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II gotico amato dagli Asburgo
Recensione della mostra: Gotik in der Steiermark. Landesausstellung veranstaltet vom Kulturreferat der Steiermarkischen Landesregierung (St. Lambrecht [Austria], Abbazia di St. Lambrecht: 28 maggio-8 ottobre 1978). L’esposizione è dedicata all’arte nella regione austriaca della Stiria tra XIV-XV secolo: per meglio inquadrare lo sviluppo culturale del territorio, oltre alle opere Castelnuovo presenta le ragioni che hanno contribuito al consolidamento dell’economia locale – in particolare l’estrazione del ferro e il legame col casato degli Asburgo – fino allo spostamento della capitale da Graz a Vienna, che comportò la fine del periodo d’oro della Stiria.
L’articolo è riedito nella raccolta di saggi La cattedrale tascabile. Scritti di storia dell'arte (Sillabe, 2000). Una copia del catalogo è presente nel suo fondo librario, conservato dalla Biblioteca storica d’Ateneo “Arturo Graf”. -
Il ‘900 narrato da Gombrich
Castelnuovo offre un profilo intellettuale di Ernst Gombrich (1909-2001) in occasione della pubblicazione dell’edizione italiana del libro-intervista di Didier Eribon, Il linguaggio delle immagini (Torino, Einaudi, 1994), e della sua raccolta di saggi Argomenti del nostro tempo. Cultura e arte nel XX secolo (Torino, Einaudi, 1994).
Una copia della raccolta di saggi è presente nel fondo librario di Castelnuovo, conservato dalla Biblioteca storica d’Ateneo “Arturo Graf”. -
Il Candelabro Trivulzio? Un bel tenebroso
Stralcio dell’intervento I misteri di un candelabro redatto da Castelnuovo per Il candelabro Trivulzio nel Duomo di Milano (Milano, Silvana editoriale, 2000; una seconda emissione fuori commercio è pubblicata per il Credito Artigiano di Milano).
Castelnuovo torna con la memoria a una delle esercitazioni di Roberto Longhi sul candelabro Trivulzio, durante gli studi di perfezionamento all’Università di Firenze (1951-1955), ricordando che allora nessuno dei partecipanti era riuscito a identificarlo. Con questo episodio intende mostrare quanto poco si sapesse di quest’opera prima dell’indagine di Fulvio Cervini, cuore del volume, nonostante la sua collocazione pubblica nel Duomo di Milano sin dal Cinquecento (Castelnuovo richiama anche il fascicoli su Nicolas de Verdun de I maestri della scultura, curato nel 1966, dove nelle didascalie non era riuscito a specificare l’ambito di provenienza). A partire da queste esperienze personali, è introdotta la disamina di Cervini (Alberi di luce. Il Candelabro Trivulzio nella cultura medievale) che fa luce sull’origine, sulla funzione, sul programma iconografico e sui legami con opere affini al candelabro Trivulzio.
Il contributo è introdotto dalla presentazione di Marco Carminati. -
Il cantiere medioevale
Recensione dell'opera: Roland Bechmann, Le radici delle cattedrali. L'architettura gotica espressione delle condizioni dell'ambiente, Casale Monferrato, Marietti, 1984 (I ed. Les racines des cathédrales. L'architecture gothique, expression des conditions du milieu, Parigi, Payot, 1981). Sottolineando come gli studi di storia dell’architettura in Italia non abbiano, per tradizione, indagato le questioni pratiche del costruire, quali le tecniche, l’organizzazione del cantiere e i materiali, Castelnuovo si focalizza su questi aspetti del libro, qui indagati con particolare attenzione al contesto di produzione (ovvero l’ambiente, come suggerisce il sottotitolo) in cui si é fiorita l’architettura gotica.
Una copia dell’opera è presente nel fondo librario dell’autore, conservato dalla Biblioteca storica d’Ateneo “Arturo Graf”. -
Il fantastico che apre l'era moderna
Recensione dell’opera: Giuliano Briganti, I pittori dell’immaginario. Arte e rivoluzione psicologica, Milano, Electa, 1977. L’articolo offre una panoramica sulla cultura e sull’arte della cosiddetta “età delle rivoluzioni”, identificando nell’ultimo trentennio del XVIII secolo il momento di svolta in cui affondano le radici dell’arte contemporanea. Apprezzando le posizioni di Briganti, Castelnuovo indica Roma come la capitale cosmopolita più ambita dagli artisti di tutta Europa: qui, lo studio appassionato dell’antichità è punto di partenza per riletture tanto personali da essere difficilmente definibili con l’etichetta Neoclassicismo e che, a ben vedere, hanno comportato la rivoluzione indagata nel volume.
Una copia del volume è presente nel suo fondo librario, conservato dalla Biblioteca storica d’Ateneo “Arturo Graf”. -
Il futuro? È nel museo
Intervento sul ruolo del museo tra passato e futuro: dopo una breve introduzione storica, Castelnuovo si sofferma sulle finalità di queste istituzioni, in dissidio tra la conservazione del patrimonio culturale e il ruolo educativo rivolto a un pubblico in crescita esponenziale. Questo contrasto irrisolvibile è già discusso nella tavola rotonda tenuta a chiusura del convegno per i quattrocento anni della Galleria degli Uffizi, segnalato in apertura dell’articolo; Il dibattito è presieduto da Castelnuovo, che porta una riflessione su Il grande museo d'arte in Italia e all'estero alla fine del XX secolo: tradizioni, problemi attuali, prospettive.
Nel suo fondo librario, conservato dalla Biblioteca storica d’Ateneo “Arturo Graf”, si conservano le pubblicazioni derivate dal convegno: Gli Uffizi, quattro secoli di una galleria, atti del convegno (Firenze, 20-24 settembre 1982), a c. di Paola Barocchi e Giovanna Ragionieri, Firenze, Olschki, 1983, 2 voll.); Gli Uffizi, quattro secoli di una galleria. Fonti e documenti, Firenze, s.n., 1982. -
Il gran scozzese che riscoprì Ravello
Recensione dell’opera: Francis Nevile Reid, Ravello, a c. di E. Allen e Charles Carmichael Lacaita, presentazione di Gore Vidal, introduzione e note di Antonio Milone, Sarno, Labirinto, 1997. L’edizione italiana del volume di Reid sulla costiera amalfitana, dedicato ai monumenti medievali di Ravello, offre l’occasione a Castelnuovo per presentare il gentiluomo scozzese, il contesto in cui è vissuto e la sua speciale predilezione per quei luoghi.
Una copia dell’opera è presente nel fondo librario dell’autore, conservato dalla Biblioteca Storica d'Ateneo "Arturo Graf". -
Il grande spessore del pittor Macrinus
Recensione della mostra: Macrino d’Alba, protagonista del Rinascimento piemontese, (Alba [Cuneo], Fondazione Ferrero, 20 ottobre-9 dicembre 2001) a c. di Giovanni Romano, catalogo pubblicato da Editrice artistica piemontese. Castelnuovo torna sul pittore Macrino d’Alba, su cui si era soffermato in occasione della pubblicazione della monografia di Edoardo Villata (3 settembre 2000), presentando i momenti fondamentali della sua carriera, i principali committenti e le diverse influenze culturali riscontrabili nelle sue opere, per allargare poi lo sguardo all’ambiente artistico di Alba tra XV e XVI secolo.
L’articolo ricorda la Mostra di Macrino d’Alba, tenutasi nel 1935 presso Sala Consiliare del Palazzo comunale di Alba, e alcuni dei primi studi sul pittore:- Giovanni Bistolfi, Macrino d’Alba. Appunti sulla vita e le opere di un pittore piemontese del secolo XV, Torino, Lattes, 1910 (recensita da Roberto Longhi: Macrino d’Alba, «Piemonte», 29 dicembre 1910, riedito in Edizione delle opere complete di Roberto Longhi, VIII.1, Fatti di Masolino e di Masaccio e altri studi sul quattrocento 1910-1967, Firenze, Sansoni, 1975, p. 180);
- Giovanni Oreste Della Piana, Macrino d'Alba, Torino, Società industriale grafica Fedetto, 1935.
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Il gusto è mobile
Recensione dell’opera: Francis Haskell, Le metamorfosi del gusto. Studi su arte e pubblico nel XVIII e XIX secolo, Milano, Bollati Boringhieri, 1989 (I ed. Past and Present in Art and Taste. Selected Essays, New Haven-London, Yale University press, 1987). Fornendo un sunto dei saggi riuniti nel volume, dedicati a eruditi, collezionisti, conoscitori e storici dell’arte, Castelnuovo riconosce che questa raccolta rispecchia limpidamente l’interesse di lunga durata di Haskell per il campo della ricezione delle opere e delle sue ricadute sulla produzione artistica.
Una copia dell’opera è presente nel fondo librario di Castelnuovo, conservato dalla Biblioteca storica d'Ateneo “Arturo Graf”. -
Il museo, una macchina per i viaggi nel tempo
L’intervento offre una panoramica su due approcci all’arte medievale nella Francia tra fine Settecento e inizio Ottocento, quello di Alexandre Lenoir e quello Alexandre Du Sommerard. Castelnuovo descrive l’allestimento del primo Musée des Monuments Français e poi l’Hôtel de Cluny, sottolineando come il pubblico ne fosse a tal punto coinvolto da vivere la visita come un viaggio nel tempo. Questi due casi sono presentati come precursori della tendenza delle mostre d'arte a rendere spettacolare la mise-en-scène delle opere, che definisce – prendendo a prestito il titolo dell’articolo di John Russell Taylor – come The architecture of showmanship («The Times», 1 aprile 1989, p. 9).
L’articolo è riedito nella raccolta di saggi La cattedrale tascabile. Scritti di storia dell'arte (Sillabe, 2000).