Al Colosseo soltanto leoni (dettagli)
Titolo: Al Colosseo soltanto leoni
Descrizione:
Castelnuovo si interroga sull’utilizzo dei siti storici e archeologici per fini culturali, sollecitato dalla sentenza del pretore di Roma, Alberto Albamonte, del 10 luglio 1985. Nelle motivazioni non solo era precisato che i beni culturali dovessero essere destinati a finalità che non ne pregiudicassero la conservazione e l’integrità, ma era soprattutto sottolineato che non potessero essere concessi per scopi non pertinenti alla loro identità originaria. Diversa è la posizione di Castelnuovo, secondo cui l’attenzione è da rivolgere alla preservazione dei beni culturali e non tanto al loro carattere originario, in quanto non è raro che nel tempo abbiano cambiato più volte destinazione d’uso. Il caso della concessione della Basilica dei Santi Giovanni e Paolo di Venezia per spettacoli teatrali, citato nell’articolo, è richiamato non tanto per i contenuti ma per i rischi che l’affollamento comporta all’edificio.
Castelnuovo prende le mosse dalla pagina che «L’Unità» dedica alla questione l’11 luglio 1985 (p. 17): il soprintendente ai Beni archeologici di Roma, Adriano La Regina, era stato accusato di abuso di potere e omissione di atti d'ufficio per avere autorizzato una rassegna cinematografica al Circo Massimo e una mostra sull’economia italiana nel Ventennio al Colosseo. Nonostante l’assoluzione, nelle motivazioni del pronunciamento il pretore – poggiando sul parere di una commissione composta da Lorenzo Quilici, Italo Insolera, Vincenzo Cabianca e Giulio Tamburini – criticava apertamente la concessione dei due siti archeologici, ritenendo le manifestazioni non compatibili con “il carattere espressivo del monumento, quale testimonianza storica e quale valore culturale [...]”.
Autore: Enrico Castelnuovo
Fonte: Tuttolibri, anno 11, n. 462, p. 1 (supplemento a La Stampa)
Editore: La Stampa; digitalizzazione: Archivio storico dell'Università di Torino (2023)
Data: 1985-07-13
Gestione dei diritti:
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale
Relazione: Inventario del fondo Enrico Castelnuovo, unità archivistica «La Stampa» (Archivio storico dell'Università di Torino)
Formato: application/pdf
Identificatore: Stampa_45
Testo:
Tuttolibri – Anno 11, n. 462, p. 1
(supplemento a «La Stampa» del 13 luglio 1985)
Parliamone
Al Colosseo soltanto leoni
Non si potrà più andare al cinema al Circo Massimo, né visitare una mostra sull'economia al Colosseo. Il dottor Alberto Albamonte, pretore romano, ha infatti affermato nella motivazione di una sentenza, che un uso improprio costituisce «veicolo di inquinamento totale o parziale del significato espressivo del monumento, quale testimonianza storica e quale valore culturale, originale, artistico, architettonico ed archeologico, che deve, invece, essere costantemente conservato nella sua essenzialità di lettura e di fruizione».
Se capisco bene occorre dunque: a) che della lettura e della fruizione di un monumento sia conservato quanto vi è di essenziale; b) che il suo significato espressivo (illustrato da una vasta gamma di aggettivi quali originale, artistico, architettonico, archeologico, culturale) non abbia a patire di inquinamenti. Guai dunque promette il dottor Albamonte agli inquinatori dei significati espressivi.
Sarei con lui con tutto il cuore – tantopiù che egli ha ascoltato per queste sue conclusioni un gruppo di saggi di cui fa parte il mio amico Italo Insolera, studioso di urbanistica e gran conoscitore della storia urbana e monumentale di Roma – senonché qualche dubbio mi afferra.
Come si fa a non inquinare – parzialmente o totalmente – il significato di un monumento? Come si fa a conservarne integre lettura e fruizione attraverso il tempo? Non accadrà poi che i modi della fruizione cambino? A pensarci si direbbe proprio di sì. Ai suoi bei tempi, per esempio, il Colosseo era fruito in un modo che a noi sembrerebbe un po' particolare e un tantino crudele. E se la sua fruizione è oggi cambiata non sarà forse a causa di un qualche inquinamento – parziale o totale – dell'originale significato espressivo?
Occorrerà restituirne la corretta fruizione qual era prima dell'inquinamento? Oppure dobbiamo accettare il fatto compiuto che cioè una serie di inquinamenti precedenti abbiano fatto mutare la lettura e la fruizione dell'oggetto? Ora basta in ogni modo. Fermati, sei bello. Oramai sei diventato monumento con tanti e diversi valori (debitamente elencati nella sentenza) e non si insista più su questo scivoloso cammino del mutamento di fruizione.
La stessa mattina leggo però che un gruppo di giornalisti ha visitato il Colosseo e ha constatato come topi, vipere, pulci e odori mefitici siano i compagni abituali dei guardiani del monumento il quale si sbriciola progressivamente ed è in gran parte chiuso e inagibile. Forse aveva ragione Ruskin quando chiedeva che i monumenti – come gli uomini – venissero lasciati morire e non fossero tenuti artificialmente in vita dai restauri che li svilivano e che anch'essi erano certo veicoli di inquinamento (parziale o totale) del significato.
Intendiamoci bene: l'uso della chiesa dei Santi Giovanni e Paolo a Venezia per rappresentazioni teatrali comporta un rischio serio (a causa dei possibili incendi, della concentrazione di vapori umidi causata dal fiato degli spettatori eccetera) ma l'uso dell'area del Circo Massimo per un'arena estiva non comporta gli stessi rischi. Quanto al Colosseo non so se vipere, topi, pulci e miasmi non lo inquinino più di una mostra sull'economia. Ma forse ho torto. Ripristiniamo fruizione e lettura originali e, per evitare incidenti, scriviamo ben chiaro sulla porta: Hic sunt leones.
Enrico Castelnuovo
NOMI CITATI
- Albamonte, Alberto
- Ruskin, John
LUOGHI E ISTITUZIONI CITATI
- Roma, Circo Massimo
- Roma, Colosseo
- Venezia, Basilica Santi Giovanni e Paolo
Collezione: La Stampa
Citazione: Enrico Castelnuovo, “Al Colosseo soltanto leoni,” Enrico Castelnuovo sulla carta stampata. La Stampa e Il Sole 24 Ore, ultimo accesso il 17 dicembre 2024, https://asut.unito.it/castelnuovo/items/show/59.