Conosci il Paese dei musei chiusi? (dettagli)
Titolo: Conosci il Paese dei musei chiusi?
Descrizione:
Pamphlet polemico sulla situazione dei musei italiani: puntando il dito contro gli amministratori di Stato, Regioni e Comuni, Castelnuovo denuncia il problema degli orari di apertura ridotti e delle chiusure, spesso a tempo indeterminato, dovute alla carenza di personale e alle condizioni precarie degli edifici. All’articolo risponde con una lettera al quotidiano Mariano Guzzini, assessore alla Cultura della Provincia di Ancona, sostenendo le iniziative promosse dagli enti locali del suo territorio di contro alla situazione del Museo Nazionale Archeologico di Ancona, all’epoca ancora chiuso dopo il terremoto del 1972.
Autore: Enrico Castelnuovo
Autore di contributo subordinato: Mariano Guzzini
Fonte: Tuttolibri, anno 10, n. 414, p. 1 (supplemento a La Stampa), La Stampa, anno 118, n. 167, p. 9
Editore: La Stampa; digitalizzazione: Archivio storico dell'Università di Torino (2023)
Data: 1984-07-07, 1984-07-15
Gestione dei diritti:
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale
Relazione: Inventario del fondo Enrico Castelnuovo, unità archivistica «La Stampa» (Archivio storico dell'Università di Torino)
Formato: application/pdf
Identificatore: Stampa_34
Testo:
Tuttolibri – Anno 10, n. 414, p. 1
(supplemento a «La Stampa» del 7 luglio 1984)
Parliamone
Conosci il Paese dei musei chiusi?
I musei di Firenze saranno aperti alla sera; a Genova, dopo anni di attesa si è appena aperto il bel Museo di Sant'Agostino. Questo mentre in gran parte d'Italia i musei continuano a chiudersi o a restar chiusi totalmente o parzialmente o a punire i visitatori con orari assurdi. Gli scarsi casi di efficienza fanno apparire più nero il baratro in cui ci troviamo. Sarà colpa dell'insensibilità dello Stato che stanzia somme minime per il patrimonio artistico, sarà colpa di burocrazie vischiose e inefficienti o di sindacati che difendono interessi corporativi, sarà colpa degli assessorati alla cultura che alla ricerca di manifestazioni di effetto – talora anche di buona qualità – dimenticano la priorità e l'urgenza di compiti quotidiani umili e poco prestigiosi.
Ma la colpa è di tutti noi, della rassegnazione con cui sopportiamo questa situazione sonnolenta e vergognosa. Ci sembra naturale che la preziosa collezione X sia in casse da decenni, che il secondo piano del museo Y dove si trova una eccezionale raccolta di porcellane nota in tutto il mondo sia chiuso in permanenza, che il museo Z sia sprangato perché ci piove dentro o perché è caduto un soffitto o perché i Vigili del Fuoco l’hanno giudicato inagibile o per mancanza di personale o che altro. Ma è possibile continuare così? Non aspettiamo l’ennesima critica dei visitatori stranieri, prendiamo noi stessi le cose in mano, facciamo capire a chi ci governa, Stato, Regioni o Comuni, che i limiti della decenza sono di gran lunga superati.
Il caso di Firenze ci mostra che con un impegno comune le cose si possono fare. È mai possibile che i nostri direttori generali, soprintendenti, assessori non si sentano spronati a un po’ di emulazione? È mai possibile che quando si è costretti a chiudere un museo non si senta l’obbligo di riaprirlo al più presto e intanto di non celare per anni o per decenni il patrimonio che esso ospita? Le nostre autorità non hanno mai sentito parlare di mostre a rotazione dei fondi di un museo? Certo non sarebbe il grande avvenimento destinato a far parlare di sé le pagine culturali, ma sarebbe veramente ora di cambiare il modo di veder le cose.
La provincia inglese è punteggiata di musei, di dimore storiche aperte al pubblico, di piccole collezioni ben tenute spesso presidiate da attivissime signore anziane, gli orari sono accessibili, la disponibilità di materiale documentario, libri, guide, foto, diapositive grandissima. In Istria ricordo di aver visitato il Museo di Rovigno tra le nove e le dieci di una sera d’estate. Ma da noi per carità o «grande appuntamento», «occasione da non mancare» o niente. Il piccolo non piace. Forse che un ministro passerà alla storia per essersi occupato degli orari di apertura o delle uscite di sicurezza, o un assessore per aver riaperto il terzo piano di un museo? Un verso di Goethe ha per secoli evocato l’Italia: «Conosci tu il paese dove fioriscono i limoni?» L’udremo presto sostituito da un altro: «Conosci tu il paese dove chiudono i musei?».
Enrico Castelnuovo
«La Stampa» – Sabato 15 luglio 1984, anno 118, n. 167, p. 9
(rubrica Le lettere della domenica)
Musei chiusi? La colpa è di Roma
Su Tuttolibri del 7 luglio Enrico Castelnuovo apre un dibattito sul «musei chiusi» che mi pare tema di grande interesse, meritevole di qualche approfondimento. Senza entrare nel merito di tutta una serie di questioni che richiederebbero lo spazio di una relazione ad un convegno piuttosto che quello di una lettera ad un giornale, vorrei notare come la condizione attuale dei musei sia la spia di una più ampia contraddizione tra la domanda e l’offerta di cultura, ma anche tra l’offerta organizzata dagli Enti locali, e quella organizzata dai ministeri e dagli apparati statali preposti da gran tempo a tali compiti.
Se può essere inevitabile, per comodità di ragionamento giornalistico, accumunare in un unico calderone «Stato, Regioni o Comuni» ai quali va fatto capire – come scrive Castelnuovo – «che i limiti della decenza sono di gran lunga superati», non giova alla chiarezza e soprattutto non giova alla soluzione del problema denunciato non precisare che il sistema delle autonomie locali sta dando esempi notevoli di sensibilità sul versante dell’istituzione di strutture museali di molti tipi, tutte rispondenti a domande specifiche locali, in un momento di grande pressione degli organismi di controllo e dell’opinione pubblica finalizzata al contenimento o al «taglio» delle modestissime spese a bilancio per queste materie. Al contrarlo, ministeri e strutture statali continuano a muoversi con esasperante lentezza, in direzioni non opposte, ma certo abbastanza divaricate.
L'esempio di Ancona non è probabilmente tra i più clamorosi, ma rientra bene nel discorso che sto facendo. L’Amministrazione provinciale da alcuni anni sta coordinando il lavoro di svariati Comuni che stanno aprendo musei di vario tipo (dalla grafica alle scienze naturali) investendo tempo e denaro in queste difficili operazioni, e il sistema dei Comuni è talmente sensibile alla problematica esposta da Castelnuovo che perfino una Associazione di Comuni come quella di Senigallia (cioè un livello istituzionale nuovo, non previsto dalla Costituzione, con maggiori vincoli dei già vincolatissimi Enti Locali) si muove da tempo proprio al fine di affrontare nel proprio territorio il problema dei beni culturali in modo efficiente e razionale, in collaborazione con le Soprintendenze relative; di contro esiste il «rebus» del Museo Nazionale Archeologico, chiuso da ben dodici anni, del quale si ignora l’avvenire, e soprattutto il presente.
Non dico che tutti i Comuni e tutte le Province d’Italia siano alla pari in un fervore d’opere sul tema musei e beni culturali. Dico che il sistema delle autonomie locali, facile e ricorrente bersaglio di una martellante polemica sugli sprechi anche culturali, è in grado di dimostrare di aver fatto più del suo dovere in campi dove incerte e discusse sono le competenze e gli spazi di autonomia, e quindi possono essere un valido alleato (e non la controparte) di quanti si pongano il problema dei musei chiusi al fine di affrontarlo e risolverlo.
Mariano Guzzini
Assessore alla Cultura della Provincia di Ancona
NOMI CITATI
- Goethe, Johann Wolfgang von
- Guzzini, Mariano
LUOGHI E ISTITUZIONI CITATI
- Ancona
o Museo Archeologico Nazionale delle Marche
- Firenze
- Genova
o Museo di Sant’Agostino
- Rovigno [Rovinj, Croazia]
o Museo della città di Rovigno
- Senigallia [Ancona]
Collezione: La Stampa
Etichette: _RUBRICA "Parliamone", _TUTTOLIBRI, Musei mercato collezionismo
Citazione: Enrico Castelnuovo, “Conosci il Paese dei musei chiusi?,” Enrico Castelnuovo sulla carta stampata. La Stampa e Il Sole 24 Ore, ultimo accesso il 17 dicembre 2024, https://asut.unito.it/castelnuovo/items/show/48.