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Titolo: Tiziano re di Londra

Descrizione: Recensione della mostra The Genius of Venice, 1500-1600 (Londra, Royal Academy of Arts: 25 novembre 1983-11 marzo 1984), a c. di Jane Martineau and Charles Archibald Hope; ripercorrendo le opere in esposizione, l'articolo si focalizza sulla predilezione per l’arte veneta del Cinquecento che ha connotato il gusto collezionistico dell'Inghilterra del XVII secolo.
Una copia del catalogo è presente nel fondo librario di Castelnuovo, conservato dalla Biblioteca storica d’Ateneo “Arturo Graf”.

Autore: Enrico Castelnuovo

Fonte: La Stampa, anno 117, n. 309, p. 3

Editore: La Stampa; digitalizzazione: Archivio storico dell'Università di Torino (2023)

Data: 1983-12-31

Gestione dei diritti: Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale

Relazione: Inventario del fondo Enrico Castelnuovo, unità archivistica «La Stampa» (Archivio storico dell'Università di Torino)

Formato: application/pdf

Identificatore: Stampa_29

Testo: «La Stampa» – Anno 117, n. 309 – Sabato 31 dicembre 1983, p. 3



Il maggiore avvenimento artistico d’Inghilterra

Tiziano re di Londra

È lui il trionfante protagonista della mostra «Il genio di Venezia», dedicata ai maestri che lavorarono nel Cinquecento per la Serenissima - Le Veneri, le Ninfe e i draghi dello scontroso e geniale Lotto - Da Carpaccio a Tintoretto, alle «evocazioni» di Giorgione - Dove si sviluppò il collezionismo d’arte



LONDRA — Il grande avvenimento artistico della stagione londinese, che dura fino all’11 marzo alla Royal Academy, ha quest’anno per protagonista il Cinquecento veneto. The Genius of Venice proclamano i manifesti con in testa il leone di San Marco e in calce le firme degli sponsors: il «Sea Containers Group» e la sua affiliata «Venice Simplon-Orient-Express Ltd.» che legando alla mostra il loro nome ne hanno fatto un simbolo di qualità che non mancherà di riflettersi sulle attività turistico-alberghiere del gruppo. Così treasures, genius, delight erano i termini ricorrenti il giorno dell’inaugurazione sulle pagine del Times in articoli e inserti pubblicitari che esaltavano pêle-mêle paesaggi, vini, storia, monumenti e industrie artistiche del Veneto. Chi ascende le scale della Burlington House scorgerà per prima cosa cataste di scatole di baicoli (tipici biscotti veneziani) sui banchi di vendita e se non è uso a questo insistito clima promozionale entrerà nelle sale con qualche sospetto.
Che subito si dissiperà perché la mostra è stupenda. A schizzare una mappa di questo mare magnum si avverte come una zona cruciale, addirittura il nucleo generatore di quel nuovo continente che fu la pittura veneta del Cinquecento, si presenti con contorni incerti.
Manca infatti Giorgione, evocato però in molti modi da disegni, stampe e quadri problematici, quali il Cristo e l’Adultera di Glasgow e quell’affascinante, misterioso, geometrico capolavoro che è il Giudizio di Salomone di Kingston Lacy, certo uno dei più straordinari dipinti veneziani del primo Cinquecento, mai esposto sinora e di cui è in corso un delicatissimo restauro. Sarà forse, come i più pensano, un’opera del geniale e «formalizzante» Sebastiano dal Piombo, ma non manca di stupire e specialmente qui dove di Sebastiano sono appese le due ante.
Questo quadro enigmatico era stato considerato di Giorgione dal Ridolfi (1648) che ne giudicava l’esecuzione «di bella macchia» e ne ricordava l’incompiutezza («lasciandoui l’autore la figura del ministro non finita») che l’attuale processo di pulitura porta appunto alla luce, e tutto fa pensare che la controversia sulla sua esecuzione non sia ancora chiusa.
Dopo questa magica sala dove si evoca Giorgione e dove la nuova pittura appare allo stato aurorale, Tiziano trionfa at his best nell’attigua galleria. Domina qui il leggendario quanto poco conosciuto Apollo che scortica Marsia riportato in Inghilterra dove, nel primo Seicento, era stato nella collezione Arundel, da un remoto castello della Moravia in cui l’aveva installato un vescovo che l’aveva vinto a una lotteria. Un quadro tremendo, brutale e stupefacente: un cagnolino lecca il sangue del satiro appeso come un bue squartato contro uno sfondo di pennellate disfatte, azzurre, grigie, violette: un Rembrandt dipinto nell’atelier di Monet a Giverny.
Vicino un’altra truce meraviglia dell’ultimo Tiziano, questa assai più frequentata, il Tarquinio e Lucrezia del Fitzwilliam Museum di Cambridge, commissionato da Filippo II, poi il Seppellimento del Prado e tanti ritratti, uno più bello dell’altro dal Ranuccio Farnese di Washington al Cavaliere dell’orologio del Prado al fiammeggiante Francesco Savorgnan che Henry Bankes, lo stesso eccentrico gentiluomo che aveva comprato il Giudizio di Salomone e che si faceva guidare nelle scelte da Lord Byron, acquistò per la sua dimora di Kingston Lacy nel Dorset.

Le sculture
Nella stessa sala di Tiziano a proporre un’alternativa più severa e schiva all’immagine eroica cara al gusto delle élites internazionali sono alcuni grandi ritratti di Moroni: uno di Gian Ludovico Madruzzo [leggasi Gian Federico Madruzzo] fa da pendant a quella che Tiziano aveva fatto al celebre zio, vescovo di Trento e cardinale, due quadri che erano insieme in una sala del Castello del Buonconsiglio e che la storia aveva divisi, l’uno a Washington, l’altro a São Paulo. Accanto sta Veronese con pezzi stupendi, tra l’altro due mitologie Venere e Adone del Prado e Cefalo e Procri di Strasburgo, ambedue commissionate da Filippo II e qui riunite dopo una lunga separazione.
Poi la sala dello scontroso, geniale, estroso Lotto, il preferito di Bernard Berenson, splendidamente rappresentato. Quindi i vari riflessi del giorgionismo in temi cari ai collezionisti: Veneri dormienti, bagni di Ninfe, giovani con il liuto, paesaggi di favola abitati da draghi, da leoni e da irati San Gerolami (splendido il quadretto di Paris Bordone a Filadelfia) poi ancora i grandi bresciani, il lunare, argenteo Savoldo, Moretto, Romanino, una eccezionale sala di Bassano e del Tintoretto.
Il tutto assortito con sculture di gran classe che propongono aspetti dell’umanesimo veneziano presenti nel misterioso Giudizio di Salomone di Kingston Lacy, temi anticheggianti, motivi erotici, ritratti, e che illustrano con grande verve il percorso della plastica veneziana dai Lombardo a Riccio, a Sansovino, a Vittoria, e per chiudere due sale selezionatissime e piene di sorprese, di disegni e di stampe, paesaggi dei Campagnola, disegni del Lotto, incisioni di Jacopo de’ Barbari di altezza indimenticabile.
Una mostra è una selezione, sia pur limitata dalle disponibilità e dalle possibilità, una scelta di gusto se non addirittura di campo. E questa di Londra è una mostra deliziosamente inglese nei criteri di selezione e di gerarchia, nelle preferenze per certi generi, certi formati, certi tipi di opere. A vedere un’Adorazione dei pastori del Bassano particolarmente spiritosa e enjouée (Collezioni Reali), ritratti come Andrea Odoni del Lotto (Collezioni Reali), il Francesco Savorgnan di Tiziano (Kingston Lacy) o II collezionista di Palma il Giovane (Birmingham) si avverte cosa sia stato il gusto inglese, quali pitture potessero essere qui preferite.
Perché questa mostra non è solo un monumento alla pittura veneziana del Cinquecento, ma anche ai suoi eruditi cultori. Fu a Venezia che si sviluppò per la prima volta un gusto collezionistico che cercò nella pittura una fonte di piacere per gli occhi e di stimoli suggestivi per l’intelligenza. E niente esprime meglio questa situazione che un passo del testamento di Gabriele Vendramin, il felice possessore della Tempesta dove, parlando delle sue pitture dice: «Esser sta quello che a tante fatiche di mente e di corpo che io ho patido nelli negotij familiari, che mi ha dato un pocho de riposso et quiete de hanimo, et però mi sono tanto grate et chare».

Emozione
L’impronta del gran collezionismo è dovunque presente, nei Tiziano e nei Veronese di Filippo II, nei quadri del Cardinal Leopoldo de’ Medici o del «...Gran Leopoldo... d’Austria arciduca e prencipe clemente. Tesorier de pitura e del bon gusto...» che a Bruxelles dove era viceré delle Fiandre costituì una collezione favolosa, nei quadri acquistati da Velasquez o da Van Dyck, in quelli di Cristina di Svezia. E, visto che siamo a Londra, in quelli di Carlo I, di Lord Arundel, del Duca di Buckingham che stabilirono nell’Inghilterra del primo Seicento un polo importante del collezionismo.
Queste opere disperse, vendute, portate via dopo la guerra civile e la vittoria del Commonwealth, fecero di Amsterdam il massimo centro del commercio della pittura con una tale accumulazione di opere italiane che il giovane Rembrandt poté affermare che per chi vi abitasse era inutile scendere nella penisola per affaticarsi a ricercare in tanti luoghi ciò che in Olanda si poteva veder raccolto in una medesima città.
Attraverso questi amatori, collezionisti, estimatori, raccoglitori, la pittura veneziana del Cinquecento divenne una sorta di cult object in tutta Europa, conservala religiosamente attraverso ogni peripezia, scambiata, venduta, acquistata, ammirata e innalzata a modello per generazioni e generazioni di pittori.
Si potrà accusare questa mostra di puntar tutto sull’alto livello della qualità, malgrado le ambiguità che caratterizzano questo criterio, di non evocare il contesto, di seguire scelte e partizioni tradizionali, di non presentare gran sorprese per il conoscitore. Tutto vero, ma l’emozione provocata da questo temporaneo accostamento di capolavori è grandissima.
Enrico Castelnuovo

Londra. Due capolavori esposti alla Royal Academy per «The genius of Venice»: «Tarquinio e Lucrezia» di Tiziano e, a destra, il «Ritratto di Andrea Odoni» del Lotto.

NOMI CITATI

- Bankes, Henry
- Barbari, Jacopo de’
- Bassano, Jacopo
- Berenson, Bernard
- Bordone, Paris
- Briosco, Andrea [il Riccio]
- Byron, George Gordon
- Campagnola [famiglia]
- Carlo I, re d’Inghilterra
- Carpaccio, Vittore
- Cristina, regina di Svezia
- Filippo II, re di Spagna
- George Villiers, duca di Buckingham
- Giorgione
- Leopoldo Guglielmo d’Asburgo, arciduca d’Austria
- Lombardo [famiglia]
- Lotto, Lorenzo
- Madruzzo, Cristoforo
- Madruzzo, Giovanni Federico
- Medici, Leopoldo de’
- Monet, Claude
- Moretto [Alessandro Bonvicino]
- Moroni, Giovanni Battista
- Odoni, Andrea
- Palma il Giovane, Jacopo
- Rembrandt, Harmenszoon van Rijn
- Ridolfi, Carlo
- Romanino [Girolamo Romani]
- Sansovino [Jacopo Tatti]
- Savoldo, Giovanni Girolamo
- Sea Containers Groups
- Sebastiano del Piombo
- Thomas Howard, XXI conte di Arundel
- Tintoretto [Jacopo Robusti]
- Tiziano
- Van Dyck, Anton
- Velázquez, Diego
- Vendramin, Gabriele
- Venice Simplon-Orient-Express Ltd.
- Veronese, Paolo
- Vittoria, Alessandro


LUOGHI E ISTITUZIONI CITATI
- Amsterdam [Paesi Bassi]
- Birmingham [Regno Unito]
o Birmingham Museums Trust
- Bruxelles [Belgio]
- Cambridge [Regno Unito]
o Fitzwilliam Museum
- Dorset [Regno Unito]
- Glasgow [Regno Unito]
o Kelvingrove Art Gallery and Museum
- Kroměříž [Repubblica Ceca]
o Muzeum umění Olomouc
- Londra [Regno Unito]
o Burlington House
o Royal Academy of Arts
- Madrid [Spagna]
o Museo Nacional del Prado
- Philadelphia [Stati Uniti]
o Philadelphia Museum of Art
- San Paolo [Brasile]
o Museu de Arte de São Paulo
- Strasburgo [Francia]
o Musée des Beaux-Arts
- Trento
o Castello del Buonconsiglio
- Veneto
- Venezia
- Washington [Stati Uniti]
o National Gallery of Art
- Wimborne Minster [Regno Unito]
o Kingston Lacy
- Windsor [Regno Unito]
o Castello di Windsor

Collezione: La Stampa

Citazione: Enrico Castelnuovo, “Tiziano re di Londra,” Enrico Castelnuovo sulla carta stampata. La Stampa e Il Sole 24 Ore, ultimo accesso il 17 dicembre 2024, https://asut.unito.it/castelnuovo/items/show/42.