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Titolo: Sono statue non turisti

Descrizione: Pamphlet polemico contro lo sfruttamento delle opere d'arte a fini promozionali; Castelnuovo denuncia la scelta dei Musei Vaticani di inviare alcuni tra i propri massimi capolavori negli Stati Uniti per una serie di mostre prive di contenuti scientifici, sottolineando che un’opera è un unicum: i rischi potenziali cui è soggetta non sono quindi giustificabili dai fini dell’esposizione, che renderebbero la perdita incalcolabile.Alla stessa questione dedicherà ancora un articolo su «La Stampa» nel 1984.
La mostra in questione, The Vatican Collections. The Papacy and Art, è stata itinerante in tre sedi: New York, Metropolitan Museum of Art (26 febbraio-12 giugno 1983); Chicago, Art Institute (21 luglio-16 ottobre 1983); San Francisco, Fine Arts Museum (19 novembre 1983-19 febbraio 1984); catalogo edito dal Metropolitan Museum of Art di New York nel 1982.

Autore: Enrico Castelnuovo

Fonte: Tuttolibri, anno 8, n. 335, p. 1 (inserto de La Stampa)

Editore: La Stampa; digitalizzazione: Archivio storico dell'Università di Torino (2023)

Data: 1982-11-20

Gestione dei diritti: Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale

Relazione: Inventario del fondo Enrico Castelnuovo, unità archivistica «La Stampa» (Archivio storico dell'Università di Torino)

Formato: application/pdf

Identificatore: Stampa_22

Testo: Tuttolibri – Anno 8, n. 335, p. 1
(supplemento a «La Stampa» del 20 novembre 1982)



Parliamone

Sono statue non turisti



Molti secoli fa una nave che trasportava dalla Grecia all’Italia un carico di opere d’arte affondava accanto alla costa della Calabria; un tempo assai lungo trascorse prima che alcuni relitti del naufragio – i due grandi bronzi che oggi tutti conoscono – fossero recuperati presso Riace.
Far viaggiare opere d’arte è stato in ogni tempo un’impresa piena di rischi. Lo fu quando i Romani spogliarono la Grecia delle sue ricchezze artistiche, lo fu quando all’alba del XIII secolo i veneziani e i crociati saccheggiarono Costantinopoli, quando i mercanti fiorentini spedivano via mare dalle Fiandre in Toscana capolavori della pittura fiamminga, quando Napoleone convogliò a Parigi il fior fiore dell’arte europea.
La stampa, e la conseguente possibilità di moltiplicare all’infinito un testo o una partitura, ha fatto sì che la vita delle opere letterarie e musicali non corra quasi più rischi. Ma le opere d’arte figurative sono per lo più uniche, perciò irripetibili. Questa particolare condizione dell’opera d’arte, questo rischio che la perdita o la menomazione provochino situazioni irreversibili, danni irreparabili, impongono che si rifletta sul loro statuto particolare.
Nella seconda metà del Settecento prende a precisarsi la coscienza dell’esistenza di un patrimonio artistico internazionale e delle responsabilità che la sua conservazione comporta nei confronti della collettività. Nella loro azione di annientamento dei simboli e delle effigi dell’ancien regime i giacobini francesi vissero in prima persona il profondo contrasto che opponeva la volontà di cancellare ogni segno di un passato aborrito e la coscienza che la Francia, autentico tesoro dell’arte occidentale, dovesse rispettare questa eredità artistica e tutelare un tesoro di opere che appartenevano all’umanità intera.
Oggi chi minaccia l’integrità, la vita stessa delle opere d’arte non sono le spoliazioni romane o napoleoniche né l’iconoclastia religiosa o rivoluzionaria. Le occasioni sono altre: i viaggi. Le autorità politiche decidono e i conservatori si oppongono invano. Cosi la Gioconda parte per Tokyo come prestigioso biglietto da visita della Francia, dei suoi tesori, dei suoi musei. Le opere d’arte sono reclutate come ambasciatori itineranti per favorire l’incremento del turismo, delle entrate valutarie, per l’affermazione di un prestigio simbolico.
Solo che l’unicità delle opere rende il rischio incalcolabile. A parte la sicurezza del trasporto che, malgrado ogni precauzione, non può essere assoluta, ci sono altre possibili conseguenze legate alle necessarie manipolazioni, al mutamento d’ambiente, alle vibrazioni, all’incendio, al furto, allo sfregio. Occasioni speciali di grande portata culturale che permettono di accostare l’una all’altra opere separate da secoli e di avere una nuova conoscenza di un artista, di un’epoca, di una tecnica possono forse giustificare i rischi, non così le operazioni di prestigio, di promozione, di propaganda.
Cresce oggi la polemica per il prossimo invio negli Stati Uniti di opere assai importanti dei Musei Vaticani che saranno soggette allo stress di una mostra itinerante. Il San Gerolamo di Leonardo, l’Apollo del Belvedere, Caravaggio e Raffaello, statue classiche e tavole del Beato Angelico cauzioneranno un’azione promozionale intesa a mostrare i legami tra l’arte e il papato. Ora questa operazione che potremmo chiamare «Pope is beautiful» fa correre rischi alle opere senza produrne, in contropartita, una migliore conoscenza, è frutto di una decisione che niente giustifica ma che, temo, verrà portata avanti lo stesso malgrado il senso di responsabilità verso la comunità internazionale che dovrebbe sentire chi si trova a custodire tesori artistici di tanto significato
«È un gran tempo, legislatori, fermate l’ignoranza a metà della sua corsa, legatele le mani, salvate il Museo, salvate delle opere che un soffio può distruggere e che la natura avara non riprodurrà forse mai». Una frase molto attuale: è stata scritta dal grande Jacques-Louis David nel 1794.
Enrico Castelnuovo

NOMI CITATI
- David, Jacques-Louis
- Napoleone I, imperatore

LUOGHI E ISTITUZIONI CITATI
- Calabria
- Città del Vaticano
o Musei Vaticani
- Costantinopoli [Istanbul, Turchia]
- Fiandre [Belgio]
- Parigi
- Riace [Reggio Calabria]
- Tokyo [Giappone]
- Toscana

Collezione: La Stampa

Citazione: Enrico Castelnuovo, “Sono statue non turisti,” Enrico Castelnuovo sulla carta stampata. La Stampa e Il Sole 24 Ore, ultimo accesso il 17 dicembre 2024, https://asut.unito.it/castelnuovo/items/show/35.