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Titolo: Salviamo le vetrate di Chartres

Descrizione: Recensione della mostra: Le vitrail, art et technique (Parigi, Palais de la Découverte: 16 dicembre 1977-5 settembre 1978, senza catalogo). L’articolo di Castelnuovo, focalizzato sulla conservazione e sul restauro delle vetrate, si ispira a due contributi pubblicati da la «Revue du Palais de la Découverte»: Jean-Marie Bettembourg, La dégradation des vitraux (VI, 53, dicembre 1977); Le vitrail, art et technique (VI, 60, luglio-agosto-settembre 1978).
Nel suo fondo librario, conservato dalla Biblioteca storica d’Ateneo “Arturo Graf”, è presente il n. 53 della rivista.

Autore: Enrico Castelnuovo

Fonte: La Stampa, anno 112, n. 143, p. 13

Editore: La Stampa; digitalizzazione: Archivio storico dell'Università di Torino (2023)

Data: 1978-06-23

Gestione dei diritti: Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale

Relazione: Inventario del fondo Enrico Castelnuovo, unità archivistica «La Stampa» (Archivio storico dell'Università di Torino)

Formato: application/pdf

Identificatore: Stampa_4

Testo: «La Stampa» – Anno 112, n. 143 – Venerdì 23 giugno 1978, p. 13
(pagina l’arte)



Salviamo le vetrate di Chartres



Per gran parte del medioevo quella delle vetrate è stata una delle tecniche artistiche-pilota dell’Europa, quella in cui sono stati realizzati alcuni dei massimi capolavori della pittura occidentale. Anche in Italia dove la struttura a gabbia portante dell’architettura gotica non eliminò mai le vaste superfici murali meno che altrove intaccate ed erose dall’aprirsi delle finestre, dove la pittura parietale non perse mai la propria importanza, esse ebbero dal Tre al Cinquecento estensione e fama considerevoli.
Nel suo «Libro dell’arte» Cennino dedica un capitolo a «come si lavorano in vetro finestre» ed è a un italiano, Antonio da Pisa, cui si deve nel Trecento la redazione di uno dei rari trattati tecnici sulla materia (vedine ora una riedizione a cura di S. Pezzella, Umbria ed. Perugia 1976); d’altra parte qualità e importanza europee hanno i grandi cicli trecenteschi dell’Umbria, quelli delle chiese fiorentine o del Duomo di Milano o ancora quelli aretini e romani di Guillaume de Marcillat di cui Giorgio Vasari scrisse «che diede opera alle finestre di vetro; nelle quali faceva figura di colorito non meno unito che se elle fossero d’una vaghissima e unitissima pittura a olio».
Ma la terra delle vetrate è per eccellenza la Francia che da sola ne conta più che tutto il resto d’Europa. Ben lo avvertiva Torquato Tasso quando notava «Ed in questa parte hanno i francesi che rimproverare gli italiani; perché l’uso dell’arte de’ vetri, che presso noi è principalmente in pregio per pompa e per delicia de’ bevitori, è da loro impiegata ne l’ornamento de le chiese di Dio e nel culto de la religione» celebrando «le finestre di vetro colorite ed effigiate, le quali in moltitudine grandissima sono degne d’ammirazione non che di lode, così per la vaghezza e vivacità de’ colori, come anco per lo disegno e artificio de le figure».
Ora una esposizione assai interessante aperta a Parigi fino al 5 settembre al Palais de la Découverte (un’ala del Grand Palais) fa il punto su questo enorme patrimonio.
Una vetrata è una creazione complessa, composta com’è di un mosaico di frammenti di vetri di diversi colori, dipinti in superficie con una pittura monocroma (la grisaglia) che segna i tratti dei volti, le pieghe delle vesti, tenuti insieme da un reticolo di fili di piombo e ancorati alle finestre da un’armatura in ferro. Diversi sono dunque gli elementi minacciati dal tempo, dalle intemperie, dalla polluzione atmosferica. Quelli più esposti sono il vetro stesso e la pittura a grisaglia che lo copre. Lungi dall’essere messi in pericolo solo dalla propria intrinseca fragilità i vetri sono infatti, chi più chi meno a seconda della loro composizione chimica (più vulnerabili per esempio quelli più ricchi in sali di potassio), minacciati da degradazioni, erosioni, sfaldamenti, incrostazioni che ne modificano la tonalità, ne riducono o ne annullano addirittura la trasparenza; quanto alla grisaglia che vi è stata stesa sopra e la cui aderenza è stata ottenuta con una successiva cottura che l’ha vetrificata, può addirittura, a causa del differente coefficiente di dilatazione che ha rispetto al vetro, staccarsi e cadere.
Si tratta dunque di correre ai ripari, fermando i processi di degradazione, restituendo la trasparenza, consolidando la grisaglia, cambiando i piombi e eventualmente le armature. Ognuna di queste operazioni è estremamente delicata e tale da modificare profondamente l’aspetto di una vetrata. Prendiamo un caso che può sembrare semplice, come quello della sostituzione dei piombi: basta pensare al ruolo di contorno e di sottolineatura del disegno che essi svolgono per capire come sia difficile recuperare la raffinatezza e la delicata irregolarità dei piombi antichi: in più di un caso una operazione di questo genere ha potuto diminuire la qualità di una vetrata rendendone le linee di contorno piatte e inerti.
Quando poi gli interventi tendono a arrestare i processi di degradazione, a eliminare le incrostazioni dovute alle reazioni chimiche avvenute in superficie, a restituire ai vetri la qualità translucida che avevano perduta, le modificazioni apparenti sono ancora maggiori e non sempre bene accolte. Recentemente sono state pulite e restaurate le vetrate della facciata occidentale della cattedrale di Chartres (si veda il numero 1 del 1977 della rivista «Les Monuments Historiques de la France»). Le tre finestre con le scene dell’Infanzia, della Passione e con l’Albero degli Antenati di Cristo sono probabilmente le più famose del mondo, evocate, descritte, ammirate da Joris Karl Huysmans, da Emile Male, da Marcel Proust, rese addirittura mitiche dall’inimitabile «bleu de Chartres» di cui una suggestiva e tenace tradizione vorrebbe – a torto – che si fosse perduto il segreto.
Ridotte a una crescente opacità per la disgregazione dei vetri esse hanno recuperato una gamma cromatica chiara e squillante che ha sorpreso e disturbato i cultori dell’ombra silvestre delle cattedrali («Grands bois, vous m’effrayez comme des cathédrales» aveva scritto Baudelaire); di qui polemiche a non finire e il riaccendersi dell’antica querelle, tante volte intesa, sul «tempo pittore» e le virtù delle patine antiche.
L’esposizione parigina propone al visitatore un dossier appassionante, gli consente di scrutare al microscopio i danni e le degradazioni dei vetri, le loro conseguenze, di prendere conoscenza dei diversi tipi di interventi possibili, meccanici, chimici o fisici e dei differenti strumenti di protezione che possono essere in seguito messi in opera; soprattutto gli permette di intendere come le vetrate siano state prodotte, quale ne sia stato l’aspetto primitivo, quali profonde modificazioni abbiano subito nei secoli.
Traslucidità, preziosità, luminosità furono le qualità ricercate ed esaltate nelle vetrate dagli uomini del medioevo, dal monaco Teofilo che in un convento tedesco agli inizi del XII secolo, scriveva la Schedula diversarum artium, una sorta di manuale tecnico sulle arti suntuarie, al grande dignitario della corte di Francia Suger, abate di Saint-Denis e ispiratore sul cantiere della sua abbazia del nuovo stile architettonico che verrà chiamato gotico, ai tanti laici e religiosi che negli schermi diafani e rutilanti, illuminati e traversati dal sole, scorgevano un’immagine della Gerusalemme Celeste, la divina città dalle mura tempestate di gemme dove i giusti sarebbero stati accolti dopo la morte. Al Palais de la Découverte si apprende e si verifica come queste qualità siano minacciate, in che modo possano essere recuperate, quali misure possano essere prese per salvare monumenti che sono tra i massimi dell’arte medievale.

La Crocifissione (Cattedrale di Chartres), dopo il restauro.

NOMI CITATI

- Antonio da Pisa
- Baudelaire, Charles
- Cennini, Cennino
- Huysmans, Joris-Karl
- Les Monuments Historiques de la France
- Mâle, Emile
- Marcillat, Guillaume de
- Pezzella, Salvatore
- Proust, Marcel
- Suger di Saint-Denis
- Tasso, Torquato
- Theophilus
- Umbria editrice
- Vasari, Giorgio


LUOGHI E ISTITUZIONI CITATI
- Arezzo
- Chartres [Francia]
o Cattedrale di Notre-Dame de Chartres
- Firenze
- Milano
o Duomo [Cattedrale della Natività della Beata Vergine Maria]
- Parigi [Francia]
o Palais de la Découverte, Grand Palais
- Roma
- Umbria

Collezione: La Stampa

Citazione: Enrico Castelnuovo, “Salviamo le vetrate di Chartres,” Enrico Castelnuovo sulla carta stampata. La Stampa e Il Sole 24 Ore, ultimo accesso il 17 dicembre 2024, https://asut.unito.it/castelnuovo/items/show/17.