Nevicate di marmo tra Pisa e Genova (dettagli)
Titolo: Nevicate di marmo tra Pisa e Genova
Descrizione: Anticipazioni sulla mostra Niveo de marmore. L’uso artistico del marmo di Carrara dall’XI al XV secolo (Sarzana [La Spezia], Fortezza Firmafede: 8 marzo-10 maggio 1992), a c. di Enrico Castelnuovo, catalogo edito da Colombo; passando in rassegna le principali opere, Castelnuovo – nelle vesti di curatore – presenta questioni e temi analizzati nell’esposizione, che ricostruisce come in Toscana e Liguria, tra XII e XV secolo, il marmo sia nuovamente estratto, commerciato e soprattutto utilizzato nel campo della produzione artistica. Nel contributo si allude alle seguenti mostre:
- Mostra della scultura pisana del Trecento (Pisa, Museo Nazionale di San Matteo: luglio 1946-ottobre 1947);
- La Madonna nell'arte in Liguria. Dipinti e sculture dal secolo XIII al XVIII (Genova, Palazzo dell'Accademia: 30 aprile-31 maggio 1952).
Autore: Enrico Castelnuovo
Fonte: Il Sole 24 Ore, anno 128, n. 60, p. 23
Editore: «Il Sole 24 Ore»; digitalizzazione: Archivio storico dell'Università di Torino (2023)
Data: 1992-03-01
Gestione dei diritti:
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale
Relazione: Inventario del fondo Enrico Castelnuovo, unità archivistica «Il Sole 24 Ore» (Archivio storico dell'Università di Torino)
Formato: application/pdf
Identificatore: Sole_3
Testo:
«Il Sole 24 Ore» – Domenica 1° marzo 1992, n. 60, p. 23
GRANDI MOSTRE
Sculture toscane e liguri dal XII al XV secolo esposte nella Fortezza di Sarzana
Nevicate di marmo tra Pisa e Genova
Capolavori di celebri scultori e di ignoti «magistri» illustrano la grande civiltà artistica irradiata dalle candide cave apuane
di Enrico Castelnuovo
Non habet exemplum niveo de marmore templum. Non c’è esempio di una chiesa di marmo bianco come la neve: l’epigrafe commemorativa posta sopra la tomba dell’architetto Busketus sulla facciata della cattedrale di Pisa sottolinea la eccezionale novità che rappresentò per i contemporanei il bianco paramento marmoreo che ricopriva la chiesa. E Niveo de marmore si intitola una mostra che avrebbe dovuto aprirsi oggi (per una volta tutto era pronto, a tempo, compreso il corposo catalogo edito dall’Electa, ma un’improvvisa impuntatura dell’imprevedibile presidente della Giunta Provinciale di La Spezia, in piena campagna elettorale, ha fatto slittare l’inaugurazione di una settimana) in un’ala della rocca di Sarzana. Una esposizione posta ai piedi delle Apuane che, attraverso confronti e paragoni tra Pisa e Genova, ripercorre le vie e gli usi del marmo nella Toscana Occidentale e in Liguria tra XII e XV secolo, una lunga epoca durante la quale operarono in queste terre grandissimi artisti e vi furono create sculture tra le più insigni del medioevo europeo.
Dal tempo della leggendaria mostra tenutasi a Pisa nell’immediato dopoguerra non era mai stata riunita una così vasta rassegna della scultura prodotta in quest’area che se non fu, come Tolosa, Modena o Cluny, una di quelle dove nel medioevo rinacque, prima che altrove, la plastica monumentale, fu però quella dove si riprese ad usare, a produrre, a esportare il marmo. Dagli spolia acquistati a Roma e fatti arrivare con grandi difficoltà a Pisa e a Genova ai nuovi marmi che i monti di San Giuliano e la riapertura delle cave di Carrara rendono in impressionante crescendo disponibili agli scultori.
La mostra di Sarzana segue ed esemplifica questa vicenda. Un’attenzione particolare è portata alle tipologie, alle tecniche, ai tanti modi in cui il marmo è stato utilizzato nel campo della produzione artistica, alle tante forme che ha preso l’uso di questa materia eletta, carica del ricordo e del prestigio dell’antica Roma, portatrice di tanti significati simbolici. Per questo vengono presentate, accanto ad opere celeberrime sculture di minore notorietà, capitelli romanici come quello singolarissimo con San Cristoforo del Museo di San Matteo a Pisa, acquasantiere (come quella, scolpita nella seconda metà del XII secolo per una pieve del pisano, la cui firma Magister Johannes cum discipulo suo Leonardus dichiara un rapporto di discepolato e apre uno spiraglio sull’organizzazione di una bottega), mensole (come quella mostruosa da San Michele degli Scalzi in Pisa che sorprendentemente ricorda nella scritta Minotaurus l’antica leggenda di Dedalo), colonne scolpite, specchi di pulpiti, plutei, leggii (come quello di Nicola Pisano da San Michele degli Scalzi o quello di Giovanni dal pulpito del Duomo di Pisa), rilievi appena abbozzati come quello con la Natività di Tino da Camaino e tante altre opere sculture, fregi, protomi, frammenti fulminanti (come la testa di Melchisedech di Giovanni Pisano dalla fontana di Perugia finita Volterra) provenienti da Pisa, Lucca, Genova, Volterra, San Miniato, Sarzana, Carrara, Piombino, Pistoia, Firenze, Orvieto e da molti altri luoghi, spesso periferizzate, segregate, dimenticate nei depositi di un museo.
Pisa e Genova: per molto tempo sarà Pisa piuttosto che Genova a moltiplicare le commissioni artistiche, sarà Pisa che, rispetto alla rivale, immobilizzerà una maggior massa di denaro in investimenti simbolici, in chiese, sculture, mosaici, al confronto la pur ricchissima Genova sembra assai più contenuta ed economa. In un articolo pubblicato sugli Annales tanti anni fa (1952) Roberto S. Lopez si poneva, a questo proposito, una domanda inconsueta formulandola già in un titolo che riecheggiava quello di un capitolo di Notre-Dame de Paris: «Architecture et Société médiévale. Ceci a-t-il tué cela?». Nel romanzo di Victor Hugo era l’invenzione della stampa che minacciava di annientare le grandi summe della cultura medievale espressa nella pietra delle chiese, nel saggio di Lopez erano invece gli eccessivi investimenti simbolici (la costosa costruzione delle grandi cattedrali) che avrebbe paralizzato nel Duecento l’ascesa economica di tante città, da Tournai e Beauvais, che, dopo secoli di ascesa ininterrotta, vennero colpite da una sorte di stagnazione. Genova avrebbe invece rappresentato l’esempio contrario, quello di una città parca negli investimenti simbolici dove il denaro era immediatamente reimpiegato in operazioni proficue. Una tesi discutibile certo, e che venne molto discussa, ma affascinante su cui varrà la pena di riflettere anche visitando la mostra. Da una parte, a Pisa e a Lucca, splendide sculture, raffinatissimi trafori sono eseguiti da artisti grandissimi che dalla metà del XII secolo si susseguono con continuità firmando i loro prodotti con una frequenza che rivela una precisa coscienza del proprio operare, da Guglielmo a Biduino, da Guidetto a Guido da Como a Nicola Pisano, da Giovanni ad Andrea e Nino Pisani, da Tino di Camaino a Giovanni di Balduccio, dall’altra parte, a Genova edificatori esperti ben organizzati e riuniti in una sorta di corporazione che monopolizzava la costruzione, ma dalla scarsa capacità scultorea, come i Magistri Antelami, lombardi d’origine, producono modesti capitelli lavorati a intagli un po’ frusti. Ciò verrebbe a confermare le tesi di Lopez, almeno per quanto riguarda Genova, visto che difficilmente si vorrà far risalire il declino dell’egemonia pisana sul Mediterraneo agli eccessivi investimenti artistici, ma la grande città ligure riserva delle sorprese già annunciate tantissimi anni fa dalla bella mostra della Madonna nell’Arte in Liguria che rivelò la splendida Maria Regina di Santa Margherita, oggi esposta a Sarzana, o in tempi più vicini dall’apertura delle sorprendenti collezioni del museo di Sant’Agostino. Si vedranno infatti in mostra straordinarie opere di dimensioni limitate e di smagliante e precocissimo gusto gotico, dall’Arca del Battista della cattedrale di Genova lavorata morbidamente come fosse un avorio, all’epitaffio dei Lercari (1259) che rivelano una città molto aperta e disposta nei confronti degli artisti itineranti che vi giungono, occidentali o greci che fossero, e che a tutti gli effetti è stata una delle porte d’accesso del nuovo stile in Italia. Small is beautiful sembrerebbe l’adagio dei committenti genovesi, e del resto la cattedrale di san Lorenzo la cui modesta scala per appoggiare la sua tesi Lopez metteva a confronto con quella delle gigantesche sorelle d’oltralpe è un raffinato monumento in cui operarono maestri sottili che ben conoscevano Chartres.
Una mostra che fa riflettere è occasione di incontri inaspettati, di ricognizioni, di nuove conoscenze, di rivisitazioni rese possibili dagli interventi che hanno restituito leggibilità agli oggetti. Il dossale d’altare di Bonamico da Castellina Marittima che chiaramente imita un’oreficeria rivela un notevole personaggio della scultura romanica toscana, la lunetta con il Pantocratore benedicente del 1204 da San Michele degli Scalzi a Pisa mostra un maestro singolarmente edotto dei modelli bizantini, l’Annunciazione da San Miniato di Giroldo da Como (1274) testimonia di un singolare, personalissimo e dimenticato contemporaneo di Nicola Pisano, la Madonna di Ciolo e Marco da Siena di Piombino ci parla della taglia di Giovanni Pisano e delle persone che operavano al suo fianco, lo stupefacente Religioso presentato da un angelo (dalla facciata di San Michele in Borgo a Pisa) attesta della appassionata espressività che dominava la scultura a Pisa dopo la morte di Giovanni e prima che definitivamente si imponesse il suntuoso paradigma di Andrea e Nino Pisani, ambedue in mostra splendidamente rappresentati.
«Niveo de marmore», Sarzana, Fortezza Firmafede, dall’8 marzo al 10 maggio. Catalogo Electa.
A sinistra, scultore pisano del XIV secolo, «Angelo e committente», Pisa, Museo Nazionale di San Matteo. Sotto il titolo, Bonamico, «Il Redentore, i simboli dei quattro evangelisti, l’Agnus Dei», fronte d’altare risalente all’ultimo quarto del XII secolo
NOMI CITATI
- Andrea Pisano
- Antelami Magistri
- Baruzzo, Sauro [Presidente della Provincia di La Spezia]
- Biduino
- Bonamico
- Busketus [Buscheto]
- Ciolo da Siena
- Electa
- Giovanni di Balduccio
- Giovanni Pisano
- Giroldo da Como
- Guglielmo
- Guidetto
- Guido da Como
- Hugo, Victor
- Johannes Magister
- Leonardus
- Lercari [famiglia]
- Lopez, Roberto Sabatino
- Marco da Siena
- Nicola Pisano
- Nino Pisano
- Tino di Camaino
LUOGHI E ISTITUZIONI CITATI
- Alpi Apuane
- Beauvais [Francia]
- Carrara [Massa e Carrara]
- Castellina Marittima [Pisa]
- Chartres [Francia]
- Cluny [Francia]
- Firenze
- Genova
o Cattedrale di San Lorenzo
o Museo di Sant’Agostino
- Liguria
- Lucca
- Modena
- Orvieto [Terni]
- Perugia
- Piombino [Livorno]
o Museo Diocesano d'Arte Sacra "Andrea Guardi"
- Pisa
o Cattedrale di Santa Maria Assunta
o Chiesa di San Michele degli Scalzi
o Chiesa di San Michele in Borgo
o Museo Nazionale di San Matteo
- Pistoia
- Roma
- San Giuliano Terme [Pisa]
- San Miniato [Pisa]
- Santa Margherita Ligure [Genova]
o Chiesa dei Cappuccini
- Sarzana [La Spezia]
o Fortezza Firmafede
- Tolosa [Francia]
- Toscana
- Tournai [Belgio]
- Volterra [Pisa]
o Museo Etrusco Guarnacci
Collezione: Il Sole 24 Ore
Etichette: _RECENSIONE (mostra), Arte XII secolo, Arte XIII secolo, Arte XIV secolo, Liguria, Marmo, Toscana
Citazione: Enrico Castelnuovo, “Nevicate di marmo tra Pisa e Genova,” Enrico Castelnuovo sulla carta stampata. La Stampa e Il Sole 24 Ore, ultimo accesso il 17 dicembre 2024, https://asut.unito.it/castelnuovo/items/show/3.