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Le mostre di Arbasino
Recensione dell'opera: Alberto Arbasino, Il meraviglioso, anzi, Milano, Garzanti, 1985; nella stessa pagina il volume è anche recensito da Giovanni Agosti: Dal neoclassicismo al post-moderno. Castelnuovo riconosce in Alberto Arbasino un osservatore brillante e onnivoro, capace di coniugare nei suoi articoli sulle esposizioni d’arte, ora raccolti in questo volume, leggerezza stilistica e profondità critica. A ben guardare non sempre una recensione è un pezzo di servizio: prendendo le mosse da una mostra, alcuni degli scritti più noti di Roberto Longhi, richiamati nell’articolo, hanno infatti ridefinito diversi capitoli dell’arte italiana.
Una copia dell’opera è presente nel fondo librario dell’autore, conservato dalla Biblioteca storica d’Ateneo “Arturo Graf”. -
Le tentazioni del refettorio
Recensione dell'opera: Costanza Segre Montel e Fulvio Zuliani, La pittura nell'Abbazia di Nonantola. Un refettorio affrescato di età romanica, Nonantola, Comune di Nonantola, Assessorato alla Cultura, 1991. Presentando gli affreschi dell'Abbazia di San Silvestro di Nonantola, tramite le parole di alcuni personaggi illustri – Alcuino di York, san Pier Damiani… – Castelnuovo introduce il ruolo dei refettori nei monasteri benedettini medievali, descrivendoli come spazi di socialità e spiritualità dove l’arredo e la decorazione pittorica contribuivano a ispirare disciplina e raccoglimento nei convitati.
Una copia dell’opera è presente nel fondo librario dell’autore, conservato dalla
Biblioteca storica d’Ateneo “Arturo Graf”. -
Magico Hypergon
Recensione dell'opera: Domenico Prola, Giorgio Jano, Enrico Peyrot, Architetture Barocche / Baroque Architecture in Piemonte. 120 Spazi Sacri / 120 Sacred Spaces, Firenze, Fratelli Alinari, 1988 (introduzione di André Corboz). Di questo volume, che raccoglie un campione dell’ampio censimento delle chiese barocche piemontesi compiuto da Prola, Castelnuovo apprezza la scelta di privilegiare edifici meno conosciuti, in aree periferiche e talvolta a rischio di degrado, così come l’apparato iconografico di Jano, realizzato con l’obiettivo supergrandangolare Hypergon. L’articolo richiama un classico del tema, il Theatrum Novum Pedemontii. Ideen, Entwürfe und Bauten von Guarini, Juvarra, Vittone wie anderen bedeutenden Architekten des Piemontesischen Hochbarocks di Albert Erich Brinckmann, edito da Leonard Schwann nel 1931. Nella stessa pagina, Castelnuovo recensisce inoltre La cattedrale gotica di Otto von Simson.
Una copia dell’opera è presente nel fondo librario dell’autore, conservato dalla Biblioteca storica d’Ateneo “Arturo Graf”. -
Meglio la corte del mercante?
Recensione dell'opera: Martin Warnke, Artisti di corte. Preistoria dell'artista moderno, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 1991 (traduzione di Renato Pedio; I ed. Hofkünstler. Zur Vorgeschichte des modernen Künstlers, Colonia, DuMont, 1985).
Di questo studio sulla figura dell’artista Castelnuovo apprezza la ricchezza della documentazione e l’approccio sociologico dell’indagine, che non inciampa in rigide schematizzazioni. Abbattendo il pregiudizio ottocentesco dell’emancipazione dell’artista con il crollo dell’Antico Regime, Warnke mostra all’opposto come proprio nelle corti queste figure e le loro opere furono davvero apprezzate, sino a ricoprire importanti cariche, godendo così di una certa sicurezza economica e dell’alta considerazione del loro ruolo.
Data l’affinità tematica, Castelnuovo richiama gli studi di Martin Wackernagel sugli artisti fiorentini nel Rinascimento (Der Lebensraum des Künstlers in der florentinischen Renaissance, 1938, “un testo esemplare per la storia sociale dell'arte”, poi tradotto da La Nuova Italia Scientifica nel 1994, con prefazione di Castelnuovo; uno stralcio della presentazione è pubblicata sulla Domenica de «Il Sole 24 Ore»). -
Oggetti intelligenti
Recensione dell’opera: Federico Zeri, Giorno per giorno nella pittura, I, Scritti sull'arte dell'Italia settentrionale dal Trecento al primo Cinquecento, Torino, Allemandi, 1988. Nel presentare il primo volume dei cinque che compongono la serie, edita da Umberto Allemandi dal 1988 al 1998, Castelnuovo sottolinea come i saggi qui raccolti – pubblicati tra fine anni Quaranta e metà anni Ottanta – permettono di cogliere l’autore nel vivo dell’attività del conoscitore, offrendone un ritratto ben differente da quello più polemico e mediatico (nella recensione a L'inchiostro variopinto, la raccolta degli interventi apparsi su «La Stampa» e «L’Europeo», Castelnuovo si era già soffermato sull’immagine che di Zeri emerge dai suoi scritti).
L’articolo è riedito nella raccolta di saggi La cattedrale tascabile. Scritti di storia dell'arte (Sillabe, 2000, pp. 156-160). Una copia dell’opera è presente nel fondo librario dell’autore, conservato dalla Biblioteca storica d’Ateneo “Arturo Graf”. -
Perché gli artisti sono conservatori
Castelnuovo intervista Vittorio Gregotti a partire dalla sua ultima pubblicazione: Dentro l'architettura, Torino, Bollati Boringhieri, 1991.
Il titolo dell’articolo, Perché gli artisti sono conservatori, deriva da una provocazione di Gregotti: nell’intervista riferisce che sarebbe stato il sottotitolo ideale per il proprio libro in quanto riassume la riflessione sulla condizione attuale dell’architettura e, più in generale, i problemi del fare artistico nella cultura contemporanea qui discussi. Denunciando la perdita del rapporto tra progetto, lavoro dell’architetto, tecniche costruttive e contesto storico, l’autore afferma la necessità di ritornare a confrontarsi con la tradizione del proprio mestiere e con la storia, così da restituire centralità al dibattito attorno alla produzione artistica e al ragionamento intellettuale su cui si fonda il progetto. -
Pittura e vita
Recensione dell'opera: Roberto Longhi, Studi e ricerche sul Sei e Settecento 1929-1970, Firenze, Sansoni, 1991 (parte dell’Edizione delle opere complete di Roberto Longhi, vol. XII).
Nel contributo Castelnuovo ripercorre le mostre e gli studi che il proprio maestro, “il più geniale storico dell'arte italiana del nostro secolo”, ha dedicato alla pittura del XVII e XVIII secolo a partire dalla sua “riflessione sul rapporto pittura-vita-realtà e su una ipotizzata — e minoritaria — via europea della pittura italiana tra Sei e Settecento” (il rimando va in primis all’esposizione I Pittori della realtà in Lombardia, Palazzo Reale di Milano, aprile-luglio 1953). In particolare, è sottolineato il suo impegno nel rivalutare artisti dimenticati e sovvertire gerarchie artistiche all'epoca consolidate, anche indagando il versante della ricezione delle opere per comprendere, così, la sfortuna critica di questa linea lombarda, a lui tanto cara, della pittura del Seicento.
Nello stesso numero de «L’Indice dei libri del mese» Anna Zanoli si sofferma su Il critico accanto al fotografo, al fotocolorista e al documentarista, contributo di Longhi sui documentari realizzati con Umberto Barbaro («Paragone», XV, 169, gennaio 1964, pp. 29-38; ripubblicato nell’Edizione delle opere complete, vol. X, Ricerche sulla pittura veneta 1946-1969, Firenze, Sansoni, 1978, pp. 181-186).
Questo articolo è riedito nella raccolta di saggi La cattedrale tascabile. Scritti di storia dell'arte (Sillabe, 2000, pp. 147-150). Una copia dell’opera recensita da Castelnuovo è presente nel fondo librario dell’autore, conservato dalla Biblioteca storica d’Ateneo “Arturo Graf”. -
Su Canaletto di André Corboz
Recensione dell'opera: André Corboz, Canaletto. Una Venezia immaginaria, Venezia-Milano, Alfieri-Electa, 1985, 2 voll. Questo studio, superando il taglio biografico, appassiona Castelnuovo perché indaga la Venezia immaginaria costruita da Canaletto, tra realtà e invenzione, alla ricerca delle modalità operative e delle iconografie predilette dal pittore, dei significati simbolici e delle implicazioni culturali espressi con continuità nelle vedute e nei capricci.
Una copia dell’opera è presente nel fondo librario dell’autore, conservato dalla Biblioteca storica d’Ateneo “Arturo Graf”. -
Su Galileo critico delle arti di Erwin Panofsky
Recensione dell'opera: Erwin Panofsky, Galileo critico delle arti, a c. di Maria Cecilia Mazzi, Venezia, Cluva, 1985. Nel saggio Galileo as a Critic of the Arts, pubblicato nel 1954 e ora tradotto per la prima volta in italiano, Castelnuovo riconosce un intervento esemplare sul contributo di Galileo Galilei (1564-1642) al dibattito sull'arte: l’indagine panofskyana pone in evidenza le connessioni tra le scelte estetiche di Galileo e le sue strutture mentali, valutandone l’impatto, tutt’altro che secondario, sul suo pensiero scientifico.
Una copia dell’opera è presente nel fondo librario dell’autore, conservato dalla Biblioteca storica d’Ateneo “Arturo Graf”. -
Su L’arte e il suo pubblico di Hans Belting
Recensione dell'opera: Hans Belting, L'arte e il suo pubblico. Funzione e forme delle antiche immagini della passione, Bologna, Nuova Alfa (Rapporti, 56), 1986 (introduzione di Giorgio Cusatelli, traduzione di Donatella Mazza; I ed. Das Bild und sein Publikum im Mittelalter. Form und Funktion früher Bildtafeln der Passion, Berlino, Mann, 1981). Una copia dell’opera è presente nel fondo librario dell’autore, conservato dalla Biblioteca storica d’Ateneo “Arturo Graf”.