Sfoglia documenti (227 in totale)
-
Le meraviglie di Rosso
Nel primo anniversario della morte, Castelnuovo presenta due opere postume di Adalgisa Lugli (Modena, 1° ottobre 1946-Parma, 16 settembre 1995):
- Medardo Rosso, a c. di Massimo Ferretti, Torino, Allemandi, 1996 (si tratta della tesi di laurea discussa nel 1969 all’Università di Bologna, relatore Francesco Arcangeli);
- Dalla meraviglia all'arte della meraviglia, Modena, s.n., 1996 (stampa Valdonega di Verona; edizione di 600 esemplari numerati, in occasione della giornata di studi dedicata ad Adalgisa Lugli (Modena, Galleria civica, 7 giugno 1996); si tratta di un suo intervento tenuto al Musée du Louvre nel 1992).
Nella stessa pagina de «L’Indice dei libri del mese» s’incontra un profilo della studiosa, tratto dalla relazione discussa da Bruno Toscano nella giornata di studi sopra menzionata: La remota vita degli oggetti. Sulla Domenica de «Il Sole 24 Ore» Castelnuovo aveva già ricordato la collega il 24 settembre 1995.
Una copia delle delle due opere è presente nel fondo librario dell’autore, conservato dalla Biblioteca storica d’Ateneo “Arturo Graf” (Medardo Rosso; Dalla meraviglia all'arte della meraviglia). -
Questioni di stile
Recensione dell'opera: Erwin Panofsky, Tre saggi sullo stile: il barocco, il cinema, la Rolls-Royce, a c. di Irving Lavin, ritratto biografico di William S. Heckscher, Milano, Electa, 1996 (traduzione a c. dell'Istituto italiano per gli studi filosofici di Napoli). Castelnuovo presenta i contributi che compongono la raccolta:
- Che cos’è il barocco (inedito, si tratta del testo della conferenza tenuta al Vassar College (Poughkeepsie, New York), 3 maggio 1935);
- Stile e tecnica del cinema (già edito col titolo On Movies in «Princeton University. Department of Art and Archaeology. Bulletin», giugno 1936, pp. 5-15; seconda ed. ampliata Style and Medium in the Motion Pictures, in «Critique», I, 3, 1947, pp. 5-28; pubblicato in italiano in «Cinema & film», 1968, 5-6, poi in Leggere il cinema, a c. di Alberto Barbera e Roberto Turigliatto, Milano, Mondadori, 1978);
- I precedenti ideologici della calandra Rolls-Royce (già edito in «Proceedings of the American Philosophical Society», CVII, 4, 1963, pp. 273-288; pubblicato in italiano da Umberto Allemandi nel 1990).
Sono inoltre ripercorse le ultime traduzioni e riedizioni dei testi di Panofsky che, secondo Castelnuovo, sempre più contribuiscono “a farlo uscire da quel ghetto esclusivamente iconologico in cui alcuni suoi zelatori l'avevano rinchiuso”.
Una copia dell’opera è presente nel fondo librario dell’autore, conservato dalla Biblioteca storica d’Ateneo “Arturo Graf”. -
L'Indice puntato
Castelnuovo ribatte alle critiche espresse da Anacleto Verrecchia (1926-2012) nella recensione della raccolta di saggi Il gesto nel rito e nel cerimoniale dal mondo antico ad oggi, curata da Sergio Bertelli e Monica Centanni (Ponte alle Grazie, 1995): Troppe mani pesanti per gesti leggeri, Tuttolibri (inserto de «La Stampa»), 23 marzo 1996, p. 6. In aperta polemica, Verrecchia arrivava a contestare la legittimità stessa degli studi umanistici, bollando il tema della ricerca come irrilevante e giudicando privi di valore scientifico i contributi raccolti nel volume, pubblicato peraltro con fondi pubblici del CNR. -
Dietro la ruota dei misteri, un Dickens turbinoso e leggero
Recensione dell'opera: Charles Dickens, Casa desolata, con un saggio di Vladimir Nabokov, Torino, Einaudi, 1995 (traduzione di Angela Negro; I ed. italiana: Sonzogno, 1930). Castelnuovo tornerà su Dickens nel 2001, presentando Il Mistero di Edwin Drood sulla Domenica de «Il Sole 24 Ore». -
Longhi. "Comment parler peinture"
Recensione dell’opera: Roberto Longhi, Il palazzo non finito. Saggi inediti 1910-1926, a c. di Francesco Frangi e Cristina Montagnani, con prefazione di Cesare Garboli e un saggio di Mina Gregori, Milano, Electa, 1995.
Castelnuovo torna a parlare del proprio maestro in occasione dell’edizione postuma della raccolta dei suoi scritti giovanili inediti, non inseriti per volontà dell’autore stesso nell’Edizione delle opere complete di Roberto Longhi. In queste pagine già si individuano i temi che più hanno segnato la sua carriera, da Caravaggio e i suoi seguaci alle questioni quattrocentesche tra Firenze e Venezia (Bellini, Masolino e Masaccio), ma soprattutto il ragionamento intorno al problema di “comment parler peinture”, di come scrivere di storia dell’arte (da qui deriva il titolo dell’articolo). Si tratta, quindi, di materiale di natura disomogenea, che induce Castelnuovo a segnalare la polemica tra Garboli e Gregori sulle modalità di pubblicazione di questi inediti.
L’articolo è riedito nella raccolta di saggi La cattedrale tascabile. Scritti di storia dell'arte (Sillabe, 2000, pp. 151-153). Una copia dell’opera è presente nel fondo librario dell’autore, conservato dalla Biblioteca storica d’Ateneo “Arturo Graf”. -
Su Lo schiavo del manoscritto di Amitav Ghosh
Recensione dell'opera: Amitav Ghosh, Lo schiavo del manoscritto, a c. di Anna Nadotti, Torino, Einaudi, 1993. -
Nuove "O" di Giotto
Recensione dell'opera: Giovanni Previtali, Giotto e la sua bottega, Milano, Fabbri, 1993. In occasione della terza edizione postuma della monografia (I ed. 1967, II ed. 1974), curata da Alessandro Conti e Giovanna Ragionieri, Castelnuovo traccia un bilancio delle ricerche di Previtali su Giotto e, in generale, sugli ultimi studi dedicati al pittore. Nella stessa pagina è inoltre recensita la prima edizione italiana di Giotto e gli umanisti di Michael Baxandall (Jaca book, 1994): Marco Collareta, Genesi della grandezza.
Una copia della prima edizione e della terza edizione dell’opera è presente nel fondo librario dell’autore, conservato dalla Biblioteca storica d’Ateneo “Arturo Graf”. -
Pittori alla finestra
Recensione dell'opera: Anna Ottani Cavina, I paesaggi della ragione. La città neoclassica da David a Humbert de Superville, Torino, Einaudi, 1994.
Castelnuovo individua nello studio di Ottani Cavina un contributo fondamentale sul paesaggio in età neoclassica, a partire dalle vicende dei pittori francesi pensionanti a Roma – David, Debret, Drouais, Gauffier, Saint-Ours, Valenciennes – e il loro interesse per l’antichità e la natura, indagate con occhi nuovi mediante il disegno dal vero. L’articolo si chiude guardando agli sviluppi di questa pittura sino al Novecento, richiamando per affinità un saggio Emil Kaufmann, L'architettura dell'Illuminismo (Einaudi, 1966), di cui lo stesso Castelnuovo aveva promosso la traduzione e scritto la prefazione.
Una copia dell’opera di Ottani Cavina di quella di Kaufmann sono presenti nel fondo librario dell’autore, conservato dalla Biblioteca storica d’Ateneo “Arturo Graf”. -
Temperamenti difficili
Recensione dell'opera: Bernard Berenson e Roberto Longhi, Lettere e scartafacci, 1912-1957, a c. di Cesare Garboli e Cristina Montagnani, con un saggio di Giacomo Agosti, Milano, Adelphi, 1993.
Un “dossier incalzante”: così Castelnuovo introduce l’edizione della corrispondenza tra i due storici dell’arte. A partire dal progetto incompiuto di tradurre gli scritti di Berenson, queste lettere – insieme ai saggi che le accompagnano – offrono l’occasione per ricostruire un rapporto tumultuoso, nonché l’evoluzione delle loro visioni della storia dell’arte, negli anni sempre più distanti (“Non eravamo temperamenti facili” dichiara lo stesso Longhi, nella prefazione dei propri Scritti giovanili). Parte del carteggio era già stata pubblicata: è ricordato il saggio di Flora Bellini sulla prima lettera di Longhi a Berenson (Una passione giovanile di Roberto Longhi: Bernard Berenson, in L’arte di scrivere sull’arte: Roberto Longhi nella cultura del nostro tempo, a c. di Giovanni Previtali, Roma, Editori Riuniti, 1982, pp. 9-26). Chiude l’articolo una bibliografia selezionata sui due storici dell’arte, che comprende anche i principali titoli che Berenson e Longhi hanno licenziato negli anni in cui furono in contatto.
Una copia dell’opera è presente nel fondo librario dell’autore, conservato dalla
Biblioteca storica d’Ateneo “Arturo Graf”. -
Meglio la corte del mercante?
Recensione dell'opera: Martin Warnke, Artisti di corte. Preistoria dell'artista moderno, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 1991 (traduzione di Renato Pedio; I ed. Hofkünstler. Zur Vorgeschichte des modernen Künstlers, Colonia, DuMont, 1985).
Di questo studio sulla figura dell’artista Castelnuovo apprezza la ricchezza della documentazione e l’approccio sociologico dell’indagine, che non inciampa in rigide schematizzazioni. Abbattendo il pregiudizio ottocentesco dell’emancipazione dell’artista con il crollo dell’Antico Regime, Warnke mostra all’opposto come proprio nelle corti queste figure e le loro opere furono davvero apprezzate, sino a ricoprire importanti cariche, godendo così di una certa sicurezza economica e dell’alta considerazione del loro ruolo.
Data l’affinità tematica, Castelnuovo richiama gli studi di Martin Wackernagel sugli artisti fiorentini nel Rinascimento (Der Lebensraum des Künstlers in der florentinischen Renaissance, 1938, “un testo esemplare per la storia sociale dell'arte”, poi tradotto da La Nuova Italia Scientifica nel 1994, con prefazione di Castelnuovo; uno stralcio della presentazione è pubblicata sulla Domenica de «Il Sole 24 Ore»).