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Titolo: Albergo per fanciulli "gittati"

Descrizione: Recensione dell’opera: Gli Innocenti e Firenze nei secoli. Un ospedale, un archivio, una città, a c. di Lucia Sandri, Firenze, SPES, 1996. A partire dai risultati emersi dal libro, Castelnuovo ripercorre le principali tappe della storia dell’Ospedale, focalizzandosi sull’edificio che lo ospita, sulle opere che conserva e sul suo Archivio storico.
Una copia dell’opera è presente nel fondo librario dell’autore, conservato dalla Biblioteca Storica d'Ateneo "Arturo Graf".

Autore: Enrico Castelnuovo

Fonte: Il Sole 24 Ore, anno 133, n. 4, p. 31

Editore: Il Sole 24 Ore; digitalizzazione: Archivio storico dell'Università di Torino (2024)

Data: 1997-01-05

Gestione dei diritti: Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale

Relazione: Inventario del fondo Enrico Castelnuovo, unità archivistica «Il Sole 24 Ore» (Archivio storico dell'Università di Torino)

Formato: application/pdf

Identificatore: Sole_34

Testo: «Il Sole 24 Ore» – Domenica 5 gennaio 1997, n. 4, p. 31



FIRENZE
Le vicende storiche e artistiche del brunelleschiano Ospedale degli Innocenti

Albergo per fanciulli «gittati»



di Enrico Castelnuovo
Il 5 febbraio 1445 l’Ospedale degli Innocenti di Firenze accoglieva un trovatello, il primo di una lunghissima serie. L’assistenza all’infanzia abbandonata era agli inizi del Quattrocento nell’Europa mediterranea un problema estremamente acuto e come tale cominciava a essere avvertito anche a Firenze – ne testimonia l’appello che Leonardo Bruni aveva fatto nell’ottobre 1421 – che in questo campo, malgrado l’efficienza del suo sistema ospedaliero era piuttosto in ritardo rispetto ad altri centri toscani o dell’Italia settentrionale.
Al momento della sua pubblica apertura, l’ospedale fiorentino aveva dietro di sé una vicenda già lunga. Nel suo testamento del 1410, Francesco Datini, il grande mercante che aveva fondato a Prato l’ospedale del Ceppo, aveva lasciato una somma di mille fiorini all’ospedale di Santa Maria Nuova a Firenze da destinare alla creazione di «uno luogo nuovo... il quale i fanciulli notrichi e notrire faccia i quali ivi saranno rilasciati o gittati». Nel 1419 il progetto cominciò ad avere realizzazione, quando se ne accollò la responsabilità economica e gestionale l’Arte di Por Santa Maria che riuniva i setaioli e gli orafi; una corporazione che in quel tempo andava crescendo sempre più per ricchezza e importanza rispetto alle Arti che fino ad allora avevano dominato la scena, quella della Lana e quella dei mercatanti, detta di Calimala. Al pari delle consorelle, che patrocinavano rispettivamente l’opera della Cattedrale e quella del Battistero di san Giovanni, l’Arte di Por Santa Maria volle che l’edificio di cui aveva assunto il patronato avesse un suo eccezionale carattere, una sua visibilità che ne segnalasse e ne proclamasse la presenza sulla scena urbana. Ciò si realizzò fin dalla prima fase dei lavori dell’ospedale con la costruzione della facciata marcata dal quel classico loggiato con cui Filippo Brunelleschi aprì un nuovo capitolo nella storia dell’architettura occidentale. Per anni si lavorò al progetto, a costruire e ad attrezzare la sede dell’istituto e quando finalmente nel 1445 esso venne aperto, un grosso cantiere era stato attivo per una ventina d’anni ed erano stati spesi oltre tredicimila fiorini.
In pochi anni l’Ospedale prese a funzionare a un ritmo sempre più intenso, il primo anno accolse sessantadue bambini, alcuni anni dopo centodieci, dopo vent’anni di attività più di duecento e le cifre non fecero che aumentare nel tempo. L’assistenza ai trovatelli, agli esposti non si limitava peraltro ai primissimi anni di età, l’Ospedale cercava di assicurare a essi un’educazione e un inserimento sociale, compiti enormi specie nei lunghi periodi di crisi economica, sì che nel 1553 si trovava a mantenere circa duemila persone di cui solo quattrocento erano lattanti. La storia sociale, economica e artistica di questa veneranda istituzione attraverso la ricchezza incomparabile dei suoi archivi, sono presentate e illustrate in un bel libro. Gli Innocenti e Firenze nei secoli. Un ospedale, un archivio, una città, pubblicato con lodevole cura dalla Spes (Studio per Edizioni Scelte) di Firenze. Poiché vicende diverse si intrecciano in questa storia l’opera curata da Lucia Sandri, una specialista dei problemi dell’assistenza nella Toscana del 400 (che, in prima persona, tratta qui dei primi due secoli di attività dell’Istituto), è il frutto di una collaborazione assai ben riuscita tra storici (Giuliano Pinto e Simona Gelli che scrivono della presenza dell’Ospedale nel contado), storici economici (Bruno Dini che illustra la ricchezza documentaria degli archivi dell’Ospedale per quanto riguarda l’Arte della Seta, Richard Goldthwaite), storici dell’arte (Luciano Bellosi e Laura Cavazzini), dell’architettura (Giuseppina C. Romby), della vita materiale (Allen J. Grieco, che parla del vitto dell’Ospedale).
Le vicende della costruzione, degli ingrandimenti, delle modificazioni dell’Ospedale come quella dell’immagine che nei secoli se ne diedero attraverso le vedute, le stampe, le piante, le carte sono trattate da Giuseppina C. Romby che propone una storia della produzione – cioè della costruzione – del monumento e, attraverso le sue immagini, una della sua ricezione. La storia artistica dell’Ospedale è trattata, con apprezzabili novità, da Laura Cavazzini. Fin dalla scelta del Brunelleschi le commissioni artistiche furono un elemento importante nella storia dell’Ospedale e ne marcarono visibilmente l’immagine. Scultori come i Della Robbia – si devono ad Andrea i medaglioni con i putti in fasce che, inseriti negli oculi della loggia brunelleschiana, sono divenuti il simbolo dell’Ospedale – pittori come Giovanni di Francesco, come Neri di Bicci, come Domenico Ghirlandaio, come il grande Piero di Cosimo lavorarono nel Quattrocento per l’Ospedale, lasciandovi opere importanti, particolarmente apprezzate dal Vasari che con gli Innocenti ebbe un rapporto tutto particolare, grazie all’amicizia e ai legami intellettuali che lo legarono a don Vincenzo Borghini per decenni, dal 1552 al 1580, spedalingo degli Innocenti. Don Vincenzio che, com’è noto, era vivamente interessato alle arti, fece impartire ai fanciulli qualche rudimento di disegno, mise in piedi un’arazzeria per insegnar loro un mestiere e allevò e protesse un gruppo di pittori che erano cresciuti nell’Ospedale o a esso erano molto legati, come Giovanni Battista Naldini, Francesco Morandini detto il Poppi e Vincenzo Ulivieri. Laura Cavazzini ripercorre questa storia arricchendola di alcune importanti trouvailles che riguardano sia l’accertamento di date, sia il ritrovamento di opere. Valga a esemplificare il primo caso l’accertamento al 1493, su basi documentarie, della bellissima tavola di Piero di Cosimo con Madonna Bambino santi e angeli commissionata per la cappella di famiglia nella chiesa dell’Ospedale dal mercante Piero del Pugliese, affezionato estimatore del pittore, un’acquisizione molto importante, stante la rarità di opere databili con sicurezza di questo geniale artista, quanto al secondo caso si ricorderà l’identificazione in musei stranieri di opere un tempo appartenute all’Ospedale e vendute nell’Ottocento come i due angeli inginocchiati di Andrea della Robbia al Victoria and Albert Museum che, probabilmente, fecero parte dell’incorniciatura della pala del Pugliese o come la bella scultura quattrocentesca di Cristo coronato di spine al museo di Douai.
Si diceva della grandissima ricchezza dell’archivio degli Innocenti un archivio che abbraccia e documenta dal primo Quattrocento, a oggi, le attività dell’Istituto e in cui sono confluiti anche gli archivi di altri enti assistenziali e religiosi che a esso nel tempo vennero riuniti, costituendo una raccolta unica per la storia dell’attività caritativa e assistenziale. Accanto a questi fondi, l’archivio degli Innocenti conserva un fondo molto particolare, detto degli Estranei. Qui sono finiti quantità di memorie, scritture e documenti contabili di privati cittadini, talora personaggi di gran rilievo, talaltra semplici artigiani e bottegai, di cui l’Istituto ha ereditato le carte. Richard A. Goldthwaite, lo storico dell’economia che in un celebre libro ha messo in luce la storia della costruzione della Firenze rinascimentale e che all’inizio di quest’opera aveva scritto della fondazione e della prima campagna edile, la conclude dedicando l’ultimo capitolo alle ricchezze di questo fondo. Attraverso i documenti del fondo Estranei prende vita l’attività di un nipote di Ghiberti, Buonaccorso, che aveva ereditato dal nonno la celebre bottega, si illumina nei suoi dettagli la costruzione e la decorazione della cappella del cardinale del Portogallo a San Miniato, una delle più armoniche realizzazioni del Quattrocento fiorentino di cui i quaderni di cassa della banca Cambini – finiti nel fondo Estranei – dettagliano ogni pagamento per le vetrate o i ferri battuti, gli affreschi (del Baldovinetti), la tavola d’altare (dei Pollaiolo), le terrecotte di Luca della Robbia, le sculture di Desiderio e dei Rossellino. Grazie a queste carte, prende forma l’attività di un mercante d’arte quattrocentesco, Bartolomeo di Paolo di Giovanni Serragli, si ha un’idea della dimensione della domanda di prodotti artistici nel Quattrocento e dell’attività e del prestigio degli artigiani fiorentini, si possono sfogliare i conti correnti dei committenti nelle banche fiorentine con gli ordini di pagamento agli artisti, i trasferimenti internazionali di denaro, come quando la Signoria di Ragusa stipula un contratto con l’intagliatore Maso di Bartolomeo, o assistere all’incredibile sfoggio di ricchezza, autentico esempio di conspicuous waste che richiese chili e chili di metalli preziosi e le abilità tecniche del Pollaiolo aiutato dal fratello e da Bernardo Rossellino, che, per legittimazione e prestigio sociale, il banchiere Benedetto Salutati mise in opera, per partecipare con il suo seguito alla giostra del 1469 voluta dal Magnifico Lorenzo.

«Gli Innocenti e Firenze nei secoli. Un ospedale, un archivio, una città», a cura di Lucia Sandri, Spes, Firenze 1996, pagg. 200, L. 45.000.

La piazza della Santissima Annunziata di Firenze con il portico dell’Ospedale degli Innocenti  
NOMI CITATI

- Arte della Lana [Firenze]
- Arte di Calimala [Arte dei Mercatanti, Firenze]
- Arte di Por Santa Maria [Arte della Seta, Firenze]
- Baldovinetti, Alesso
- Bartolomeo di Paolo di Giovanni Serragli
- Bellosi, Luciano
- Borghini, Vincenzo
- Brunelleschi, Filippo
- Bruni, Leonardo
- Buonaccorso di Vittorio di Lorenzo Ghiberti
- Cambini [banco dei]
- Cavazzini, Laura
- Datini, Francesco
- Della Robbia, Andrea
- Della Robbia, Luca
- Desiderio da Settignano
- Dini, Bruno
- Gelli, Simona
- Ghirlandaio, Domenico
- Giovanni di Francesco
- Goldthwaite, Richard A.
- Grieco, Allen James
- Maso di Bartolomeo
- Medici, Lorenzo de' [il Magnifico]
- Naldini, Giovanni Battista
- Neri di Bicci
- Opera di Santa Maria del Fiore [Firenze]
- Piero del Pugliese
- Piero di Cosimo
- Pinto, Giuliano
- Pollaiolo, Antonio del
- Pollaiolo, Piero del
- Poppi [Francesco Morandini]
- Romby, Giuseppina Carla
- Rossellino, Bernardo
- Salutati, Benedetto di Antonio
- Sandri, Lucia
- SPES
- Ulivieri, Vincenzo
- Vasari, Giorgio


LUOGHI E ISTITUZIONI CITATI
- Douai [Francia],
○ Musée de la Chartreuse
- Firenze
○ Basilica di San Miniato al Monte
■ Cappella del Cardinale del Portogallo
○ Ospedale di Santa Maria degli Innocenti [Istituto degli Innocenti]
■ Archivio storico dell’Istituto degli Innocenti
○ Ospedale di Santa Maria Nuova
○ Piazza della Santissima Annunziata
- Londra [Regno Unito]
○ Victoria and Albert Museum
- Pistoia
○ Ospedale del Ceppo [Museo dello Spedale del Ceppo]

Collezione: Il Sole 24 Ore

Citazione: Enrico Castelnuovo, “Albergo per fanciulli "gittati",” Enrico Castelnuovo sulla carta stampata. La Stampa e Il Sole 24 Ore, ultimo accesso il 17 dicembre 2024, https://asut.unito.it/castelnuovo/items/show/133.