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Titolo: Non disturbiamo i bisonti di Altamira

Descrizione: Castelnuovo denuncia i danni ai siti storici e archeologici provocati dai flussi turistici massicci e incontrollati, segnalando di contro il completo abbandono in cui versa una gran parte di monumenti non ancora valorizzati. L'intervento richiama questioni inerenti al patrimonio culturale già sollevate in altri contributi (Contro feticci e miti dei capolavori d’arte; Attila, il turista).

Autore: Enrico Castelnuovo

Fonte: Tuttolibri , anno 8, n. 304, p. 1 (supplemento a La Stampa)

Editore: La Stampa; digitalizzazione: Archivio storico dell'Università di Torino (2023)

Data: 1982-02-27

Gestione dei diritti: Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale

Relazione: Inventario del fondo Enrico Castelnuovo, unità archivistica «La Stampa» (Archivio storico dell'Università di Torino)

Formato: application/pdf

Identificatore: Stampa_17

Testo: Tuttolibri – Anno 8, n. 304, p. 1
(supplemento a «La Stampa» del 27 febbraio 1982)


Parliamone

Non disturbiamo i bisonti di Altamira



La notizia è di questi giorni: le grotte di Altamira, chiuse dal 1977, sono state riaperte a un numero ristretto di visitatori; i pochi eletti potranno fermarcisi sì e no un quarto d’ora. Occorre controllare l’umidità creata dalla condensazione del fiato che rischiava di distruggere i dipinti. La grotta di Lascaux, questa «Sistina preistorica», è chiusa, stesse cause stessi effetti: ci scendevano fino a 3000 visitatori al giorno; ora lì accanto, sulla collina di Montignac, viene scavata una specie di Lascaux/Alter, una copia della grotta decorata con le riproduzioni dei dipinti originali. Mesi fa in un’intervista a questo stesso giornale Carlo Bertelli metteva in guardia dalla troppa pubblicità attorno al restauro del Cenacolo. «Non fate strepito» potrebbe essere in breve il messaggio ammonitore di chi vede minacciata un’opera delicatissima e cagionevole da turbe di visitatori che rischiano di alterare seriamente i dati ambientali (temperatura, umidità ecc.).
I bronzi di Riace hanno acquistato la popolarità che sappiamo. Con totale insensibilità al problema della loro conservazione c’è oggi chi propone stoltamente di mandarli negli Stati Uniti o, come lamentava Federico Zeri, chi li utilizza come numi tutelari per sfilate di moda o esibizioni musicali, cose tutte che possono accelerare gravissimi processi di deperimento in sculture affette da cancro del bronzo. A Londra un mantovano davanti alla (a torto) tanto deprecata copia della Camera degli Sposi commentava: «Riportiamola al Palazzo Ducale, fra poco potremo mostrare solo quella». Molti anni fa a Vienna, lo Hofrat professor Tietze apriva una sua conferenza affermando: «Il miglior amico dei monumenti è la mancanza di denaro». Ciò evita improvvidi restauri. Oggi potremmo aggiungere la mancanza di pubblicità, che evita furti e condensazioni.
Occorre abituarsi all’idea che le opere d’arte sono fragili, deperibili, mortali. Quando sono finite sono finite e tutti gli uomini del re non potranno rimetterle in piedi. La sciagurata abitudine alla sacralizzazione e l’idolatria del capolavoro fuori dal suo contesto e turisticamente promosso hanno causato enormi danni intellettuali ma anche materiali. Oggi sappiamo come l’«aura» possa addirittura distruggere materialmente il proprio oggetto. Occorrerà dunque abituarsi a diversificare le nostre scelte, i nostri itinerari. I luoghi artistici consacrati con tre stelle dalle guide emulano per affollamento le spiagge estive. Baedeker e bikini vanno insieme e insieme compaiono nella pubblicità delle agenzie di viaggio. In Francia Chenonceaux, uno dei celebri castelli della Loira, vede sfilare ogni anno settecentomila visitatori mentre Ancy-le-Franc, il superbo castello «Renaissance» progettato dal Serlio ma meno pubblicitariamente consacrato, ne accoglie solo 12.000.
I calchi delle statue antiche studiati con passione e fervore nel Sette e nell’Ottocento vengono oggi considerati da molti sprovveduti poco più che ciarpame, a tal punto che preziose raccolte ne sono state distrutte. Eppure costituivano, e ancora costituiscono, un mezzo eccezionale di studio, di riflessione, di arricchimento culturale che il culto estetizzante dell’autografia, del tocco stregonesco dell’artista, ha fatto cadere nell’oblio. L’accesso di un numero sempre crescente di persone ai valori dell’arte, della storia, della natura è, speriamo, irreversibile. Ciò però esige un modo meno feticistico, meno pubblicitario, più modesto, più quotidiano, più culturalmente impegnato, di fruire di questi valori.

[Accompagna l’articolo la riproduzione di una pittura rupestre, senza didascalia]
NOMI CITATI
- Bertelli, Carlo
- Serlio, Sebastiano
- Tietze, Hans Karl
- Zeri, Federico
LUOGHI CITATI
- Ancy-le-Franc [Francia]
o Castello di Ancy-le-Franc
- Chenonceaux [Francia]
o Castello di Chenonceau
- Londra
- Mantova
o Palazzo Ducale
▪ Camera degli Sposi
- Milano
o Cenacolo Vinciano
- Montignac [Francia]
o Grotte di Lascaux
- Santillana del Mar [Spagna]
o Grotte di Altamira
- Valle della Loira [Francia]
- Vienna

Collezione: La Stampa

Citazione: Enrico Castelnuovo, “Non disturbiamo i bisonti di Altamira,” Enrico Castelnuovo sulla carta stampata. La Stampa e Il Sole 24 Ore, ultimo accesso il 17 dicembre 2024, https://asut.unito.it/castelnuovo/items/show/30.