggere, da leggere assolutamente, da leggere e regalare, da tenere in biblioteca. Un libro è un libro e dovrebbe essere indifferentemente letto regalato, messo in biblioteca e via di seguito. Quindi, ripeto, a veder nelle vetrine natalizie quei libri grossi grossi con copertine patinate e magari un astuccio mi sento poco invogliato ad accostarli più da vicino. E tuttavia tra i regali che si possono fare e ricevere i libri son certo tra i più gradevoli, per cui non sarà inutile segnalare qualche titolo in una sorta di frittomisto decembrino.
Parliamo in primis, di libri sui libri. La miniatura medievale di Otto Pächt (Bollati Boringhieri, pp. 244, 210 ill., 23 tavole a colori, L. 70.000) è un testo magistrale di uno dei grandi storici dell’arte del nostro tempo le cui opere finora non erano state tradotte in Italia, una introduzione affascinante a una delle tecniche artistiche più singolari e feconde del Medioevo che fu un fertile terreno di sperimentazione e che produsse alcuni dei massimi capolavori di questo periodo. Al tempo stesso una storia del libro medievale della sua evoluzione e della sua illustrazione, un profilo dell’arte medievale attraverso un’angolatura per molti aspetti privilegiata. Tra i tanti problemi abbordati la storia dell’iniziale miniata, una delle grandi e fantasiose novità dell’età di mezzo, il rapporto tra testo e immagini, il conflitto tra superficie del foglio e rappresentazione spaziale.
Un altro libro dedicato allo stesso soggetto è Manoscritti miniati di Christopher de Hamel (Rizzoli, pp. 256, 250 ill. in nero e colori, L. 60.000). L’autore è il responsabile per i manoscritti occidentali di Sotheby’s e il libro ha un aspetto di guida per il curioso e l’amatore. Lo si avverte già dal taglio non problematico come quello di Pächt ma piuttosto tipologico, che via via affronta i libri secondo i loro destinatari: libri per missionari (i celebri codici irlandesi dell’Alto Medio Evo, per esempio), per imperatori, monaci, studiosi, aristocratici, sacerdoti, collezionisti, fino ai libri per tutti, vale i dire quei libri di preghiera quotidiana – i libri d’Ore – i cui committenti appartenevano a diversi gruppi sociali. Per varietà di notizie e osservazioni interessanti può essere complementare al Pächt. Non sempre felice la qualità delle riproduzioni.
Avevo detto parlando di Otto Pächt che si tratta di uno dei massimi storici dell’arte del nostro tempo; lo stesso si può dire di Rudolph Wittkower, più conosciuto dal pubblico italiano, di cui esce da Einaudi una raccolta dei saggi di carattere più segnatamente warburghiano che seguono, vale a dire, i grandi filoni di ricerca aperti da Warburg e da Saxl nel campo della trasmissione, della sopravvivenza, del cambiamento di significato dei simboli. Si tratta di Allegoria e migrazione dei simboli (pp. 354, 250 illustrazioni, L. 50.000). Il volume esce in edizione italiana con una buona percentuale di valore aggiunto, che le viene da una assai ricca introduzione in cui Giovanni Romano ricostruisce e documenta un capitolo molto importante della moderna storiografia artistica, quello della ricezione dell’opera di Warburg negli Anni Quaranta, facendo luce sulla posizione di Wittkower rispetto a personaggi come Saxl, Panofsky e Otto Kurz e saggiando il non facile rapporto tra i warburghiani e le teorie di Freud.
Per restare tra i grandi della stona dell’arte senza andar lontano dal Warburg lnstitute, quella straordinaria arca di Noè che permise a tanti studiosi di sopravvivere alla tempesta nazista e fu per tanti anni una fucina impareggiabile di idee e di proposte, vorrei ricordare la recente pubblicazione di un nuovo libro di Ernst Gombrich, autore molto caro al pubblico italiano: Antichi maestri, nuove letture (Einaudi, pp. 200, 157 ill., L. 30 000) dove sono raccolti saggi recenti che spaziano da Giotto a Michelangelo passando per Giulio Romano, un antico amore di Sir Ernst.
Entrando in tutt’altro orizzonte qualcosa di molto particolare è la pubblicazione dello Studio di Pittura, Scoltura, et Architettura, nelle chiese di Roma dell’abate Filippo Titi che fu per generazioni il Baedeker dei viaggiatori del Grand Tour (Centro DI, 2 voll., pp. 290, 1630 ill., L. 250 000). La presente impresa, curata da B. Contardi e Serena Romano, permette un confronto tra le varie edizioni che questa fortunatissima guida ebbe tra il 1674 e il 1763 e quindi l’attenta registrazione delle novità artistiche che si manifestarono nelle chiese, nei palazzi, nelle piazze e nelle strade di Roma in un periodo di circa un secolo di intensa produttività. Di conseguenza il ricchissimo atlante fornisce un autentico repertorio di quanto via via si poté vedere a Roma in quegli anni, pennacchi, volte e soffitti affrescati quadri d’altare, tombe, stucchi, monumenti, sculture, fontane e via di seguito.
Per rimanere a Roma, ma in tutt’altra età, è da citare la riedizione del primo dei due volumi che Guglielmo Matthiae aveva dedicato, nel 1965, alla Pittura romana del Medioevo, consacrato al periodo tra il IV e il X secolo. L’aggiornamento che non comporta solo una bibliografia un to date ma anche una serie di notizie e di aggiunte su ritrovamenti e restauri recenti è di Maria Andaloro (Palombi, pp. 310, 212 illustrazioni e 22 tavole a colori, L. 100.000).
Venendo ora ai classici libri strenna ricorderò un Picasso Teatro (strano titolo che fa venire in mente il Mao Pensiero) di Douglas Cooper pubblicalo dalla Jaca Book in formato ragguardevole, circa cinquecento illustrazioni di buona qualità e solida rilegatura in tela (L. 145.000). L’autore, intelligente critico e conoscitore d’arte moderna, affronta un tema non molto frequentato anche se assai significativo, dell’attività di Picasso. Esplorandone i rapporti con Cocteau, Diaghileff, Satie, Stravinsky, Ansermet, ecc. si confronta con i problemi di quella che potremmo chiamare I’espressione teatrale di Picasso, sia nella sua partecipazione a tutti i livelli – costumi, scenografie e più generalmente, impostazione visiva – ad alcuni celebri e leggendari spettacoli, sia nelle ripercussioni che l’esperienza teatrale ha avuto sulla sua pittura. II testo, che è del 1969 e nasce da una esposizione tenutasi due anni prima a Tolosa, e stato rinfrescato con l’aggiunta di una aggiornata selezione bibliografica dedicata non, come ci si sarebbe potuto attendere, a quel particolare aspetto di Picasso cui il libro e consacrato ma (in modo piuttosto inutile) a Picasso in generale.
Il teatro ha avuto un gran posto anche nella vita del futurista Fortunato Depero cui Maurizio Scudiero dedica un volume, con saggi di Gabriella Belli e di Enrico Crispolti, Fortunato Depero. Opere (Reverdito, pp. 180 con 71 tavole a colori, L. 120.000). Il ricco apparato iconografico presenta oli, acquarelli, arazzi (o meglio tarsie di stoffe), collages, fotomontaggi, progetti pubblicitari, schizzi e disegni per scene e costumi, assemblages di legni e cartoni, idee per copertine di questo artista alpestre estroso, poliedrico, intelligente.
Un giudizio più riservato sarei portato a dare su un altro libro della Jaca Book, quello dedicalo alle vetrate di Chagall da Sylvie Forestier (Chagall. Opera Monumentale: Le vetrate, pp. 223, ill. a colori e 33 in bianco e nero, L. 150.000). A un largo apparalo illustrativo di buona qualità e ad un utile catalogo di tutti i cicli vitrei di Chagall si accompagna un testo che mi sembra un tipico discorso di celebrazione e che non sempre fornisce elementi utili per la lettura delle opere ne è sufficientemente problematico. Un testo divertente, pieno di problemi e di suggestioni e invece quello di Pierre Georgel e Anne-Marie Lecoq, Il Quadro nel quadro (Mondadori, 288 pp., 456 ill., 40 tavole a colori, L. 100.000). Anche questo, come il Picasso Teatro di Douglas Cooper, è un libro nato da una mostra, assai intelligente, organizzata nell’inverno ‘82-83 al Museo di Digione. I temi sono quelli in cui la pittura parla per così dire di se stessa, dal suo farsi allegoria all’autoritratto, alla veduta dell’atelier, dalle visioni di gallerie e collezioni ai quadri rappresentati nei dipinti, dalle rappresentazioni degli specchi a quelli delle finestre, dal trompe-l’oeil alla copia, temi cari ad André Chastel cui la mostra di Digione era dedicata.
Per finire un altro libro in cui la pittura viene letta e non solo celebrata: l’ultimo Zeri, Dietro l’Immagine, Conversazioni sull’arte di leggere l’arte (Longanesi, pp. 278, 162 illustrazioni, L. 35.000) di cui Fruttero e Lucentini hanno già largamente parlato su La Stampa di domenica scorsa. Non potrei chiudere però senza almeno accennare aIla pubblicazione, sotto il titolo allarmante e chandleriano di II grande brivido, di una straordinaria raccolta di saggi di Ananda K. Coomaraswamy (Adelphi, pp. 576, L. 70.000) un’opera di frontiera tra storia dell’arie e storia delle religioni, filosofia ed estetica, il cui autore fu chiamato da Meyer Schapiro «un luminare del sapere da cui noi tutti abbiamo imparato qualcosa».
Enrico Castelnuovo

[Accompagna l’articolo un’illustrazione senza didascalia].

NOMI CITATI

- Adelphi
- Andaloro, Maria
- Ansermet, Ernest
- Belli, Gabriella
- Bollati Boringhieri
- Centro Di
- Chagall, Marc
- Chastel, André
- Cocteau, Jean
- Contardi, Bruno
- Coomaraswamy, Ananda Kentish
- Cooper, Douglas
- Crispolti, Enrico
- De Hamel, Christopher
- Depero, Fortunato
- Diaghilev, Serge
- Einaudi
- Forestier, Sylvie
- Freud, Sigmund
- Fruttero, Carlo
- Georgel, Pierre
- Giotto
- Gombrich, Ernst
- Jaca Book
- Kurz, Otto
- Lecoq, Anne-Marie
- Longanesi
- Lucentini, Franco
- Matthiae, Guglielmo
- Michelangelo
- Mondadori
- Pächt, Otto
- Palombi editori
- Panofsky, Erwin
- Picasso, Pablo
- Reverdito editore
- Rizzoli
- Romano, Giovanni
- Romano, Giulio
- Romano, Serena
- Satie, Érik
- Saxl, Fritz
- Schapiro, Meyer
- Scudiero, Maurizio
- Sotheby’s
- Stampa [La]
- Stravinskij, Igor
- Titi, Filippo
- Warburg, Aby
- Wittkower, Rudolf
- Zeri, Federico


LUOGHI E ISTITUZIONI CITATI
- Digione [Francia]
o Musée des Beaux-Arts de Dijon
- Londra [Regno Unito]
o The Warburg Institute
- Roma
- Tolosa [Francia]
o Musée des Augustins

Collezione: La Stampa

Citazione: Enrico Castelnuovo, “Un buon libro d'arte? Non sempre è quello che luccica,” Enrico Castelnuovo sulla carta stampata. La Stampa e Il Sole 24 Ore, ultimo accesso il 17 dicembre 2024, https://asut.unito.it/castelnuovo/items/show/74.