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Ora il museo adesca i clienti
Castelnuovo si interroga sul difficile rapporto tra musei ed esposizioni, a partire dalle polemiche nate in occasione del Salon International des Musées et des Expositions (SIME) di Parigi (Grand Palais: 15-20 gennaio 1988). -
Signor ministro magari dia le dimissioni
Pamphlet polemico sulla condizione del patrimonio culturale in Italia, scritto a seguito del furto di oltre duecento reperti dall’Antiquarium di Ercolano e del crollo di un’ala dell’ex-collegio dei Gesuiti di Noto nel febbraio 1990. Come già in precedenti articoli, Castelnuovo sottolinea l’insufficienza dei fondi statali destinati al Ministero dei Beni culturali e ambientali, che rende impossibile la manutenzione ordinaria e la corretta vigilanza sui monumenti e sulle opere d’arte. Con grande enfasi, la conclusione è rivolta direttamente al ministro, Ferdinando Facchiano, sollecitato a prendere una posizione netta sul ruolo del proprio dicastero e sulla tutela del patrimonio culturale nazionale. -
Nessun decalogo per l'estate
Enrico Castelnuovo critica l’approccio selettivo verso il patrimonio culturale: anziché suggerire luoghi da visitare o manifestazioni imperdibili per le vacanze estive, espone una serie di questioni già affrontate in Non disturbiamo i bisonti di Altamira. L’articolo denuncia che la cronaca dà spesso spazio a scandali di poco conto, riguardanti le opere più celebri, dimenticando che fattori di rischio come l’umidità del fiato dei visitatori o l’inquinamento atmosferico delle città attaccano giorno dopo giorno i monumenti. L’appello va alle pubbliche amministrazioni di ogni livello, ma anche agli sponsor privati, chiamati a investire maggiori risorse nella pluralità dei musei e nella manutenzione ordinaria, che deve essere capillarmente diffusa e non risolversi in pochi restauri sensazionali. Auspica quindi un passaggio dall’approccio selettivo rivolto al capolavoro a un’attenzione diffusa al patrimonio nel suo complesso, così da ridurre il fenomeno del turismo di massa e favorire una tutela e valorizzazione diffusa. -
Attila, il turista
Castelnuovo interviene sulla tutela del patrimonio culturale, spronato dai quotidiani nazionali che con grande enfasi avevano ripetutamente denunciato nei primi giorni di maggio il problema del turismo di massa (a Venezia e Firenze) e i danni arrecati dai vandali ai monumenti. Come suggerisce il titolo, l’intervento ribadisce l’urgenza di ragionamenti ben più ampi sulla salvaguardia dei beni culturali, capaci di individuare e affrontare i fattori di rischio (ad esempio l’inquinamento atmosferico delle città che ogni giorno attacca silenziosamente le superfici lapidee).
L’articolo richiama questioni affrontate in altri contributi, come la soluzione di creare delle copie per tutelare i siti più visitati: Castelnuovo aveva già presentato la soluzione della Grotta di Lascaux e della Camera degli Sposi di Mantova, ricostruita a Londra per l’esposizione Splendours of the Gonzaga (nel 1981 aveva recensito la mostra: Fuochi d’artificio dei Gonzaga a Londra; si vedano inoltre: Contro feticci e miti dei capolavori d’arte; Non disturbiamo i bisonti di Altamira). -
Tanti Beaubourg per Roma
Pamphlet polemico contro l'esiguità dei fondi statali destinati al settore dei beni culturali, a partire dalle dichiarazioni del sottosegretario del Ministero dei Beni culturali e ambientali Giuseppe Galasso. Nella seduta del 2 ottobre 1985 della VIII Commissione permanente (Istruzione) della Camera dei Deputati era emerso che la previsione di spesa per i beni culturali sarebbe stata limitata allo 0,22% del bilancio dello Stato. Lo stesso giorno in cui «La Stampa» pubblicava le dichiarazioni di Galasso, il 13 marzo 1986 (p. 2), «Le Monde» dedicava quattro pagine ai progetti promossi oltralpe dal ministro della Cultura Jack Lang, giunto a fine mandato (1981-86; pp. 17-20). Castelnuovo li richiama, guardando con ammirazione alla politica culturale della Francia: in particolare sottolinea come i grandi investimenti messi in campo abbiano permesso di rinnovare numerose istituzioni culturali e di inaugurare importanti musei, a cui il titolo dell'articolo allude. -
Al Colosseo soltanto leoni
Castelnuovo si interroga sull’utilizzo dei siti storici e archeologici per fini culturali, sollecitato dalla sentenza del pretore di Roma, Alberto Albamonte, del 10 luglio 1985. Nelle motivazioni non solo era precisato che i beni culturali dovessero essere destinati a finalità che non ne pregiudicassero la conservazione e l’integrità, ma era soprattutto sottolineato che non potessero essere concessi per scopi non pertinenti alla loro identità originaria. Diversa è la posizione di Castelnuovo, secondo cui l’attenzione è da rivolgere alla preservazione dei beni culturali e non tanto al loro carattere originario, in quanto non è raro che nel tempo abbiano cambiato più volte destinazione d’uso. Il caso della concessione della Basilica dei Santi Giovanni e Paolo di Venezia per spettacoli teatrali, citato nell’articolo, è richiamato non tanto per i contenuti ma per i rischi che l’affollamento comporta all’edificio.
Castelnuovo prende le mosse dalla pagina che «L’Unità» dedica alla questione l’11 luglio 1985 (p. 17): il soprintendente ai Beni archeologici di Roma, Adriano La Regina, era stato accusato di abuso di potere e omissione di atti d'ufficio per avere autorizzato una rassegna cinematografica al Circo Massimo e una mostra sull’economia italiana nel Ventennio al Colosseo. Nonostante l’assoluzione, nelle motivazioni del pronunciamento il pretore – poggiando sul parere di una commissione composta da Lorenzo Quilici, Italo Insolera, Vincenzo Cabianca e Giulio Tamburini – criticava apertamente la concessione dei due siti archeologici, ritenendo le manifestazioni non compatibili con “il carattere espressivo del monumento, quale testimonianza storica e quale valore culturale [...]”. -
Sulla testa di Durbè
Pamphlet polemico sulla direzione del Ministero dei beni culturali e ambientali: Castelnuovo accusa il Consiglio d’amministrazione per la mancanza di trasparenza e l’arbitrarietà nella gestione degli spostamenti di sede dei soprintendenti, che spesso non considerano i legami col territorio e i progetti in corso (è portato ad esempio il trasferimento di Liliana Mercando dal Museo Archeologico di Torino, in corso di riallestimento). L’intervento prende le mosse dalla destituzione di Dario Durbè dalla carica di soprintendente alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, a seguito dello scandalo dei falsi Modigliani di Livorno, ricordando all’opposto il caso del direttore generale Guglielmo Triches, coinvolto in scandali valutari ma non rimosso dall’incarico al Ministero.
Segue una lettera di risposta invita al quotidiano dall'ex-direttore della Rai di Torino Giovanni Viarengo, fortemente critica contro l’operato di Durbé, e un secondo intervento di Castelnuovo, che meglio puntualizza le sue posizioni.
L’articolo è richiamato nel question time della seduta pomeridiana del Senato del 14 novembre 1984, nell’interrogazione avanzata da Olindo Del Donno al ministro dei Beni culturali e ambientali. -
Conosci il Paese dei musei chiusi?
Pamphlet polemico sulla situazione dei musei italiani: puntando il dito contro gli amministratori di Stato, Regioni e Comuni, Castelnuovo denuncia il problema degli orari di apertura ridotti e delle chiusure, spesso a tempo indeterminato, dovute alla carenza di personale e alle condizioni precarie degli edifici. All’articolo risponde con una lettera al quotidiano Mariano Guzzini, assessore alla Cultura della Provincia di Ancona, sostenendo le iniziative promosse dagli enti locali del suo territorio di contro alla situazione del Museo Nazionale Archeologico di Ancona, all’epoca ancora chiuso dopo il terremoto del 1972.
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Michelangelo partiam, partiamo
Pamphlet polemico contro lo sfruttamento delle opere d'arte a fini promozionali, a partire dal caso del Cristo con la croce di Michelangelo (Roma, Santa Maria sopra la Minerva). L’articolo condanna il progetto di condurre l’opera all'esposizione di Saint Louis (The 1984 Louisiana World Exposition), per ornare il padiglione del Vaticano: le polemiche dell’opinione pubblica dovute alla natura della scultura, all’assenza di fini scientifici e alle modalità poco trasparenti dell’operazione, avallata dal ministro dei Beni culturali e ambientali Antonino Gullotti, comportarono l’intervento della Presidenza del Consiglio, che bloccò l’iniziativa. Castelnuovo manifesta posizioni critiche affini a quelle di Giuliano Briganti (La statua rapita. Vaticano e Gullotti volevano portare Michelangelo in Usa, «La Repubblica», 3 maggio 1984, pp. 1-2).
Alla stessa questione aveva già dedicato un articolo su «La Stampa» nel 1982. -
Sono statue non turisti
Pamphlet polemico contro lo sfruttamento delle opere d'arte a fini promozionali; Castelnuovo denuncia la scelta dei Musei Vaticani di inviare alcuni tra i propri massimi capolavori negli Stati Uniti per una serie di mostre prive di contenuti scientifici, sottolineando che un’opera è un unicum: i rischi potenziali cui è soggetta non sono quindi giustificabili dai fini dell’esposizione, che renderebbero la perdita incalcolabile.Alla stessa questione dedicherà ancora un articolo su «La Stampa» nel 1984.
La mostra in questione, The Vatican Collections. The Papacy and Art, è stata itinerante in tre sedi: New York, Metropolitan Museum of Art (26 febbraio-12 giugno 1983); Chicago, Art Institute (21 luglio-16 ottobre 1983); San Francisco, Fine Arts Museum (19 novembre 1983-19 febbraio 1984); catalogo edito dal Metropolitan Museum of Art di New York nel 1982.