Signor ministro magari dia le dimissioni (dettagli)
Titolo: Signor ministro magari dia le dimissioni
Descrizione: Pamphlet polemico sulla condizione del patrimonio culturale in Italia, scritto a seguito del furto di oltre duecento reperti dall’Antiquarium di Ercolano e del crollo di un’ala dell’ex-collegio dei Gesuiti di Noto nel febbraio 1990. Come già in precedenti articoli, Castelnuovo sottolinea l’insufficienza dei fondi statali destinati al Ministero dei Beni culturali e ambientali, che rende impossibile la manutenzione ordinaria e la corretta vigilanza sui monumenti e sulle opere d’arte. Con grande enfasi, la conclusione è rivolta direttamente al ministro, Ferdinando Facchiano, sollecitato a prendere una posizione netta sul ruolo del proprio dicastero e sulla tutela del patrimonio culturale nazionale.
Autore: Enrico Castelnuovo
Fonte: Tuttolibri, anno 15, n. 690, p. 1 (supplemento a La Stampa)
Editore: La Stampa; digitalizzazione: Archivio storico dell'Università di Torino (2023)
Data: 1990-02-10
Gestione dei diritti:
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale
Relazione: Inventario del fondo Enrico Castelnuovo, unità archivistica «La Stampa» (Archivio storico dell'Università di Torino)
Formato: application/pdf
Identificatore: Stampa_68
Testo:
Tuttolibri – Anno 15, n. 690, p. 1
(supplemento a «La Stampa» del 10 febbraio 1990)
Parliamone
Signor ministro magari dia le dimissioni
Il clamoroso furto di opere d’arte all’Antiquarium di Ercolano e il concomitante crollo di un’ala di un palazzo barocco a Noto ha riproposto il problema della tutela del patrimonio artistico.
Si sono riletti in quest’occasione dati utilissimi: quelli relativi ai furti di opere d’arte (12.000 oggetti nell’ultimo anno, 120.000 circa negli ultimi venti), si sono intesi gli sfoghi del direttore generale Sisinni che minaccia le dimissioni, si sono confrontate le migliaia di miliardi per i Mondiali e i 900 miliardi l’anno per il ministero dei Beni Culturali (gli stipendi dei dipendenti ne assorbono due terzi).
In un paese dove si ruba la pistola al capo della polizia o dove la seconda rete Rai-Tv organizza scherzi da prete con i soldi dei contribuenti di cosa dovremmo sorprenderci? Non ci si meraviglia quindi, ma, dato che la rovina dei beni culturali non è uno scherzo, ci si arrabbia. Perché la colpa di quanto è accaduto non è della fatalità né, esclusivamente, della camorra. La colpa è del governo e della classe politica del nostro paese.
Abbiamo un ricchissimo tesoro di opere d’arte, circa il 60%, ci si dice, del patrimonio artistico dell’umanità e sembra che non si sappia o non si voglia assumersene la responsabilità. Il bilancio del ministero che dovrebbe occuparsene sembra ridicolo: lo 0,2% del bilancio dello Stato (le cifre cambiano però se si comprendono i vari tipi di interventi straordinari e questo complica straordinariamente le cose). L’impegno di dirigere questo ministero che in altri paesi è assai considerato da noi sembra poco ambito. Da qualche anno è divenuto costume attribuirlo a un partito minore, non dei più impegnati nei certami intellettuali, che lo destina a qualche suo potentato più o meno pittoresco.
Negli organi preposti alla tutela, anche se c’è qualche pecora nera, lavora un piccolo gruppo di irriducibili moralisti malissimo pagati (lo stipendio di un soprintendente non supera i due milioni). Quando poi la posta in gioco è economicamente più alta e appetibile entrano in campo ministri più grintosi e decisionisti come quello del Lavoro o dei Lavori pubblici come insegnano le vicende dei giacimenti culturali o la ilarotragedia della Torre di Pisa, mostrando pochissimo rispetto per coloro che, senza alcuna gratificazione né pratica né simbolica, continuano, imperterriti, a fare il loro dovere. È in questo contesto che si verificano saccheggi, furti, crolli.
Il patrimonio culturale è un bene universale; chi lo custodisce deve saperlo e agire in conseguenza. Occorre che il ministro dei Beni culturali creda nella centralità del suo dicastero e del suo compito, occorre dare una autonomia e una capacità di rapido intervento all’amministrazione dei beni culturali e ai suoi organi periferici, occorre che siano garantiti una programmazione e un bilancio ordinario adeguati e certi. Ben vengano poi le sponsorizzazioni, purché siano orientate e non subite, ben vengano progetti e leggi speciali (ci vorrebbe una legge speciale per l’Italia, non solo per Roma, Firenze o Venezia), ben vengano gli interventi straordinari, ma non scordiamo la battuta di Altan: questo è un paese straordinario, qualche volta si vorrebbe che fosse un po’ più ordinario.
Onorevole signor ministro, abbia fiducia nel suo ruolo, nei suoi funzionari migliori; quelli che all’estero ci invidiano e che qui fanno miracoli in condizioni disastrose, punti i piedi, rifiuti il prolungarsi di questa situazione, minacci le dimissioni, magari le dia. Mi creda, signor ministro, potrebbe essere una grande occasione politica.
Enrico Castelnuovo
NOMI CITATI
- Facchiano, Ferdinando
- Ministero dei Beni culturali e ambientali [Ministero della Cultura]
- Ministero dei Lavori pubblici [Ministero delle infrastrutture e dei trasporti]
- Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale [Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali]
- RAI - Radiotelevisione Italiana
- Sisinni, Francesco
- Tullio-Altan, Carlo
LUOGHI E ISTITUZIONI CITATI
- Ercolano [Napoli], Antiquarium
- Firenze
- Noto [Siracusa], ex-collegio dei Gesuiti
- Pisa, Torre di Pisa
- Roma
- Venezia
Collezione: La Stampa
Citazione: Enrico Castelnuovo, “Signor ministro magari dia le dimissioni,” Enrico Castelnuovo sulla carta stampata. La Stampa e Il Sole 24 Ore, ultimo accesso il 17 dicembre 2024, https://asut.unito.it/castelnuovo/items/show/82.