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Titolo: Mira l’Italia

Descrizione: Recensione della collana Mirabilia Italiae, curata da Salvatore Settis per Franco Cosimo Panini Editore. Apprezzando il progetto editoriale, Castelnuovo si sofferma sulle prime due opere edite:

Nel suo fondo librario, conservato dalla Biblioteca storica d'Ateneo “Arturo Graf”, è conservata una copia delle due opere commentate e di alcune di quelle pubblicate a seguire nella collana: Il Duomo di Pisa (1995, 2 voll. - recensito su «Il Sole 24 Ore»), Il Mausoleo di Galla Placidia a Ravenna (1996); Orsanmichele a Firenze (1996, 2 voll. - recensito su «Il Sole 24 Ore»), Il Duomo di Modena (1999, 2 voll.).

Autore: Enrico Castelnuovo

Fonte: Tuttolibri, anno 19, n. 937, pp. 4-5 (supplemento a La Stampa)

Editore: La Stampa; digitalizzazione: Archivio storico dell'Università di Torino (2023)

Data: 1994-12-31

Gestione dei diritti: Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale

Relazione: Inventario del fondo Enrico Castelnuovo, unità archivistica «La Stampa» (Archivio storico dell'Università di Torino)

Formato: application/pdf

Identificatore: Stampa_81

Testo: Tuttolibri – Anno 19, n. 937, pp. 4-5
(supplemento a «La Stampa» del 31 dicembre 1994)




Mira l’Italia



Una monumentale collana di Franco Cosimo Panini dedicata ai nostri monumenti: ogni volume illustra con attenzione minuziosa e vigile storia, modifiche sottrazioni di un edificio, dagli arredi alle decorazioni
Sullo scaffale di Capodanno la Galleria delle carte geografiche in Vaticano, voluta da Gregorio XIII, e il Battistero di San Giovanni a Firenze, esplorato e fotografato fin nelle zone più inaccessibili degli antichi matronei


Racconta Borges che un imperatore della Cina aveva iniziato a farsi fare una carta dei suoi domini in scala uno a uno. È una storia che viene evocata nelle occasioni più diverse ma direi che nel caso dei volumi di Mirabilia Italiae, una nuova sorprendente collana di Franco Cosimo Panini, la citazione è giustificata. Il nome della collezione è ispirato dalle Mirabilia Urbis, quelle antenate delle attuali guide che nel Medioevo offrivano al pellegrino una meditata selezione dei grandi monumenti di Roma.
Nel nostro caso si tratta di libri che illustrano con una attenzione minuziosa quanto vigile, con grande ricchezza di insiemi e di particolari, con una quantità di elementi di riferimento, una serie di monumenti italiani. I precedenti di questa impresa sono i grossi volumi usciti al tempo della mostra Quando le cattedrali erano bianche dedicata a Lanfranco e Wiligelmo al Duomo di Modena (1984) e il successivo Atlante fotografico del Duomo di Modena (1985) tutti editi da Panini. Salvatore Settis, che all’impresa di Modena aveva partecipato e che da Einaudi aveva realizzato una edizione della colonna Traiana ispirata a criteri di completezza documentaria, ha ideato e messo a punto questa monumentale collana i cui volumi non hanno niente che vedere con gli abituali e vistosi coffee-table books.
Qui siamo di fronte ad atlanti completi che con un amplissimo corredo documentario illustrano volta per volta un diverso monumento, a una sorta dell’equivalente su carta di un compact-disc, o della pubblicazione integrale di un suntuoso codice miniato. Non solo l’edificio e la sua decorazione sono documentati nel loro attuale stato, ma vengono illustrati e schedati opere e arredi di qui provenienti e che sono oggi conservati altrove. Non l’Italia in tasca (ogni volume – in due tomi, uno per le immagini, uno per i testi – è fornito di una sorta di scatola-valigia per il trasporto), ma l’Italia esposta, mostrata e dimostrata da riporre in libreria.
Esistono infatti monumenti che una volta che ne sia stata ultimata la costruzione e la decorazione trascorrono per secoli una vita silenziosa senza che nulla venga a modificarne o a variarne in modo marcato l’aspetto. Ve ne sono altri che hanno attraversato trasformazioni, arricchimenti, sottrazioni che ne hanno parzialmente mutato i caratteri. Nella maggior parte dei casi questi interventi si concentrano entro tempi determinati. Anni in cui la storia dell’edificio conosce una accelerazione, una variazione per poi riprendere a fluire, e per lungo tempo, a un ritmo assai più lento. In altri monumenti, la storia sembra essersi depositata con una intensità e una continuità del tutto particolari, in strati successivi, quasi senza interruzione. Mentre il tempo degli uni è trascorso in modo irregolare con periodi di mutamenti e di variazioni seguiti da lunghi secoli di calma, il tempo degli altri disegna una diversa traiettoria, un diverso tracciato, e sono proprio questi tracciati che rivelano la diversità degli strati storici. In questi monumenti di grande spessore ogni epoca è in qualche modo intervenuta trasformando, modificando, arricchendo, distruggendo talvolta, lasciando innumeri tracce che si intersecano, si sovrappongono, si elidono, si intrecciano in modo inestricabile.
I volumi fin qui usciti della collana esemplificano due tipi diversi di monumenti: il primo, apparso sei mesi fa, è l’atlante di un atlante; la compiuta e documentata illustrazione di un monumento tanto insigne e significativo quanto poco noto al gran pubblico, anche se lo attraversano tutti i visitatori dei musei vaticani, di un autentico paradiso cartografico, la stupefacente Galleria delle carte geografiche in Vaticano (a cura di A. Pinelli e L. Gambi, 2 voll., pp. 1130, 795 ill. a colori, 120 in b. e n., L. 900.000), eseguita sotto papa Gregorio XIII in un tempo assai breve tra il 1578 e il 1581, e giunta sino a noi senza notevoli variazioni a parte quelle apportate pochi decenni dopo ai tempi di papa Barberini. Il secondo, che è appena stato presentato in Palazzo Vecchio, dedicato a uno dei monumenti più celebri d’Italia, Il Battistero di San Giovanni a Firenze (a cura di A. Paolucci, 2 voll., pp. 1056, 1054 ill. a col., 120 in b. e n., L. 750.000), illustra un edificio dove la storia, la pietà e l’orgoglio civico in molti modi e forme si sono depositati nei secoli.
Due monumenti assai dissimili, distanti nel tempo, nelle funzioni, negli spazi, nell’aspetto, nella notorietà, uno smagliante capolavoro romanico in tutto teso all’imitazione di modelli classici il primo, sfolgorante di mosaici dall’alto, rilucente dal basso di pavimenti tassellati, disseminato per ogni dove di capolavori della scultura, chiuso da porte splendide e splendenti, fasciato all’esterno da un raffinato paramento di marmi dalle calcolate alternanze cromatiche; una lunga galleria del tardo Cinquecento l’altro, sulle cui pareti si succedono senza interruzione coste, montagne, pianure costellate di fatti d’armi notevoli, colline, isole, laghi, fiumi, mari, vedute a volo d’uccello di fortezze e di città portuali, in una parola una minuziosa raffigurazione, regione per regione dell’Italia intera, sovrastata nella volta da una serie di episodi di storie di pontefici e di santi, che, luogo dopo luogo, anno dopo anno, attestano l’epopea cristiana del Paese.
Non a caso, credo, apre la serie il volume sulla Galleria delle Carte geografiche. Squadernando sulle sue pareti le immagini di un atlante, la galleria permette infatti un lungo viaggio entro un piccolo spazio e sembra quasi una metafora della collana. La pittura geografica che accostava immagini o anche mappe di luoghi, di città, di castelli, scelte per un loro preciso significato ha una lunga storia che risale all’antichità classica (il portico d’Agrippa a Roma) al Trecento (i castelli conquistati dalla repubblica dipinti nel Palazzo Pubblico di Siena), ed è sempre stata legata alla rappresentazione ed espressione del dominio; in questo caso essa viene a decorare uno spazio ampiamente rappresentativo proprio per la simbologia del potere, la galleria, una forma architettonica nuova, una creazione messa a punto nel Cinquecento nei palazzi dei re francesi.
Gregorio XIII, il papa Buoncompagni, che volle realizzarla nel lungo braccio occidentale che unisce nei palazzi vaticani il cortile del Belvedere con la Torre dei Venti, poteva esaminare in dettaglio e stupire il visitatore con le immagini di tutte le terre e le città dei suoi stati dal Lazio all’Emilia e alla Romagna, dall’Umbria alle Marche ad Avignone, ma anche passeggiare per l’Italia senza uscire dal suo palazzo, perlustrando via via le regioni che si stendevano dalle Alpi alla Sicilia, dal Piemonte e Venezia, dal ducato di Milano al regno di Napoli, a Malta. Un poemetto in latino scritto da un anonimo contemporaneo si intitola appunto Ambulatio Gregoriana e dice come il pontefice, percorrendo la sala avesse davanti a sé, nei due ordini di pitture che vede e rivede, tutta l’Italia e potesse considerare come amministrarla e governarla dedicando attenzione a tutti i particolari delle mappe senza che gli sfuggissero, per quanto oscuri, «certi castelli arroccati sulle cime nevose delle Alpi, o i più remoti villaggi senza nome».
Negli itinerari proposti da questi volumi tutto è chiaro, logico, ordinato, si percorrono gli spazi di un monumento secondo un preciso itinerario sapendo esattamente volta per volta (grazie alla coerenza del percorso ai rimandi – sotto ogni foto uno schema indica con chiarezza l’esatta posizione dell’oggetto – agli apparati grafici), dove ci si trovi, come e dove si situi quell’affresco (o quel mosaico, o quella scultura, quel capitello o quello stucco) e come si collochi quel particolare rispetto all’insieme. Si avanza passo passo, lungo un preciso tracciato che non lascia inesplorato alcuno spazio consentendo di percorrere visualmente ogni palmo del monumento conducendo il visitatore per passaggi, scale, gallerie abitualmente impraticabili che, nel caso del Battistero, permettono di salire ad un livello superiore quello degli inaccessibili matronei dove ci si può avvicinare ad opere completamente sconosciute, qui per la prima volta pubblicate.
Per realizzare questi volumi sono state necessarie lunghe e minuziose campagne fotografiche che spesso hanno permesso di conoscere in dettaglio opere ben poco note, un esempio lo offrono le singolarissime pitture duecentesche che sulle pareti dei matronei del Battistero di Firenze aprono un nuovo capitolo della storia delle architetture dipinte simulando le tarsie e dipanando un sorprendente repertorio decorativo fatto di draghi, vasi, uccelli affrontati, pesci, croci, anfore, candelabri, galli, splendidi elementi decorativi protogotici, polilobi, quadrifogli. Né meno sorprendenti sono le immagini dei mosaici di questi stessi matronei, meno noti di quelli celeberrimi della cupola e della scarsella, che si collocano tra Due e Trecento in un momento cruciale della diffusione a Firenze della pittura giottesca. Non minori e non meno numerose novità si incontrano nell’esplorazione della galleria vaticana, ritratti di città in cui si possono seguire le strade e identificare i monumenti, da Torino, a Milano, a Venezia, a Bologna ad Urbino a Palermo ad Avignone, ricostruzioni archeologiche come quella dell’antico porto di Claudio alla foce del Tevere dove il Papa aveva inviato il suo cosmografo, il padre Egnazio Danti, geniale programmatore della galleria: «Per vederselo tuttavia avanti gl’occhi, et andar divisando come ridurre al pristino, uso sì degn et sì mirabile opera», battaglie per mare e per terra con accurate ricostruzioni delle disposizioni delle flotte e degli eserciti, o ancora un favoloso e tuttavia attendibilissimo isolario ove le capre della Capraia, i forti di Malta, il castello di Corfù o le coste dell’Elba sono minuziosamente registrate ed eternate.
Al suntuoso ed esauriente apparato delle immagini (nel caso della galleria delle carte geografiche ai due consueti tomi consacrati alle illustrazioni e ai testi si aggiunge un cofanetto che raccoglie, staccate e piegate in quattro, le riproduzioni in grande formato – 46,5 x 50 – delle quaranta mappe della galleria, accompagnate da un completissimo indice topografico, un vero e proprio atlante dell’Italia attorno al 1580), si affianca la sequenza dei testi dei saggi e delle schede dati in italiano e in inglese. Il primo volume, quello sulla galleria è curato da uno storico dell’arte e da un geografo, nella fattispecie Antonio Pinelli e Lucio Gambi, e contiene vari interventi dei curatori (rispettivamente del primo sulla costruzione e la decorazione della galleria e sul programma apologetico della volta del secondo sul ruolo del cosmografo papale Egnazio Danti nella realizzazione del ciclo) e dei loro collaboratori, Rolando Ferri che parla dell’anonima Ambulatio gregoriana, Marica Milanesi che illustra eccellentemente le ragioni del ciclo delle carte, Paola Sereno che si interroga sulla sua scarsa fortuna e Claudio Franzoni che tratta dei restauri. Seguono circa 800 schede che commentano ogni riproduzione. Il volume sul Battistero è a cura di Antonio Paolucci e comporta un vasto numero di saggi sulla funzione che l’edificio occupava nella città (T. Verdon) sulla architettura e i suoi elementi (G. Morolli e F. Salvi), le sculture (A. Paolucci), gli antichi arredi presbiteriali (E. Neri-Lusanna, M. Tavoni), infine sulla stupefacente decorazione musiva (A.M. Giusti) e il suo programma (I. Hueck), nonché sulle pitture murali e sul pavimento (A.M. Giusti) e ad oltre mille schede.
I prossimi tomi saranno dedicati al Duomo e al Battistero di Pisa, alla torre pendente e ad Orsanmichele a Firenze e sarà così possibile al lettore fortunato (dato il numero delle illustrazioni e la mole dei volumi il loro prezzo è necessariamente elevato) deambulare come papa Gregorio senza muoversi di casa attraverso i monumenti descritti nelle Mirabilia Italiae e senza che ne sfugga alcun particolare sia pur riposto.
Enrico Castelnuovo

Una veduta di Firenze della Galleria delle carte geografiche in Vaticano 
NOMI CITATI

- Borges, Jorge Luis
- Danti, Ignazio
- Einaudi
- Ferri, Rolando
- Franzoni, Claudio
- Gambi, Lucio
- Giusti, Anna Maria
- Gregorio XIII, papa [Ugo Boncompagni]
- Hueck, Irene
- Lanfranco
- Milanesi, Marica
- Morolli, Gabriele
- Neri Lusanna, Enrica
- Panini [Franco Cosimo Panini Editore]
- Paolucci, Antonio
- Pinelli, Antonio
- Salvi, Federica
- Sereno, Paola
- Settis, Salvatore
- Tavoni, Mirko
- Urbano VIII, papa [Maffeo Vincenzo Barberini]
- Verdon, Timothy
- Wiligelmo


LUOGHI E ISTITUZIONI CITATI
- Avignone [Francia]
- Bologna
- Capraia [Livorno]
- Città del Vaticano
o Cortile del Belvedere
o Musei Vaticani
 Galleria delle carte geografiche
o Torre dei venti
- Corfù [Grecia]
o Angelokastro
- Firenze
o Battistero di San Giovanni Battista, matronei
o Orsanmichele
o Palazzo Vecchio
- Fiumicino [Roma]
o Porto di Claudio [Area archeologica dei Porti Imperiali di Claudio e Traiano]
- Isola d’Elba [Livorno]
- Malta
- Milano
- Modena
o Cattedrale di Santa Maria Assunta in Cielo e San Geminiano
- Palermo
- Pisa
o Battistero di San Giovanni
o Cattedrale di Santa Maria Assunta
o Torre di Pisa
- Roma
o Colonna di Traiano
o Portico di Agrippa
- Siena
o Palazzo Pubblico
- Tevere
- Torino
- Urbino [Pesaro-Urbino]
- Venezia

Collezione: La Stampa

Citazione: Enrico Castelnuovo, “Mira l’Italia,” Enrico Castelnuovo sulla carta stampata. La Stampa e Il Sole 24 Ore, ultimo accesso il 17 dicembre 2024, https://asut.unito.it/castelnuovo/items/show/97.